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Lugano

Al Lugano manca il fuoco sacro, il Berna lo spinge spalle al muro

LUGANO – BERNA

1-3

(0-0, 0-2, 1-1)

Reti: 35’59 Gerber (Kamerzin, Plüss) 0-1, 37’40 Jobin (Gagnon, Lasch) 0-2, 50’42 Fazzini (Ulmer, Bertaggia) 1-2, 58’46 Ebbett (Rüfenacht, Moser) 1-3

Note: Resega, 7’348 spettatori. Arbitri Eichmann, Kurmann; Fluri, Kaderli
Penalità: Lugano 3×2′, Berna 6×2′

LUGANO – Quando una delle tue armi migliori, la quale è servita per far fuori gli ZSC Lions e per aprire questa serie, ti si ritorce contro. Gara 4 di semifinale tra Lugano e Berna è sembrata una sfida a parti invertite, con l’incredibile, spietato e anche un po’ fortunato opportunismo del Berna (!) a mandare al tappeto un Lugano dominatore del gioco ma alla fine inconcludente e privo di quel fuoco sacro continuo che aveva mietuto vittime importanti.

Si è capito subito quale partita volesse giocare il Berna, sin dai primi cambi si sono visti degli orsi stranamente attendisti, tattici e piuttosto larghi, i quali hanno lasciato il pallino del gioco ai padroni di casa che, ovviamente, non si sono tirati indietro. Un buon gioco quello dei bianconeri, avvolgente nel terzo offensivo, con finalmente quel possesso del disco nel terzo d’attacco mancato in altre sfide, ma ancora privo della necessaria cattiveria e consapevolezza di dominanza.

In pratica il Lugano si è trovato a fare una partita che forse non si attendeva di dover fare (casualità o trovata tattica di Jalonen?) e con la classe operaia nel ruolo di direttore d’orchestra, il risultato non può essere pari a quello ottenibile da una squadra come il Berna. I bianconeri, infatti, continuano a concedere una prima linea offensiva agli avversari, e l’inconcludente di giocatori come Klasen o Zackrisson (durato un paio di partite) porta a facili soluzioni per una difesa di qualità ed esperta come quella dei bernesi, ai quali è bastato proteggere lo slot alto e Genoni per arginare la manovra poco pungente dei padroni di casa.

Molti tiri, sì, ma poco traffico, pochi uomini davanti all’area di porta a prendere colpi e deviare dischi, in pratica su metà degli appoggi arrivati dai difensori (poco lucidi anche loro, ad immagine di Wilson) Genoni ha avuto tempi, spazi e visuale per controllare il puck.

Questo perché la classe operaia è efficace se messa nelle condizioni di fare l’operaio, se “costretta” a compiti di costruzione e controllo del gioco, le cose possono farsi più difficoltose, sapendo che tra il top six, gli unici a cavare qualcosa dal buco sono sempre i vari Fazzini, Lapierre e in qualche caso Bürgler.

Con il controllo del gioco in mano i bianconeri si sono scordati di come hanno vinto le partite in questi playoff, gettandosi nella mischia, andando dove fa male e dove si deve schivare o deviare dischi in attacco, restando in fase di stallo al largo delle zone calde davanti a Genoni.

E il Berna? Il Berna il suo game plan lo ha seguito alla perfezione, in maniera che migliore non poteva essere. Un tiro “della domenica” di Beat Gerber deviato in maniera sfortunata da Romanenghi e un turn over causato da un Ulmer fino a lì da applausi hanno deciso il match, con cinismo, mestiere e anche la giusta dose di fortuna.

Ma la fortuna, lo si diceva già qualche partita fa, va anche cercata, e non deve assolutamente diventare una scusa. In Gara 5 si è vista infatti un’altra differenza tra il Lugano e il Berna, tra tatticismi e cambi d’abito alla sua squadra Jalonen gestisce tatticamente le sfide con grande mestiere, Ireland deve anche fare i propri vestiti con la stoffa che trova.

Il Lugano per sperare di avere ancora qualche chances deve tornare a fare il Lugano visto fino a qualche giorno fa, perché a fare la parte del Berna non è ancora in grado, quindi si ricordi cosa vuol dire avere i lividi la mattina dopo.

fattore2

DI TATTICISMI, POWERPLAY E TOP PLAYER: C’è un po’ di tutto nella vittoria del Berna, furbizia tattica di Jalonen, con una squadra in grado di passare da uno stile dominante a quello attendista, a un power play bianconero disastroso e dei top player impalpabili (ormai scarichi?) ad immagine di Klasen.

Dall’altra parte Arcobello non sta facendo sfracelli sotto porta, Lasch è in gran parte impalpabile, ma il fenomeno svedese proprio non riesce ad incidere nemmeno calandosi con anche buona lena nei panni del lavoratore.

La differenza sta anche qui, se i top player del Berna non rendono a punti come in regular season sono comunque in grado di essere “all rounder”, e a Jalonen ne restano altri in grado di fare la differenza, nel Lugano non ce ne sono molti in grado di prendere in mano la manovra, e se gli operai smettono di fare gli operai allora sono dolori...

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