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Lugano

Il Lugano fa gruppo e conquista Friborgo con una prova di disciplina

FRIBORGO – LUGANO

3-4

(1-2, 0-1, 2-0; 0-1)

Reti: 00’23 Pettersson (Klasen, Furrer) 0-1, 3’40 Vauclair (Bykov) 1-1, 10’52 Ulmer (Klasen,, Pettersson) 1-2, 36’32 Kparghai (Kostner, Dal Pian) 1-3, 40’51 Mottet (Reway) 2-3, 55’38 Reway (Salminen, Bykov) 3-3

Rigori: Martensson, Stapleton

Note: BCF Arena, 5’703 spettatori. Arbitri Erard, Kurmann; Abegglen, Bürgi
Penalità: Friborgo 2×2′, Lugano 6×2′

FRIBORGO – Alla fine un po’ di amaro in bocca rimane, seppur non molto persistente. Addolcito dall’importante e meritata vittoria a Friborgo, ma con quel sapore fastidioso che si crea quando si è consapevoli che si sarebbe dovuto mettere quel pizzico in più di fieno in cascina.

La vittoria dopo i rigori premia un Lugano superiore e più disciplinato sull’arco generale del match, ma si tiene quel punto addizionale che sarebbe potuto tornare in Ticino con un po’ più di freddezza e cattiveria. Nulla di grave, ci mancherebbe, anzi, la squadra di Shedden ha approfittato della sconfitta del Losanna nei Grigioni per aumentare il vantaggio sulla linea, ma da questa partita dovranno imparare a sfruttare meglio le occasioni.

I bianconeri si sono presentati decimati in terra burgunda, ma non per questa ragione si sono tirati indietro, contro un Gottéron che aveva anche lui i suoi problemi di formazione. Spazio quindi ai giovani, chiamati a dimostrare di saper mettere in difficoltà lo staff tecnico, e al primo blocco svedese, che aveva il compito di guidare gli attacchi della squadra ospite.

E da parte dei tre connazionali nordici, ciò che ci si aspettava è avvenuto. Nonostante un paio di errori iniziali – costati anche la rete in short hand di VauclairPettersson, Martensson e soprattutto Klasen hanno messo sul ghiaccio una prova di quantità e qualità, instancabili e capaci di svolgere un grande lavoro a tutta pista sapendo di doversi sacrificare più del solito. Il topscorer in particolare è stato autore di una prova pazzesca, alla quale è mancato solo il gol – sfortunata asta anche nei rigori – ma ha dimostrato di saper fare anche il leader, se messo nelle condizioni di giocare il suo hockey.

Il Lugano il “suo” hockey è riuscito a giocarlo per buona parte del match, soprattutto in un disciplinato e pungente secondo tempo, dove però non è stato in grado di sfruttare le occasioni che per un solo misero gol. Con Stapleton e Sannitz costretti ai doppi turni da centri, i bianconeri hanno cominciato forse a sentire la fatica, in particolare dopo la rete di Mottet al 41’ (brutto vizio non ancora perso) ma parevano in grado, assieme a Merzlikins, di saper contenere la voglia di rimonta avversaria.

Rimonta che si è purtroppo concretizzata nel finale del tempo, quando, va detto, un’invenzione di Danny Kurmann ha permesso al Friborgo di giostrare nel decisivo power play. Sarebbe ingiusto addossare le colpe del punto mancato all’arbitraggio, certo è che quella chiamata, nel momento decisivo della partita, è stata completamente sbagliata ed a pagar pegno è stata la squadra di Shedden. Come detto, per non recriminare su Kurmann, i bianconeri avrebbero dovuto sfruttare prima le occasioni avute, e magari gestire il match sarebbe potuto essere meno difficoltoso.

Va dato merito però all’impegno e alla disciplina messi in pista da un gruppo decimato, con i vari Sartori e Kostner bravi a sfruttare l’occasione per mettersi in buona mostra, mentre Dal Pian si è visto solo a tratti. Difficile per contro valutare nel suo complesso questa prova dei bianconeri, che comunque hanno saputo mettere in difficoltà il Friborgo sul piano della velocità, attuando un filtro a centro ghiaccio con un uomo in più ad arretrare, trovando però difficoltà nell’uscire dagli angoli del terzo difensivo, zona in cui nascono molte delle incursioni burgunde.

Klasen e compagni alla fine l’hanno spuntata con il lavoro, la disciplina e le reti sporche, con i centri bravi a farsi trovare nello slot a prendere colpi, a distribuirne e a disturbare Conz, un game plan ideale in questi contesti. Vittorie come queste, conquistate con il sudore e dopo la paura, servono a qualcosa di fondamentale, fanno andare l’umore alle stelle. I piedi no, quelli devono restare inchiodati a terra.

fattore2

IL LAVORO DI TUTTI: Facile da dire ogni tanto, che tutti hanno lavorato. Contro il Friborgo però Shedden ha chiesto qualcosa in più, vista la situazione d’emergenza in cui versava la sua formazione, ed ha chiesto segnali ai suoi leader.

I leader hanno risposto presente, a partire da un blocco svedese ai migliori livelli della stagione, un Klasen imprendibile e onnipresente, il solito generoso, ma lucido, Pettersson e un Stapleton che si è sacrificato in lavori a volte non suoi. Questi giocatori hanno mostrato la via, gli altri hanno lavorato duro e i vari Sartori e Kostner, usati col contagocce finora hanno dato risposte positive.

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