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Ambrì Piotta

L’Ambrì Piotta resta a galla, ma ora bisogna iniziare a remare

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AMBRÌ – Parlare oggi di “crisi” in casa Ambrì Piotta è probabilmente esagerato, soprattutto considerando l’attuale ottavo posto in classifica e le “peripezie” che i biancoblù hanno dovuto affrontare nel corso di questo inizio di campionato. Che però vi siano dei problemi è altresì innegabile e, dopo tre sconfitte consecutive ed una vittoria piena alla Valascia che ancora si fa attendere, è normale che qualche mugugno inizi a farsi spazio tra i tifosi.

Diversi punti racimolati un po’ qua e un po’ là hanno permesso all’intero ambiente di nascondere sotto il proverbiale tappeto alcuni punti interrogativi che già nel preseason si erano evidenziati, e che ora stanno piano piano tornando a galla.

Dopo lo scossone estivo generato dalla partenza di Noreau e dal conseguente ingaggio di O’Byrne, era chiaro che i biancoblù avessero cambiato direzione nell’impostare la nuova stagione, soprattutto in seguito all’uscita senza sussulti dagli scorsi playoff. Pelletier ha così incentrato l’attuale stagione su una squadra maggiormente fisica, “ruvida” e che sapesse avere più carattere nei momenti topici.

I leventinesi si sono inoltre ritrovati a sostituire il vero motore della squadra dello scorso anno, ovvero quel Richard Park che, quando è mancato nella seconda parte di campionato, aveva dimostrato a tutti quanto fosse indispensabile. Cruciale, di conseguenza, l’ingaggio di Aucoin, a cui è stato affidato il ruolo di primo centro e il compito di essere il fulcro del gioco.

Con un powerplay è che il peggiore del campionato – per segnare una rete ci vogliono in media quasi sei superiorità numeriche – ed il terzo peggior attacco del torneo – 33 reti segnate, 2.36 a partita – viene quasi naturale puntare il dito sulla fase offensiva, molto spesso poco ispirata, in particolar modo nelle ultime uscite.

Se da una parte è innegabile quanto Aucoin abbia ampiamente deluso – sorvolando sull’unica rete segnata sinora, i suoi stimoli alla manovra offensiva sono insufficienti – dall’altra bisogna concedere a Pelletier l’attenuante di aver dovuto sperimentare più del dovuto nel corso di queste prime 14 partite, arrivando infine sabato a giocarsi la mossa di rivoluzionare tre linee offensive su quattro. Farà altrettanto martedì sera a Davos, sperando in un esito migliore.

I biancoblù hanno infatti iniziato il torneo senza una delle grandi certezze dalla passata stagione, ovvero quella terza linea che era risultata tra le migliori dell’intera NLA. L’infortunio di Elias Bianchi ha infatti spezzato il “terzetto delle meraviglie” che, ricompostosi solo poco fa, ha dimostrato di avere ancora un perfetto equilibrio e una grande concretezza.

Il primo blocco formato da Giroux, Aucoin e Pestoni è invece rimasto orfano del miglior attaccante svizzero nella rosa, con tutte le logiche conseguenze del caso. Ci hanno provato in diversi a sostituire il numero 18, ma nessuna soluzione ha permesso all’Ambrì di tornare ad avere una vera e propria prima linea. Ora ci proverà Dostoinov, anche lui in difficoltà dopo delle buone partite nel precampionato.

Più che a livello di “chemistry”, però, i problemi a livello offensivo in casa leventinese vanno probabilmente ricercati ad un livello inferiore, ovvero partendo dai singoli. La sensazione generale è infatti quella che in troppi si stiano esprimendo ad un livello sensibilmente inferiore alle loro potenzialità, sia dal punto di vista fisico che da quello della grinta e dello spirito di sacrificio.

Difficile dire dall’esterno se la preparazione si stata impostata diversamente per arrivare all’apice della forma più in là nella stagione – può essere – oppure se in squadra l’impegno a volte sia venuto meno – meno probabile – però è chiaro come sul piano del ritmo i biancoblù vengano spesso messi alle corde dagli avversari. È altresì chiaro come la passata stagione di questi tempi la squadra viaggiasse ad altri livelli, costruendosi le proprie fortune nei confronti di avversari non ancora pronti a reagire a tanta esplosività.

