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I top e flop delle semifinali dei playoff secondo HSHS

Al termine di ogni serie, per tutto il corso dei playoff, HSHS vi proporrà la rubrica dedicata ai “top e flop”, ovvero ai giocatori che secondo noi si sono distinti, così come a coloro da cui ci si aspettava invece qualcosa in più.

Vengono selezionati un portiere, due difensori e tre attaccanti, tra chi ha fatto particolarmente bene e chi, invece, ha deluso le aspettative.

Di seguito la selezione basata sui sulle partite delle semifinali dei playoff 2016.


I TOP DI HSHS

top

Elvis Merzlikins (6 partite, 94.12 SV%, 2.42 GAA): Prima di tutto occorre una premessa: nessuno dei quattro portieri che hanno giocato le semifinali è stato impeccabile o esente da errori, ma Merzlikins ancora una volta chiude davanti a tutti con il 94,1% di parate, subendo molti più tiri degli altri cerberi. Qualche errore evitabile sicuramente, ma a differenza di Mayer ha saputo tenere in piedi la baracca in diversi frangenti, come in Gara 1 e 3, quando è stato a dir poco straordinario. Genoni non è andato più in là della sufficienza senza mai fare la vera differenza, e Stepanek ha vissuto molti alti e bassi (87% di parate…), in questo caso, il lettone ne esce ancora come il migliore, seppure non siano state delle semifinali ad altissimo livello per tutti i portieri in gara. Non è stato sicuro come nei quarti contro lo Zugo, ma quando ha dovuto fare la differenza ci è riuscito sicuramente meglio degli avversari.

Philippe Furrer (6 partite, 1 gol e un assist, +2): Al suo arrivo a Lugano molti lo ricordavano per quel clamoroso autogol ai Mondiali del 2008 con la maglia della Svizzera, ma ora sarà ricordato per il rigore che ha mandato il Lugano in finale dopo 10 anni. Quel rigore tirato con estrema freddezza e sicurezza è il premio per una semifinale giocata a livelli altissimi, in cui è stato capace di portare gioco, durezza e precisione, recuperando dischi e mettendo pezze su errori dei compagni. Mai un disco sbagliato, tantissimo pattinaggio e tanta presenza davanti a Merzlikins, con pure la capacità di spingersi in avanti come al 73’ di Gara 6. Un giocatore di classe eccelsa, rara intelligenza e soprattutto di grande sostanza e continuità di rendimento, rientrato dall’infortunio di inizio gennaio più forte di prima. Un vero pilastro indispensabile per la squadra bianconera.

Romain Loeffel (6 partite, 3 gol e 1 assist, 0): La firma sulla stagione dei granata da parte del numero 58 non si ferma solo alle reti e agli assist, ma parla anche di una grandissima e continua presenza in fase di costruzione di gioco e gestione del power play. Con uno Johann Fransson decisamente sottotono è stato l’ex friborghese a caricarsi il reparto arretrato sulle spalle, portando lucidità e polmoni, gol e assist, fantasia e concretezza. La sua miglior partita di queste semifinali rimane probabilmente Gara 3 a Les Vernets, quando ha fatto ammattire i bianconeri per gran parte dell’incontro, piazzando una splendida doppietta in poco più di 5’, e mancando però di poco il colpo del KO. Loeffel si è dimostrato pure un giocatore estremamente duttile, dato che McSorley non ha esitato a schierarlo come ala offensiva a causa delle assenze di Simek e Rod, e lui non ha certo sfigurato.

Linus Klasen (6 partite, 3 gol e 4 assist, +4): Ogni qual volta era in pista sembrava potesse succedere qualcosa e la difesa del Ginevra andava in bambola molto spesso a causa dell’imprevedibilità delle sue giocate. Simbolica l’azione in Gara 6 nella quale ha bruciato su un turn over Loeffel e senza mai abbassare lo sguardo è andato fin davanti a Mayer per servire a Pettersson l’assist del 2-2. Tantissima classe, gioco a getto continuo e nessuna paura di prendere colpi, lavorando a tutta pista per aiutare i compagni in ogni situazione. E che dire del disturbo su Pyatt che stava per infilare il 3-1 a porta vuota in Gara 5? Quel suo ritorno a recuperare su un disco perso – seguito dal gol di Hofmann e dal suo stesso assist per Martensson –  è valso quanto un game winning gol, e la dice lunga sulla crescita di sostanza e quantità mostrata da un giocatore bollato troppo presto come un funambolo da regular season. Invece è un giocatore completo e decisivo, con oltretutto una media punti in questi playoff più alta della regular season appena conclusa.

Kevin Romy (6 partite, 3 gol e 3 assist, -1): Quando è partito da Lugano, in tanti sapevano che lo avrebbero rimpianto, nonostante solo nell’ultima stagione alla Resega, al fianco di Jaroslav Bednar, aveva mostrato gran parte del suo talento. Oggi a vederlo giocare si intravvede ancora quel grandissimo talento, ma nella formazione di McSorley ha acquisito grandi responsabilità anche a livello difensivo e acume tattico.  Contro il Lugano in semifinale ha seminato scompiglio ad ogni partita, portando gioco, lampi di classe e lavoro duro, come in passato non aveva mai dimostrato, giocando dei playoff di altissimo livello. Con 3 gol e 3 assist è stato il miglior marcatore della propria squadra in semifinale, punti che vanno ad aggiungersi ai 2 gol e 5 assist già marcati nei quarti contro il Friborgo, per un totale di 5 reti e 8 assist in 11 partite. Il miglior centro svizzero del campionato.

