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Interviste

Brunner: “Qui per vincere, il nostro campionato inizia dopo 50 partite”

LUGANO – Da Newark a Lugano il passo è stato decisamente breve per Damien Brunner che, messo tra i waivers dai New Jersey Devils lo scorso 5 dicembre, nella mattinata di domenica era già alla Resega per essere presentato alla stampa come uno dei più grandi colpi di mercato del Lugano degli ultimi anni.

Damien Brunner, quali sono le tue sensazioni alla tua prima intervista da giocatore del Lugano? Questo nonostante tu non abbia ancora potuto aggregarti nel vero senso della parola alla squadra…
“Questa mattina ho avuto la possibilità di scendere per la prima volta sul ghiaccio della Resega per tirare qualche disco verso i portieri, che tralaltro me li hanno parati tutti… Non posso certo dire che mi abbiano incoraggiato in questo senso (ride, ndr). È stato comunque importante muovere un po’ le gambe e scrollarmi di dosso il jet lag, continuerò lunedì con un bell’allenamento in palestra e farò poi il mio primo allenamento completo con la squadra”.

Con il tuo arrivo il Lugano punta a maggior ragione ad andare fino in fondo… Nella tua decisione è stato importante sapere di avere la possibilità di vincere in tempi brevi?
“Sì, certo. Nella mia decisione era importante raggiungere un club che avesse l’obiettivo di avere successo. Oggi la NLA è una lega molto equilibrata e ci sono diverse squadre che possono puntare a vincere il campionato, dunque conterà soprattutto arrivare al massimo della forma quando inizieranno i playoff. Ora bisogna trovare le fondamenta del proprio gioco, con tutti che devono sapere qual è il loro compito. La nostra vera stagione inizierà dopo 50 partite”.

Quando sei passato dal Kloten allo Zugo, Patrick Fischer era uno dei migliori marcatori della squadra… Ora sei chiamato ad essere uno dei migliori in una squadra allenata da lui… È curioso osservare come sono andate le cose…
“Già, il mondo è proprio piccolo! Sono felice di averlo ritrovato qui, è un ottimo allenatore e non vedo davvero l’ora di iniziare a lavorare con lui”.

C’è qualcosa nel suo modo di allenare che ti piace particolarmente?
“Più che come allenatore, direi che lo apprezzo in particolare come persona. È uno che sa guardare tutti negli occhi e dire sempre quello che pensa con sincerità… Con lui non ci sono ‘cazzate’. Non conta chi si ritrova davanti, dice semplicemente la verità ed è per questo che oer lui ho una grande stima”.

Ai Devils in questa stagione avevi trovato poco spazio… Cosa non è funzionato tra te e coach Deboer che non ti ha permesso di esprimerti ai livelli di Detroit?
“Le cose non erano sicuramente facili, perchè non avevo occasione di giocare con regolarità. Nelle partite in cui sono sceso sul ghiaccio ho fornito delle buone prestazioni, anche se purtroppo non sono state abbastanza per ritagliarmi un posto fisso tra i titolari. Con il passare del tempo hanno pensato di fare dei cambiamenti e mi hanno messo tra i waivers, da quel momento ho guardato avanti”.

Durante la tua esperienza NHL hai potuto giocare con tanti campioni, tra cui una leggenda come Jaromir Jagr… Che tipo di giocatore sei rispetto a quando eri partito da Zugo?
“È difficile da dire. Potersi allenare con giocatori come Jagr è stato eccitante e stimolante, portano ogni giorno il meglio di loro stessi sul ghiaccio ed in allenamento, dandoti motivo di impegnarti e migliorarti ancora di più. Mi sono divertito un sacco ed ho imparato molto da loro, e spero di poter portare alcuni di questi insegnamenti in Svizzera”.

Nessuna squadra NHL si è interessata a te mentre eri nei waivers, anche alla luce dei 2.5 milioni di cap hit… Hai una clausola d’uscita nel tuo contatto dal 2016, vedi un ritorno in NHL come un obiettivo raggiungibile facendo bene qui a Lugano?
“Dal mio punto di vista in questo momento tutta la mia concentrazione va al Lugano e voglio riuscire a giocare il mio miglior hockey qui. Non mi preoccupo di nient’altro al momento”.

Hai vissuto la NHL da un “punto di vista” particolare… Passando un anno in una Detroit economicamente in gravi difficoltà, e poi arrivando in una franchigia, i Devils, confrontata con i pericoli della bancarotta e con il “dopo Brodeur”… Come valuti la tua esperienza vissuta oltre oceano?
“Credo che sia stata comunque una bellissima esperienza. Ho tantissimi bei ricordi e cerco di prendere tutte le belle cose che mi sono successe oltre oceano… È stato un periodo della mia vita davvero eccitante. Ora però sono davvero contento di essere qui”.

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