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Lugano

Il Lugano fa la voce grossa a Zugo, giovedì il primo match ball

ZUGO – LUGANO

2-5

(0-2, 1-2, 1-1)

Reti: 01’25 Vauclair (Klasen, Pettersson) 0-1, 5’41 Bertaggia (Brunner) 0-2, 35’14 Bouchard (Grossmann, Immonen) 1-2, 38’07 Martensson (Klasen) 1-3, 39’38 Furrer 1-4, 42’34 Sannitz 1-5, 55’11 Blaser (Lüthi) 2-5

Note: Bossard Arena, 7’015 spettatori. Arbitri Eichmann, Koch; Abegglen, Mauron
Penalità: Zugo 3×2′ + 1×10′ (Bouchard), Lugano 2×2′ + 1×10 (Lapierre)

ZUGO – Nessuno, ne siamo convinti, avrebbe mai scommesso un centesimo su una situazione del genere nei quarti tra la squadra di Kreis e quella di Shedden. Uno 0-3 pesante e da gestire con oculatezza, un risultato parziale in barba a tutti gli avvisi di equilibrio e incertezza che questa sfida avrebbe dovuto scaturire. Sì perché il Lugano questo 3-0 se lo è guadagnato con una prova che rotto quegli equilibri interni a una singola partita, e dopo le prime due gare tirate, i bianconeri hanno rotto anche questo tabù, o questa previsione, imponendosi 5-2 a Zugo, espugnando per la seconda volta consecutiva la Bossard Arena.

Ancora una volta Harold Kreis esce battuto dallo scontro diretto con Doug Shedden sul piano tattico e su quello mentale, perché di fronte a un Lugano organizzato, duro, sapientemente modificato e sicuro di se stesso, si è visto uno Zugo per diversi frangenti impresentabile – Kreis dovrà spiegare l’esclusione di Sondell per Rapuzzi… – con alcuni giocatori che hanno perso lo scontro interno con gli avversari diretti, non solo la partita. A partire dai leader, invisibili sul fronte di casa, con un Bouchard pure nervoso, Immonen e Suri invisibili e uno Stephan tutt’altro che intrattabile.

Al Lugano nei primi minuti non pareva vero di affrontare uno Zugo così timido, e allora ha affondato i primi durissimi colpi con la forza e la velocità, ha gestito il secondo periodo fino alla rete di Bouchard per poi ricominciare a battere il chiodo e ha infine controllato il terzo tempo in maniera agevole. Davvero niente male per una squadra che fino a un paio di settimane fa soffriva il mal di trasferta e destava preoccupazioni.

I bianconeri hanno praticamente sempre impedito allo Zugo di rientrare in partita, trovando le spinte giuste nel momento giusto, come pochi secondi prima della seconda pausa, dopo il 3-1 di Martensson (secondo game winning gol di fila), Lapierre si è guadagnato alla sua maniera un’altra superiorità con la collaborazione dell’ingenuo Grossmann, permettendo a Furrer di colpire per il 4-1. In quel frangente si è vista tutta l’utilità del canadese, che ha provocato l’avversario – quello giusto – si è beccato un violento check col ginocchio, si è rialzato ed è andato davanti alla porta a prendere altri colpi, oltre a una discata, attirandosi altri difensori, con Furrer tranquillo ad insaccare il disco in rete.

La forza e la determinazione hanno permesso al Lugano di portare a casa il 3-0 che vale ben 4 match ball, di fronte a uno Zugo che al momento di tirare fuori gli artigli sono tremate le gambe, mentre Lapierre e compagni si esaltavano. La prova di questa paura la si è vista non solo in un primo tempo inaspettatamente agevole per Hirschi e compagni, ma anche dalla mancata spinta dopo l’1-2 di Bouchard, a cui sono seguiti gli altri 3 schiaffi di Martensson, Furrer e Sannitz, con il numero 38 a far fare una figuraccia addirittura a Martschini.

Shedden vince un’altra battaglia grazie alla determinazione e alla tattica, come nel caso dello spostamento all’ala del terzo blocco di Lapierre, costituendo una terza linea offensiva da 300 kg che ha spesso imbrigliato i top player dello Zugo, impotenti di fronte a tanta intelligenza mista ai muscoli. Ma vince anche grazie a una seconda linea micidiale e velocissima, oltre che a quel “Lottergoalie” chiamato Merzlikins che qualcuno di troppo affrettato ha bollato come inaffidabile.

Un’altra battaglia vinta, ma non un’intera guerra. Per i bianconeri giovedì si prospetta il primo match ball, quel passo che si dice sia sempre il più difficile, a Shedden il compito di non far tremar le mani ai suoi ragazzi.

fattore2

VINCE CHI NON HA PAURA: Sin dai primi minuti si è visto uno Zugo impaurito, ansioso e pasticcione, con il disco fin troppo caldo. Gli uomini di Kreis si sono fatti prendere dalla paura di sbagliare e ci sono caduti dentro fino alle orecchie, deludendo un’ammutolita Bossard Arena che si aspettava ben altra carica agonistica.

Quella carica e quella determinazione messe in pista dal Lugano e che hanno fatto sì che il Lugano controllasse la partita. Sì perché occorre fare una distinzione: dominare il match non sempre garantisce la vittoria, mentre controllarlo significa prenderne i comandi e farlo arrivare all’obiettivo, proprio come ha fatto la squadra di Shedden. .

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