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Ambrì Piotta

È il peggior Ambrì dell’anno, al Bienne bastano pochi minuti

La squadra di Cereda ha subito tre gol nei primi quattro minuti, i biancoblù stanno vivendo un periodo in cui non applicano più il sistema di gioco

È il peggior Ambrì dell’anno, al Bienne bastano pochi minuti

BIENNE – AMBRÌ

6-2

(3-0, 2-2, 1-0)

Reti: 1’20 Pedretti (Schmutz, Fuchs) 1-0, 2’14 Lüthi (Diem) 2-0, 3’58 Pouliot (Diem) 3-0, 21’38 Earl (Lofquist) 4-0, 26’55 Zgraggen (D’Agostini) 4-1, 33’52 Taffe 4-2, 37’46 Lofquist (Earl) 5-2, 41’30 Schmutz (Pedretti) 6-2

Note: Tissot Arena, 5’019 spettatori. Arbitri Massy, Prugger; Abegglen, Altmann
Penalità: Bienne 4×2′, Ambrì 6×2′

BIENNE – Difficile capire cosa sia successo a questo Ambrì Piotta, che da quel terzo tempo disgraziato a Davos sembra non riuscire più a trovare l’interruttore per accendere il suo gioco. Dopo una prestazione al derby iniziata in maniera titubante e conclusa nell’anonimato, la squadra di Luca Cereda ha purtroppo ripreso a Bienne esattamente da dove avere terminato la sera precedente, e le conseguenze sono state immediate e fatali.

Tre gol nel brevissimo volgere di quattro minuti hanno infatti mandato agli archivi la partita, ancor prima che i biancoblù potessero bagnare le proprie maglie di quel sudore capace di strappare applausi nelle prime uscite del campionato. Difficile capire se la squadra stia pagando i suoi primi sforzi a livello fisico – il sistema impostato da Cereda funziona solo se si va a mille per 60 minuti – oppure se è a livello mentale che si sta perdendo il focus su ciò che è realmente importante.

Verosimilmente si tratta di una combinazione delle due cose, ed ora starà allo staff tecnico riportare la squadra sui giusti binari, sfruttando una settimana che non prevede partite martedì. Per i biancoblù all’orizzonte c’è infatti un intenso periodo caratterizzato da cinque match sull’arco di otto giorni, ed affrontarli senza la giusta “disperazione” – per usare uno dei dettami di Cereda – potrebbe far perdere del terreno importante in classifica.

Ma cosa è successo a Bienne? Beh, l’Ambrì Piotta ha compromesso la serata sin dal principio, giocando i peggiori 20 minuti del suo campionato e permettendo al Bienne di colpire con facilità. Movimenti impacciati, poca unità tra i reparti e scarsa comunicazione tra gli uomini in pista sono elementi che permettono a giocatori come Earl e banda di andare a nozze, mentre sul fronte biancoblù nella prima porzione di gara gli unici ad essere pericolosi sono stati Guggisberg – alla prima partita in seconda linea – ed il compagno di blocco Taffe.

Ci ha provato a ripetizione anche D’Agostini, uno dei pochi a “scaldare” davvero le mani di Hiller (ben sette tiri), ma le lacune dei biancoblù non sono da ricercare nei singoli, bensì in un sistema che anche stavolta è stato applicato con il contagocce.

Un po’ meglio è andata nel periodo centrale, caratterizzato da un piglio sicuramente diverso che ha portato a due reti – da rivedere quella strepitosa di Taffe – ma anche contraddistinto dalla puntuale segnatura incassata ad inizio periodo e da un’altra arrivata a ridosso della seconda sirena, che ha definitivamente tagliato le gambe agli ospiti.

L’incapacità di entrare immediatamente nell’intensità della partita è sicuramente un dato emerso che non va sottovalutato, così come rappresentano un campanello d’allarme le tre segnature concesse al powerplay del Bienne, bravo nello sfruttare gli spazi lasciati dai biancoblù e rinvigorito dall’interessante innesto di Samuel Lofquist.

Difficile invece valutare la reazione della squadra di Cereda nel periodo centrale, avvenuta verosimilmente sia per un cambio di attitudine dei ticinesi, sia a risultato di un Bienne che si è inevitabilmente rilassato, soprattutto dopo il 4-0. Non che si voglia togliere i meriti ad un Ambrì che è comunque riuscito a rendere finalmente interessante la sfida poco dopo la mezz’ora, ma una generale assenza d’intensità, gioco fisico e organizzazione difensiva ha dato vita dopo il primo tempo ad un match dal dubbio valore rappresentativo.

Ne è così nato un terzo periodo d’accademia, in cui spicca il cambio di portiere che ha permesso a Sascha Rochow di debuttare in NLA. Rimane inoltre da segnalare l’impiego praticamente inesistente di Lhotak – solamente due minuti per lui – mentre Lauper era partito da 13esimo attaccante ma è stato mandato in pista con regolarità.

Tra i singoli sono però stati in pochi a spiccare, se non i già citati Guggisberg e Taffe – più che altro nella prima metà – e D’Agostini, che ha provato senza sosta a superare Hiller. Inizia invece a mancare l’apporto di Emmerton, meno coinvolto nelle ultime uscite e anche sabato capace di farsi notare solo a tratti. Non riesce a convincere nemmeno Plastino, ancora autore di qualche errore di troppo soprattutto in uscita dal terzo… Ma in definitiva poco importa concentrasti sui singoli, se l’intero impianto di gioco non gira come dovrebbe.

Luca Cereda aveva già ammonito i suoi ragazzi al termine delle ultime prestazioni, ma per ora l’Ambrì non ha ancora ritrovato se stesso. In questo senso la sconfitta di Bienne arriva quasi come un KO già annunciato alla vigilia, ma che deve rappresentare un punto di svolta per riprendere slancio. I prossimi giorni saranno fondamentali, perché all’orizzonte c’è un periodo intensissimo.


IL PROTAGONISTA

Samuel LofquistÈ oggettivamente difficile trovare il protagonista di una partita del genere, ipotecata seriamente dopo soli quattro minuti (!!) e chiusa definitivamente già prima della seconda sirena.

Tra chi ha sorpreso in positivo c’è però stato sicuramente l’ultimo arrivato in casa bernese, quel Samuel Lofquist dallo slapshot già letale e capace di mostrare ottime cose a tutta pista.

Al suo debutto davanti al pubblico della Tissot Arena lo statunitense ha strappato applausi… La difesa del Bienne aveva assoluto bisogno di un elemento del genere.


HIGHLIGHTS

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