AMBRÌ – Ci si sarebbe potuti aspettare una prestazione diversa da parte dell’Ambrì Piotta in occasione del (forse) penultimo derby nella vecchia Valascia. Un derby – il 237esimo della storia – significativo non solo a livello emotivo ma soprattutto per la classifica vista la battaglia in corso tra i leventinesi, il Rapperswil e il Berna per l’accesso ai preplayoff.
“Il Lugano l’ha voluta di più”, ha ammesso Zaccheo Dotti. “Loro hanno giocato con la giusta dose di disperazione, ciò che a noi è un po’ mancato. Specie in un derby è importante riuscire a spingersi oltre il 100% e i bianconeri sono stati bravi a farlo. L’approccio non è stato ottimale, poi nei restanti dieci minuti del primo tempo siamo cresciuti. Sia nel secondo che nel terzo tempo non siamo però riusciti a portare sul ghiaccio la giusta intensità e loro hanno vinto con merito la sfida”.
Sotto di 2-0, nel terzo tempo è arrivata la reazione con quella rete di Cajka ma poi, quando avevate la possibilità di pareggiarla in powerplay, Lajunen ha chiuso la partita…
“È stato un duro colpo perché le possibilità di impattare la sfida erano concrete. Non dobbiamo dimenticarci che mancava ancora un minuto e mezzo allo scadere della superiorità numerica. Anziché abbatterci avremmo dovuto reagire e invece ci è mancato quel pizzico di grinta in più che ci permettesse di rifarci sotto. È davvero un peccato perché, a mio giudizio, non si trattava di una partita proibitiva, tutt’altro”.
Parliamo proprio del powerplay che, oltre ad aver peccato di efficienza, ha anche mostrato delle lacune nella costruzione. Si tratta di un passo indietro rispetto alle ultime uscite, sei d’accordo?
“Sicuramente. Tutto parte da dietro e se non si riesce a salire e ad entrare nel terzo con fluidità e lucidità diventa tutto più difficile. Quando una squadra gioca in inferiorità numerica deve cercare di colmare la lacuna dell’uomo in meno con quel pizzico di grinta in più. È in quel momento che la squadra in powerplay deve riuscire a “pareggiare la grinta”, altrimenti diventa estremamente difficile installarsi. Trovo che contro il boxplay del Lugano la squadra abbia faticato parecchio in questo senso…”.
La mancanza di continuità di risultati ma soprattutto di prestazioni si sta confermando essere il vostro tallone d’Achille di questa stagione…
“Questi alti e bassi sono diventati ormai una costante e la cosa riguarda – chi più chi meno – un po’ tutte le squadre del nostro campionato. Ad inizio stagione questi up and down erano piuttosto marcati, ora lo sono un po’ meno. Anche perché le due sconfitte rimediate contro Zugo e Bienne erano nate da due buone partite, disputate con il giusto spirito. Contro il Lugano, invece, abbiamo avuto un calo piuttosto evidente e soprattutto in un derby questo non deve accadere. Si tratta ora di saper reagire e di dimostrare a tutti che non è questo il vero Ambrì”.
Siamo ormai prossimi al termine della tua prima stagione in National League. Che bilancio puoi trarre? Sei soddisfatto dei tuoi progressi?
“È stata una stagione in crescendo. Con il passare delle partite mi sono sentito sempre più sicuro dei miei mezzi e lo staff tecnico ha iniziato ad affidarmi maggiori responsabilità. Da parte mia cerco di ripagare questa fiducia cercando di giocare il sistema in maniera semplice e solida. Per il momento sta funzionando, pertanto posso ritenermi sicuramente soddisfatto”.