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Ambrì Piotta

Il weekend condanna l’Ambrì Piotta, alla Valascia vince il Ginevra

AMBRÌ – GINEVRA

2-3

(1-1, 0-1, 1-0; 0-1)

Reti: 18’12 Fuchs (Duca, Jelovac) 1-0, 18’21 Wick 1-1, 31’52 Impose (Heinimann, Traber) 1-2, 48’48 Ngoy (Fuchs) 2-2, 61’19 Jacquemet (Spaling, Gerbe) 2-3

Note: Valascia, 4’854 spettatori. Arbitri Eichmann, Mollard; Abegglen, Castelli
Penalità: Ambrì 5×2′, Ginevra 2×2′

AMBRÌ – L’Ambrì Piotta esce da un weekend fondamentale con un solo punticino e, nonostante la matematica lasci ancora aperto ogni scenario, in casa biancoblù è inutile farsi ulteriori illusioni: saranno playout e l’obiettivo ora è solo e sul serio evitare le ultime due posizioni in classifica.

Anche sabato sera contro il Ginevra la squadra di Kossmann ha faticato parecchio nel creare gioco, tendenza in parte nascosta sotto il proverbiale tappeto da un primo tempo tutto sommato discreto e da diverse limpide opportunità nel finale di partita, ma che non vanno a cancellare una prova complessivamente insufficiente dal punto di vista della costruzione del gioco.

La tendenza è stata praticamente la medesima riscontrata la sera precedente. L’Ambrì Piotta ha portato in pista un livello di concentrazione ed una capacità d’esecuzione semplicemente non all’altezza per provare sul serio a prendere parte alla corsa ai playoff, ed il risultato è stato nuovamente un match in cui errori individuali e falle grossolane nel sistema di gioco hanno fatto alzare più volte gli occhi al cielo ai 4’854 della Valascia.

Non che sull’altro fronte il Ginevra abbia fatto stravedere, anzi, ma la squadra di McSorley ha avuto il merito di controllare la maggioranza delle iniziative, rischiando però di pagare a carissimo prezzo quei pochi minuti di lucidità mostrati dall’Ambrì.

L’unica vera scintilla della serata è infatti arrivata al 48’48, quando Ngoy con un bel tiro dalla blu ha regalato il 2-2 ai leventinesi, cambiando l’inerzia della sfida e dando il là ad un finale di terzo tempo in cui – con un po’ più di killer instinctl’Ambrì avrebbe dovuto fare sua la partita. Bianchi ed Emmerton si sono infatti presentati tutti soli davanti a Mayer, ma nessuno dei due è riuscito ad infilare il gol che sarebbe verosimilmente valso la vittoria.

I leventinesi hanno dunque concreti motivi per recriminare, ma nel complesso il weekend ha mostrato come a questa squadra manchino davvero troppi elementi per poter fare un decisivo passo avanti.

Le uscite dal terzo davvero troppo macchinose, una fase di transizione che non ha mai funzionato e le rare fasi di pressione nella zona avversaria vengono aggravate da puntuali errori individuali – da “ergastolo” hockeyistico il gol regalato da Sven Berger a Jeremy Wick – e se a tutto questo si aggiunge un weekend con sole tre opportunità da powerplay e nessun punto firmato dagli stranieri, non ne può uscire nulla di buono.

Pesonen ed Emmerton si sono dati da fare, ma appaiono un po’ scarichi rispetto alle uscite precedenti, mentre a D’Agostini manca comprensibilmente il ritmo ed è difficile prevedere se riuscirà mai ad avere un impatto significativo in questo campionato. La linea guidata da Fuchs ha provato a creare, e soprattutto nel primo tempo ha permesso a Duca di sfiorare in due occasioni il gol, mentre la scelta di schierare Guggisberg in quarta linea e Kostner in seconda lascia sempre dei dubbi.

Perplessità anche nel vedere Lhotak relegato al ruolo di 13esimo attaccante – praticamente mai impiegato, per lui poco più di due minuti di gioco – mentre tra i pali si è comportato bene Descloux, che poco ha potuto sulle tre reti incassate. Una nota di merito se l’è meritata inoltre Lauper, che in fase di boxplay si è rivelato prezioso, anche se il Ginevra in un paio di occasioni ha fatto “ballare” i biancoblù quando aveva l’uomo in più sul ghiaccio.

Come detto invece per i leventinesi le occasioni di superiorità numerica sono state solamente due (la tolleranza zero di fatto è un esperimento già mandato agli archivi), che si vanno ad aggiungere all’unica ottenuta a Bienne.

Il dato è solo una delle conseguenze dello scarso possesso del disco da parte dell’Ambrì, che sull’arco del weekend si è basato più su ripartenze (come sul bel gol dell’1-0 di Fuchs) oppure su giocate sporadiche (come il tiro di Ngoy, bello ma nato “dal nulla”), ma che praticamente mai ha visto nascere un’occasione da gol come risultato di una prolungata circolazione del disco nel terzo avversario.

Mentalmente la gestione della settimana alle porte sarà ora importante. Con 39 partite alle spalle è poco verosimile pensare che le varie lacune nel gioco vengano improvvisamente risolte, ma alcuni errori individuali che non dovrebbero trovare posto in NLA vanno assolutamente eliminati. Leggerezze come il passaggio scellerato di Berger sul pareggio di Wick, oppure quella penalità rimediata da Collenberg per aver mandato il puck sugli spalti sono di natura puramente mentale, e sono errori che devono essere evitati.

L’Ambrì Piotta visto all’opera in questo weekend è sì sempre rimasto in partita dal punto di vista del risultato, ed è pur vero che con un paio di rimbalzi favorevoli magari si starebbe parlando di un doppio turno da qualche punto in più, ma è apparso anche evidente che qualcosa in questa fase proprio non sta funzionando.

A chi di dovere il compito di mandare in pista una squadra su una diversa lunghezza d’onda il prossimo fine settimana… Al varco ci sono ZSC Lions e Berna.

fattore2L’INCAPACITÀ DI GENERARE GIOCO: Certo, ci sono partite che vengono decise da pochi episodi, e se ci si trova dal lato giusto della partita ogni tanto si può anche avere la meglio con un paio di fiammate. Stavolta non è stato il caso.

L’Ambrì Piotta si è costruito diverse limpide occasioni da rete che nel finale avrebbero potuto regalare la posta piena alla squadra di Kossmann, ma come successo venerdì il gioco espresso a livello complessivo non è bastato.

I biancoblù hanno giocato discretamente il primo tempo e hanno avuto due chance gigantesce nel finale, ma tra questi due estremi c’è stata tanta confusione e pochissimo possesso del disco.

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