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Lugano

Il Lugano è finalmente uscito dal proprio lungo inverno

Prima le grida di protesta, poi la soddisfazione sulle braccia incrociate sopra la testa dell’arbitro, e poi l’incitazione a spingere Furrer verso il gran finale.

Il difensore aggira Mayer in un tempo che sembra non finire mai, ma nell’ultimo lampo il disco muove la rete. Un boato scuote la Resega, molti ancora increduli, altri saltano, si parla addirittura di una persona portata via dai sanitari perché sopraffatta dall’altissima tensione di quell’ultimo overtime (gli arrivino i nostri auguri di pronta guarigione) e tutta la gioia di aver finalmente eliminato il Ginevra cogliendo la combo della finale.

Non si sa ancora se la gioia più grande per i tifosi sia stata quella di essere arrivati all’ultimo atto o quella di aver finalmente sconfitto gli acerrimi rivali – “sono come le zanzare”, ha affermato Shedden a fine partita – e di esserseli lasciati alle spalle.

Di sicuro oggi la soddisfazione e l’esaltazione sono tutte rivolte alla finale che comincerà alla Resega sabato, una delle classiche dei playoff svizzeri, che metterà di fronte due delle squadre più vincenti nella storia dei playoff del campionato di LNA. Due squadre che partivano tra i favori dei pronostici, che hanno vissuto autunni – gli orsi anche l’inverno – da incubo, ma che hanno saputo risollevarsi e con lo spirito ritrovato far fuori tutte le top 4 della regular season.

Il Lugano ci è riuscito con la compattezza e la forza di volontà, unite alla sagacia tattica di Doug Shedden, con l’apporto sopra la media dei propri tenori, qualcuno giunto a livelli altissimi al momento giusto.

Il momento giusto, in ogni cosa che doveva dare una svolta. Il momento giusto per darsi una carica e mostrarsi agli avversari in quel Lugano-Zugo alla penultima di regular season, il momento giusto per Brunner di trovare il 5-4 in Gara 4 contro lo Zugo, il momento giusto per Klasen di salvare su Pyatt e per Hofmann di pareggiare con davanti soli 15” in cui fare la differenza su 280’ di partita.

Il tempismo, il famoso “Carpe diem”, preso alla lettera non solo da 3 giocatori di cui sopra, ma da un’intera squadra diventata squadra quando la sveglia è suonata come il corno della cavalleria.

L’ultimo dei cavalieri a sferrare il colpo decisivo è stato Philippe Furrer, che da solo ha aperto la porta del destino bianconero, trovando sulla soglia il proprio passato bernese. Se volete pensare che sia un caso fate pure, ma tanti casi messi assieme sono delle conseguenze di qualcosa di grande e l’unione di un momento con l’altro, colti per farne una nuova storia.

E quella storia, l’ultima ancora da scrivere, permette al Lugano di uscire da un inverno durato 10 anni e di finalmente saggiare una primavera che si spera regali l’ultimo lieto fine di questo incredibile racconto.


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