Ad incarnare alla perfezione questa sostanziale differenza è Daniel Steiner, dal quale ci si aspettava la sua solita “partenza razzo”, quasi un suo marchio di fabbrica. Il suo scarso apporto di punti, unito a quello di altri svizzeri “faro” come Dostoinov, stanno rendendo le cose complicate là davanti.

Lo scorso anno i punti rossocrociati avevano saputo sopperire alla particolare situazione venutasi a creare con Jason Williams, ma in queste prime 14 partite nessuno sul fronte offensivo pare poter indicare la via. A salvare la proverbiale baracca è fortunatamente arrivato Adam Hall che – in maniera definiremmo insospettabile – ha già ottenuto ben sette reti, di cui due game winning goal.

L’ex Philadelphia Flyers rappresenta sinora il vero colpo di mercato messo a segno dall’Ambrì. Criticato da alcuni ancora prima che potesse atterrare ad Agno, Hall si è guadagnato la stima di tutti rispettando sostanzialmente le attese: ottimo agli ingaggi, fisico sotto porta, “bravino” quando può andare al tiro ed autoritario ad ogni pattinata.

Ha invece incontrato qualche difficoltà Giroux, che non ha però sinora applicato un gioco differente o significativamente inferiore rispetto al passato. La sua mira è stata però un po’ più scarsa del solito e, unendo il tutto ad una fase offensiva corale generalmente meno organizzata, ecco che la sua efficacia e la sua presenza nel tabellino è in calo.

In continuo sviluppo e arrivato anche a giocare per un match in prima linea troviamo invece Daniele Grassi, da oramai alcune stagioni una certezza ed un “mostro” di costanza. Anche quando la squadra non si esprime al meglio, infatti, il suo mix di determinazione, tecnica e velocità gli permette sempre di uscire dal mucchio e, non a caso, nell’ultimo weekend gli unici due acuti portano la sua firma: il palo colpito a Berna e il gol contro lo ZSC.

Oltre al numero 12, il miglior biancoblù di questo inizio stagione è stato sicuramente Sandro Zurkirchen, assolutamente strepitoso e capace di fare ulteriori passi avanti sotto la guida di Michael Lawrence. Pure Flückiger, dopo un inizio balbettante, sta iniziando a mostrare qualcosa, permettendo all’Ambrì di avere la seconda miglior coppia di portieri del campionato con il 91.83% di parate; primo lo Zugo con il 92.67%.

Le cose non sono invece andate così bene in difesa, reparto immediatamente rimasto orfano di O’Byrne ma, considerando le prestazioni altalenanti di elementi come Birbaum, Gautschi e Chavaillaz – anche e soprattutto in powerplay – probabilmente ad un certo punto si sarebbe comunque ritornati sui propri passi ingaggiando un difensore un po’ più volto all’offensiva. Birbaum in questo senso ci sta provando, ma probabilmente gli è stata assegnata una responsabilità che oltre le sue effettive capacità.

In quest’ottica si posiziona Bouillon, che non va comunque a raccogliere l’eredità di Noreau, ma rappresenta un buon mix tra attacco e difesa, tra esperienza e voglia di raccogliere una nuova sfida. Per valutarne il reale impatto ci vorranno sicuramente alcune partite ma, data la situazione precedente il suo arrivo, con lui il reparto difensivo non potrà che migliorare… Resterà da determinare se migliorerà abbastanza per permettere all’Ambrì di fare il necessario salto di qualità.

Una marcia in più, ad ogni modo, è chiamata a metterla tutta la squadra, sinora probabilmente frenata – psicologicamente e in maniera inconscia – da una classifica che gli ha sempre visti danzare sulla linea. Se si vuole veramente avere una possibilità di centrare nuovamente i playoff, però, a ben poco servirà iniziare a giocare con urgenza e disperazione quando ci si ritroverà ad aver quasi perso il treno. Il tempo di dare tutto e iniziare a remare è ora, e questo il pubblico sembra averlo capito, a fronte di una buona media 5’478 spettatori a partita.

L’aspetto maggiormente positivo rimane comunque quello di un potenziale inespresso, con la maggior parte dei giocatori che in passato ha dimostrato di essere migliore di quanto non lasciato intendere in questo primo mese e mezzo di campionato. Naturalmente non è né automatico né scontato che prima o poi, nel corso di una stagione, una squadra trovi la sua strada. Bisogna però iniziare a provarci al più presto…

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