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Lugano

Un buon Lugano torna sconfitto 4-2 dal mestiere dei Lions

ZSC LIONS – LUGANO

4-2

(1-0, 2-1, 1-1)

Reti: 18’29 Bergeron (Nilsson, Shannon) 1-0, 27’36 Ulmer (Pettersson, Martensson) 1-1, 30’28 Wick (Geering, Schlegel) 2-1, 33’38 Wick (Keller, Nilsson) 3-1, 43’01 Diem (Jan Neuenschwander, Keller) 4-1, 51’16 Pettersson

Note: Hallenstadion, 11’022 spettatori. Arbitri Eichmann, Koch; Abegglen, Borga
Penalità: ZSC Lions 2×2′, Lugano 3×2′

ZURIGO – Probabilmente qualcuno avrebbe fatto a meno di questa pausa dedicata alla Nazionale, e normalmente sono quelle squadre che riprendono il campionato con una sconfitta e un passo indietro.

Tra queste squadre c’è anche il Lugano, che dopo aver inanellato sei vittorie consecutive fino a una decina di giorni fa, ha ricominciato il campionato in questo intermezzo prima della Coppa Spengler con una sconfitta. Non è un caso se questa sconfitta è arrivata contro gli ZSC Lions, la squadra che più di tutte in questo torneo sa mettere a nudo le lacune della formazione di Shedden.

(© Berend Stettler)

È pur vero che perdere all’Hallenstadion non è uno scandalo, ma farlo in una partita in cui si avrebbero avuto tutte le possibilità per portare a casa dei punti, fa perlomeno venire qualche leggero principio di orticaria.

Con le attenuanti del caso, le importanti assenze di Brunner e Stapleton, con il nordamericano che non ha potuto nemmeno essere sostituito da Filppula, i bianconeri hanno affrontato uno ZSC non meno in difficoltà sul piano delle assenze, con oltretutto Auston Matthews partito per i Mondiali U20.

Nonostante ciò, gli uomini di Crawford sanno sempre far fronte a questi periodi, mettendo in pista una squadra altrettanto talentuosa e sicura di se stessa, con diversi giovani in grado di prendersi responsabilità spesso affidate ai più esperti e quotati compagni. Inutile dire che senza certi tenori il Lugano risulta più vulnerabile, o meglio, meno letale.

(© Berend Stettler)

A testimonianza di ciò vi sono le numerose occasioni mancate dai bianconeri, specialmente quando questa sfida spesso equilibrata sembrava potesse pendere anche dalla parte di Hirschi e compagni. Invece sono stati gli zurighesi a colpire quando più faceva male, in quei frangenti di buon dominio bianconero, e in particolare la doppietta di Wick nel secondo tempo ha tranciato le gambe ai bianconeri.

E non è stato un caso se dopo un primo tempo dal ritmo blando è stato il Lugano a farsi preferire nel secondo, quando le operazioni sono salite di velocità, a riprova che i bianconeri avrebbero potuto e dovuto approfittare del momentumWick estremamente cinico nello sfruttare le occasioni, ma Lugano all’opposto e inefficace, con il solo blocco svedese in grado di portare attacchi a profusione regolare.

Tanto per mettere un altro termine di paragone, il primo blocco bianconero ha dimostrato ancora di dover lavorare per trovare il giusto equilibrio, perché a differenza di Nilsson e compagni si sono permessi troppi errori, in particolare quelli di Pettersson e Klasen che hanno permesso all’attaccante dei tigurini di mettere a segno la sua doppietta.

(© Berend Stettler)

Le cose migliori sono arrivate da un reparto difensivo che con il sistema di Shedden sa risparmiare energie e farsi trovare più legato al resto della squadra, accorciando lo schieramenti e permettendo a gente come Ulmer – terzo autogol provocato sulle ultime 4 reti – Vauclair e Furrer di dare maggiori impulsi alla manovra, oltre che di mettere diversi dischi verso la porta di Schlegel.

Maggior equilibrio e concentrazione, meno sottovalutazione nelle conseguenze delle proprie azioni e un po’ di sana cattiveria in più, questo sarebbe servito al Lugano per battere uno ZSC sicuramente vulnerabile, ma che non ammette superficialità e disattenzioni.

Non è il caso di preoccuparsi nei dintorni della Resega, questo match ha “semplicemente” messo in evidenza come le assenze di peso facciano più male a Shedden che a Crawford, il quale, nonostante tutto, riesce sempre a coprirsi i piedi con la sua lunga coperta, mentre il coach del Lugano senza alcuni top player rimane con le dita all’aria fredda.

fattore2

COLPIRE QUANDO GLI SCUDI SONO ABBASSATI: Ci si conceda una metafora da Star Wars, ma è proprio ciò che ha deciso le sorti del match dell’Hallenstadion.

Nel secondo tempo, quando lo ZSC era più vulnerabile e in difficoltà sul ritmo imposto dai bianconeri, Klasen e compagni hanno sciupato il momento buono mancando il bersaglio, venendo puniti poi da Wick nel più classico degli uno-due trancia gambe.

Da lì lo ZSC è cresciuto e ha saputo contenere il rientro del Lugano, impartendo una buona lezione cinico-tattica, sicuramente da imparare.


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