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Ambrì Piotta

Al Lugano serve il massimo sforzo per far suo il derby

I bianconeri vincono il secondo derby rimontando due reti dopo un avvio confusionario. La squadra di Pelletier incassa la posta massima nel weekend

Al Lugano serve il massimo sforzo per far suo il derby

LUGANO – AMBRÌ

4-2

(0-0, 0-2, 4-0)

Reti: 26’54 Kostner (Grassi, Pezzullo) 0-1, 32’34 Zwerger (Hächler, Nättinen) 0-2, 42’38 Wolf (Kurashev) 1-2, 48’22 Morini 2-2, 51’09 Suri (Heed) 3-2, 59’10 Carr (Kurashev) 4-2

Note: Corner Arena, 30 spettatori. Arbitri Wiegand, Hungerbühler; Obwegeser, Burgy
Penalità: Lugano 2×2′, Ambrì 4×2′ + 1×10′

Assenti Lugano: Jani LajunenRaffaele SannitzSandro ZurkirchenDominic Lammer (infortunati), Timo Haussener (squalificato), Eliot AntoniettiDavide Fadani (Rockets)

Assenti Ambrì: Patrick IncirIsacco DottiElias BianchiMarco MüllerMatt D’AgostiniStanislav Horansky (infortunati), Benjamin Conz (quarantena), Zaccheo Dotti (squalificato)

LUGANO – A un certo punto della contesa, quando l’Ambrì Piotta si è portato sul 2-0 grazie a Kostner e Zwerger, sembrava che il secondo derby a porte (quasi) chiuse potesse finire come quello dello scorso febbraio, con la formazione leventinese a imporsi in una Cornèr Arena silenziosa e spettrale.

Lo stesso scenario sugli spalti (anche se con 30 spettatori) si è ripetuto sabato sera ma stavolta la squadra di Pelletier è stata capace di ribaltare la situazione a proprio favore, facendo suo anche il secondo derby stagionale e trovando il bottino pieno nel weekend.

Ma non è stata certo un’operazione facile per i bianconeri venire a capo di questa partita e di questo Ambrì Piotta, coriaceo e combattivo come sempre, ma stavolta sopraffatto da una squadra che ha dovuto forzare al massimo i suoi uomini migliori per piegarlo e dopo 57 tiri in porta dei bianconeri (!) è stato quasi logico soccombere.

Ma andiamo con ordine, perché la gioia dei bianconeri per la vittoria non può nascondere sotto il tappeto alcune magagne che si sono protratte per lunghi tratti del match, da un gioco confuso in attacco alla mancanza di idee alternative per l’entrata nel terzo fino alla cronica (soprattutto per qualcuno) incapacità di tramutare in rete certe occasioni.

Emblematico anche il gioco in powerplay del Lugano, che presenta sul ghiaccio fior di classe in entrambi i quintetti di superiorità numerica, ma che non riesce a dare velocità e imprevedibilità alla manovra, cadendo sempre sui passaggi scontati per gli altrettanto scontati tiri di Fazzini bloccati il più spesso delle volte.

Ecco perché per trovare soluzioni alternative Serge Pelletier si è dovuto affidare al suo facile compromesso di forzare le linee migliori per aumentare il ritmo, e questo ha sicuramente avuto i suoi frutti sulla forza d’urto scaricata verso Ciaccio, anche se la semplicità nel gioco ha fatto fatica a farsi vedere.

Sull’altro fronte l’Ambrì Piotta, fino al terzo tempo perlomeno, ha tirato fuori le sue armi d’ordinanza, resistenza, compattezza e pericolosità in power play, e anche se il lanciamissili Nättinen è stato ben arginato, i biancoblù hanno trovato sì alternative valide nei momenti per loro giusti.

Non si pensi che la manovra dei leventinesi sia stata differentemente più pulita e fluida, ma semplicemente Fora e compagni in quella partita che a lunghi tratti si è persa nel caos di una zona neutra “paludosa” hanno svolto bene un compito, ossia quello di togliere il disco dalle palette degli avversari.

Le maggiori difficoltà per il Lugano sono nate infatti quando si trattava di contenere e di pattinare senza il controllo del disco, con i bianconeri andati spesso fuori tempo e fuori posizione, cosa che gli ha impedito poi di poter costruire trame di ripartenza.

Le cose sono cambiate in apparenza già dopo il raddoppio di Zwerger, con una forte pressione su Ciaccio risultata vana – compresa una rete annullata ingiustamente ai bianconeri – nel finale di periodo centrale, ma è stato in quel momento che il Lugano ha cominciato a forzare la mano.

Trovato il primo gol con Wolf il Lugano ha infatti cominciato a macinare gioco con più calma e cercando di limitare gli errori, con l’Ambrì a colpire con fiammate dalle parti di Schlegel, senza però mai trovare vie centrali, mentre dall’altra parte i padroni di casa avevano ormai scardinato lo slot davanti all’eccellente Damiano Ciaccio.

La partita è cambiata definitivamente con il pareggio di Giovanni Morini, con l’Ambrì a quel punto troppo arretrato sul suo slot, cosa che ha permesso al Lugano di installarsi spesso nel terzo offensivo e di far finalmente girare il disco con i giocatori più tecnici trovando infine anche la combinazione per il definitivo vantaggio con Suri.

In definitiva l’Ambrì è riuscito a instradare il derby nella maniera più congeniale per poter contenere le giocate offensive del Lugano e colpire con cinismo nei momenti giusti, ma alla fine si è fatto spingere troppo all’indietro perdendo il controllo del disco e subendo le giocate di Arcobello e compagni.

Il topscorer del Lugano ha di nuovo portato la croce per diverso tempo, in una squadra che ha sofferto terribilmente l’impossibilità di giocare il disco e quindi di comandare i tempi delle giocate, con Pelletier che è dovuto ricorrere al facile gioco di ridurre le linee.

In casa bianconera c’è soddisfazione per un weekend da pieno di punti, ma sul piano del gioco ci sono diverse cose da registrare e da cambiare anche radicalmente e non da ultimo si attendono anche spunti decisamente diversi da un Boedker che sprecando l’inverosimile anche con una certa irritante superficialità sta pian piano assumendo la sagoma di un “piccolo” caso.

In casa Ambrì Piotta non si può rimproverare di averci provato e di essere riusciti anche a far tremare il ghiaccio sotto i pattini dei bianconeri, ma la situazione è sembrata sfuggire di mano troppo velocemente nel finale sotto pressione, e anche in Leventina ci si attende sicuramente di più da elementi come Flynn, privo di un certo livello di carattere e autore anche di un fallo ingenuo costato il tentativo di rimonta finale.

Ma non tutto è certo da buttare, anche qui non vanno dimenticate le ottime cose fatte in un weekend comunque difficile, anche se sicuramente il rammarico di uscire senza punti dopo aver condotto per 2-0 sarà evidente.


IL PROTAGONISTA

Giovanni Morini: L’energia e l’intelligenza che riesce a portare sul ghiaccio il centro italiano sono veramente impressionanti e anche nel derby è stato uno dei carri trainanti della sua squadra.

Stavolta il lavoro duro, sfiancante e doloroso nel quale il numero 23 si fionda con tutta la grinta del mondo è stato premiato anche da una rete, quella importantissima del 2-2 che ha lanciato la vittoria del suo Lugano. Un treno in corsa.


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