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Lugano

Sudore e disciplina, il Lugano espugna Zugo e trova il vantaggio

ZUGO – LUGANO

1-2

(0-0, 0-1, 1-0; 0-1)

Reti: 29’53 Bertaggia 0-1, 41’45 Holden (Martschini, Bouchard) 1-1

Rigori: Klasen, Pettersson, Bouchard, Holden, Klasen

Note: Bossard Arena, 7’051 spettatori. Arbitri Massy, Prugger; Fluri, Tscherrig
Penalità: Zugo 3×2′, Lugano 5×2′

ZUGO – Quando a overtime ormai inoltrato, Klasen ha sparato a lato un tiro a porta ampiamente sguarnita e ha alzato la testa prima credendo di poter esultare e poi per disperazione, sembrava potesse attivarsi la classica regola non scritta del “gol sbagliato, gol subito”.

Poi, pochi minuti dopo è stato Bouchard a sprecare un’occasionissima solo contro Merzlikins, pure lui cavando un tiro che, come quello di Klasen, aveva poco a che fare con la fama e le capacità del giocatore. E allora lì, quando i due caschi gialli della partita hanno sbagliato qualcosa di clamoroso, si è capito che questa partita (ma probabilmente anche questa serie) si sarebbe protratta fino all’ultimo, disco, l’ultima goccia di sudare, l’ultimo colpo di classe.

E così è stato, con il Lugano vincitore all’ultimo rigore tirato da Klasen (guarda caso) con lo Zugo a protestare per un precedente rigore irregolare di Pettersson. Ma quando si diceva che in questa serie sarebbe contato ogni piccolezza, ogni errore, ci si riferiva anche a questo, a errori di valutazione degli arbitri, che se già in regular season avevano dato “il meglio” di loro, non si poteva tralasciare la grossa possibilità che avrebbero avuto anche nei playoff il loro ruolo.

Il Lugano non ha comunque rubato nulla, perché se la partita si è decisa dopo un overtime da 20 minuti e 6 rigori significa che le cose potevano pendere da una o dall’altra parte in un amen. E il Lugano ha meritato questa vittoria grazie al sacrificio, al sudore e agli uomini che devono essere determinanti, su tutti Elvis Merzlikins.

Il portiere bianconero ha tenuto in piedi la baracca parando una 50ina di tiri e non perdendo mai la calma infondendo fiducia a una difesa che è crollata solo all’ennesimo power play dello Zugo, ma annullando tutti i precedenti.

Una partita spesso di contenimento, specie quando il primo blocco degli svizzero-centrali si insediava in un principio di power play a 5 contro 5, ma il dettame tattico impartito da Shedden non è stato mai mollato nemmeno per un secondo. Momenti di sofferenza ma anche la capacità di partire in break e di far male, come sui ferri colpiti da Bertaggia e Maxim Lapierre, o le incursioni uno contro uno dei vari Brunner (in condizioni pessime) Pettersson e Klasen rintuzzate da Stephan.

Come si sapeva è stata battaglia, di nervi sì, ma meno di quel che si pensava di muscoli, ma è stato playoff vero, con tensione e due squadre intente a far valere il game plan migliore, ossia il “fuoco pesante”, la potenza dello Zugo casalingo contro la disciplina, il sacrificio e la forza di sfiancare l’avversario da parte del Lugano.

Dopo tutte le (giuste) preoccupazioni delle scorse settimane, i bianconeri hanno perlomeno dimostrato di esserci in pieno nello spirito da playoff, mantenendo la concentrazione e i nervi saldi, strappando una vittoria possibile, obbligata (per ribaltare il vantaggio casalingo) ma di certo non scontata. Come obbligatorio ma non scontato sarà piazzare il break in casa sabato, per far sì che questa sudata non sia stata vana.

Ha vinto il Lugano, ma per quel solito finissimo dettaglio, e come questa prima partita è stata lunghissima, siamo pronti a scommettere che la cosa non cambierà durante la serie.

fattore2

ELVIS MERZLIKINS: Che ne scaturisse una battaglia era quasi scontato, e allora era normale che fossero le piccole cose a decidere la sfida.

Ma se il Lugano ha potuto sfruttare quei piccoli dettagli a suo favore, una grossa porzione del merito va al suo portiere. Merzlikins ha tenuto in piedi i suoi in un primo tempo quasi arrembante dello Zugo, e ha compiuto interventi di estrema difficoltà anche nell’overtime, mostrando quanto può e deve valere un portiere nei playoff.

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