Derek Roy (5 partite, 2 gol e 3 assist, +2): Per completare certe imprese occorrono grandi giocatori. Dopo la qualificazione ai playoff raggiunta all’ultimo momento utile, gli orsi si sono compattati facendo fuori gli incauti e sfortunati ZSC Lions, ma di certo in pochi avrebbero scommesso su una nuova impresa. In questo caso è uscita tutta la classe di Derek Roy, meno produttivo in fatto di punti, ma continuo fornitore di idee di gioco e fosforo offensivo. Contro gli uomini di Del Curto ha saputo eludere la giovane difesa avversaria sfruttando la visione di gioco e la sua mobilità senza disco, che ne ha fatto un giocatore difficile da marcare e altamente imprevedibile. D’obbligo poi soffermarsi sulla sua capacità di gestire in qualità di regista il power play, che con i rientri di Blum e Ebbett è diventato un’arma letale.


I FLOP DI HSHS

flop

Leonardo Genoni (5 partite, 91.62 SV%, 2.77 GAA): Lo scorso anno vero e proprio pilastro dei grigionesi nella cavalcata al titolo di campione svizzero, quest’anno Genoni è apparso meno in forma e la squadra ne ha risentito. Insicuro nei suoi interventi, il cerbero di origini ticinesi ha concesso più volte agli avversari occasioni da rete che spesso sono state capitalizzate dagli attaccanti del Berna. Errori che nessuno si aspettava da Genoni e che hanno contribuito alla disfatta dei campioni in carica, malamente eliminati dopo appena cinque partite.

Goran Bezina (6 partite, 0 gol, 1 assist, -5): Il 36enne è parso in grande difficoltà nella serie con il Lugano. Spesso in ritardo e fuori posizione, lo si è notato per varie cariche scorrette e colpi proibiti, magari anche a gioco fermo, oltre che per lunghe provocazioni con gli avversari o conciliaboli con gli arbitri, il più delle volte senza motivo. La statistica di -5 lo colloca come peggior difensore delle 4 squadre ancora in lizza e denota come Bezina non sia riuscito ad infondere calma e compattezza alla difesa ginevrina… Elementi questi che ci si aspettava dal capitano delle aquile, vista la sua grande esperienza.

Beat Forster (4 partite, 0 gol e 1 assist, -3): La bastonata rifilata a Rüfenacht, figlia della frustrazione del momento, basterebbe per spiegare la bocciatura del difensore grigionese. Nervoso e poco incisivo anche sul fronte d’attacco, come spesso gli capita ha perso la testa nel momento chiave, lasciando Del Curto privo del suo difensore più esperto. La sua presenza sarebbe risultata importante anche come guida per la giovane retroguardia grigionese, ma così non è stato.

Tim Stapleton (4 partite, 0 gol e 0 assist, -2): I tifosi bianconeri hanno tirato un sospiro di sollievo sapendo che Pettersson sarebbe rientrato in Gara 5. L’apporto di Stapleton alla causa bianconera è stato pressochè nullo: fisicamente debole rispetto ai ginevrini, lento nella manovra e nell’impostazione (il 3 contro 1 sprecato in Gara 2 alla Resega grida ancora vendetta) ed inoltre per nulla incisivo sottoporta… Le prove offerte dal canadese sono state orribili. La sua presenza nella linea con Hofmann e Bertaggia ha privato il blocco della sua arma più letale: la velocità in ripartenza. Per uno con la sua esperienza, le prestazioni fornite nei playoff fanno capire che difficilmente lo si rivedrà sul ghiaccio in maglia bianconera, in questa stagione o nella prossima. A posteriori viene da chiedersi se fosse davvero meglio di Filppula.

Matthew Lombardi (6 partite, 0 gol e 0 assist, -4): Se il Ginevra non è riuscito a superare l’ostacolo Lugano lo deve anche alla pochezza delle sue bocche da fuoco. Infortunio di D’Agostini a parte (sfortuna in quel caso) ci si aspettava molto di più da Lombardi, vero e proprio trascinatore della squadra romanda qualche anno fa. Neanche un punto all’attivo per il canadese, che ha spesso sbagliato occasioni ghiottissime, come il breakaway a tu-per-tu con Merzlikins nella partita poi persa alle Vernets. Senza l’apporto del suo ex-top scorer la squadra ginevrina non è riuscita ad eliminare per la terza volta di fila i bianconeri, andando in vacanza prima del dovuto.

Dino Wieser (5 partite, 0 gol, 1 assist, 0): Il più giovane dei fratelli Wieser non è riuscito a dare l’apporto giusto alla squadra di Del Curto. In un attacco che ha stentato contro il sistema difensivo bernese, il grigionese non è riuscito ad incidere, mettendo a referto un solo assist in 5 partite, lasciando orfana la sua linea di uno degli attaccanti più temibili della truppa davosiana. L’unico momento in cui si è fatto notare è stato per la scazzottata con Justin Krueger in Gara 1.. Per il resto le sue prestazioni sono state impalpabili.

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