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Lugano

Sudore e pazienza, le armi del Lugano per piegare lo Zugo

Nella sfida del ritorno da avversario di Hofmann a beffare i suoi vecchi compagni ci pensa invece Lammer all’overtime. I bianconeri agganciano il Losanna

Sudore e pazienza, le armi del Lugano per piegare lo Zugo

LUGANO – ZUGO

2-1

(0-0, 1-1, 0-0; 1-0)

Reti: 25’52 Leuenberger (Albrecht) 0-1, 37’29 Bertaggia (Sannitz, Bürgler) 1-1, 62’11 Lammer (Klasen) 2-1

Note: Corner Arena, 6’027 spettatori. Arbitri Tscherrig, Rohatsch; Obwegeser, Cattaneo
Penalità: Lugano 2×2′, Zugo 2×2′ + 1×10′

LUGANO – A volte ci vuole pazienza e tanto lavoro, occorre passare da qualche errore e ostacolo, ma quello che non bisogna mai fare è perdere di vista il proprio obiettivo.

Questa frase può rappresentare benissimo quello che il Lugano ha imbastito in questa stagione, e la partita contro lo Zugo è lo specchio perfetto del cammino che sta intraprendendo la squadra di Kapanen.

Un inizio volenteroso, energico e convinto, senza pensare troppo a quel fantasma spauracchio dal passato bianconero che si chiama Gregory Hofmann, ma semplicemente con gli occhi verso il proprio traguardo.

Il fantasma dal casco infiammato ha provato a spaventare i bianconeri in diverse occasioni, ma Zurkirchen e compagni si sono trasformati nei più famosi Ghostbusters per tenere a bada l’ex bianconero e qualche altro spettro pericoloso.

Tra gli altri pericoli a cui deve badare Kapanen c’è senz’altro l’aspetto del periodo centrale, un lasso di tempo in cui i bianconeri spesso non hanno saputo mantenere il ritmo con cui hanno iniziato la contesa, con alcune partite compromesse in certi passaggi a vuoto.

Ed effettivamente un passaggio a vuoto piuttosto pesante, quello di un Loeffel che ancora non riesce a scrollarsi dalle spalle certe “scimmie”, ha rischiato di mandare a monte quello che il Lugano stava cercando di costruire con determinazione.

Bravi a non crollare sotto il peso dell’insicurezza gettata in pista con quella rete in shorthand, i ragazzi di Kapanen ci hanno impiegato un paio di cambi abbondanti per riprendere il filo del discorso, ma la buona notizia è che non si sono mai fatti sopraffare dagli eventi, continuando a rispondere al ritmo imposto dallo Zugo in quel frangente, con i tori cresciuti dopo la rete di Leuenberger.

E questa risposta data dal Lugano, messa nero su bianco dal gol di Bertaggia in power play, è stata fondamentale per capire lo stato d’animo dei bianconeri e quanto fossero in grado di reagire. Il pareggio è stato infatti meritato per la rapidità con la quale il Lugano ha dimenticato quell’episodio e si è rimesso in carreggiata, impedendo allo Zugo di scappare in scia a quella rete, caduta in un momento particolare anche per il contesto di gioco.

Che i padroni di casa fossero in grado di fare di nuovo la partita lo si è capito anche all’inizio del terzo periodo, iniziato col piede pesantemente sull’acceleratore alla ricerca del gol del vantaggio, una personalità che la dice lunga su una squadra che in un passato avrebbe cercato semplicemente di contenere.

Che poi si sia arrivati sull’1-1 alla terza sirena è però anche merito di Sandro Zurkirchen, il quale ha alzato l’asticella del proprio livello quando lo Zugo a cavallo del 50′ ha iniziato a mettere pressione ai bianconeri prendendo spesso possesso del terzo.

Chiesa e banda non ha mai panicato o sbandato sul serio, ma il possesso e i cycling negli angoli dello Zugo hanno mandato per un attimo in affanno il sistema difensivo, costringendo la panchina a chiamare un time out, con Nyman a dare direttive difensive e a fare rifiatare il blocco sul ghiaccio alle prese con un icing.

Se si deve imputare qualcosa a questo Lugano, oltre a qualche errore di troppo in pressione come quello di Loeffel costato la rete, è la difficoltà costante a trovare la via della rete.

E non si parla di occasioni, perché i bianconeri ne hanno create in un numero non indifferente anche contro lo Zugo, ma con più perizia, timing e cattiveria anche i tre punti erano alla portata del Lugano.

Non ne è stato indifferente nemmeno Kapanen, quando ha spostato Fazzini con Klasen e Lajunen. In una partita giocata con molta intensità soprattutto in zona neutra era lecito aspettarsi diversi break, ma i vari Suri, Bürgler, Klasen e Zangger non hanno ancora asciugato le polveri.

Per intanto poco male, la difesa mantiene solide basi, ma prima o poi bisognerà ritrovare le reti che mancano, e potenzialmente il Lugano i giocatori per farlo li ha.


IL PROTAGONISTA

Dominic Lammer: Con così tanti “ex” presenti sui due fronti era assai probabile che qualcuno di essi potesse ergersi a protagonista.

Ma se quasi tutti si aspettavano il guizzo di Hofmann o un lampo di Suri, o ancora una giocata di Bürgler, stavolta è stato Lammer a dare il dispiacere ai suoi vecchi compagni dopo che già Bertaggia aveva messo la sua firma sul pareggio.

Avremmo potuto inserire Linus Klasen come protagonista, ma il numero 12 ha sempre più ghiaccio nei momenti importanti della partita, e il gol che ha deciso la sfida tra Lugano e Zugo è un bel premio, nonché un bello schiaffo a chi attendeva un certo topscorer come uomo del match.


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HIGHLIGHTS

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