AMBRÌ – È bastato un singolo episodio – quel disco perso da Ciaccio dietro la porta – a vanificare quanto di buono aveva costruito l’Ambrì per 46 minuti. E ciò dimostra quanto in questo momento i biancoblù siano una squadra mentalmente fragile, incapace di reagire ai momenti di difficoltà e di invertire una tendenza che parla ormai di 10 sconfitte nelle ultime 12 uscite.
“Non è la prima partita che finisce in questo modo”, analizza sconsolato Zaccheo Dotti. “Cosa facciamo? Ce ne usciamo nuovamente con la frase di rito che nonostante la buona prestazione abbiamo perso? No, ora basta. Stavolta era l’occasione giusta per invertire la tendenza ma, ancora una volta, ce la siamo lasciata sfuggire di mano. E questo non è accettabile”.
Cosa è mancato allora per riuscire a riassaporare il gusto della vittoria o, perlomeno, a portare il Lugano all’overtime?
“Manca sempre quel tiro in più, magari velenoso, che si insacca al momento giusto. Ma mancano anche quei tiri bloccati che fanno la differenza come accaduto in occasione del 2-1, episodio chiave in cui non sono riuscito a bloccare quella conclusione di Arcobello. Fa male perdere così e non potrebbe essere altrimenti. In questo momento provo tanta rabbia e fatico ad analizzare lucidamente la partita”.
Stavate gestendo bene la sfida ma poi quell’errore di Ciaccio vi ha fortemente destabilizzato e non siete più riusciti a giocare con la stessa intensità. Come te lo spieghi?
“È impossibile giocare una partita senza errori. Chiaramente quell’uscita ha pesato sull’economia della sfida, ma non dimentichiamoci che fino a quel momento Ciaccio ci aveva graziato in più di un’occasione con diversi interventi decisivi. Il tempo di reagire c’era e anziché rifarci sotto abbiamo subìto l’avversario e gli abbiamo permesso di portarsi addirittura in vantaggio. Occorreva reagire in maniera pronta e decisa e invece ci siamo lasciati trascinare dagli eventi perdendola in maniera passiva”.
L’impressione è che ultimamente subiate oltremodo alcuni episodi chiave e che questi influenzino poi in maniera decisiva il prosieguo delle partite. Come spiegare questa fragilità mentale?
“Non saprei dare una spiegazione. L’hockey è fatto di episodi ed è arrivato il momento di approfittare di queste situazioni per trarne vantaggio, anziché continuare a subirle. Ora come ora non vedo l’ora di tornare in pista e di buttarci alle spalle questo periodo nero con una buona prestazione e dei punti importanti. Ce lo dobbiamo perché stiamo lavorando bene, ogni giorno, con il giusto impegno e determinazione. Vogliamo arrivare alla pausa con alcune risposte dal ghiaccio e la sfida di Porrentruy rappresenta un ottimo banco di prova”.
Prima della partita il coach chiedeva che la squadra giocasse da squadra, gli uni per gli altri. A fine partita il computo dei tiri bloccati parlava di 22 a 7 a vostro favore, il che sta a significare che sul ghiaccio ci sono stati sacrificio e abnegazione. Segnali certamente importanti in un momento come questo…
“Importantissimi, perché ribadiscono la forza del gruppo. Siamo uniti, c’è aiuto reciproco e con quest’attutitine siamo sempre lì a giocarcela. Tutti stanno lavorando nella stessa direzione e posso assicurare che non c’è nessuna spaccatura all’interno dello spogliatoio. A mancare è stato proprio quel block shot in più che avrebbe impedito al Lugano di vincerla”.
Tu e Daniele Grassi avete prolungato la vostra permanenza in Leventina fino al 2026, mentre tuo fratello Isacco fino addirittura al 2027. Ciò conferma quanto il vostro contributo sia apprezzato qui e, soprattutto, quanto siate cresciuti in queste ultime stagioni…
“È la nota positiva della settimana (sorride, ndr.). Ovviamente fa piacere che la società abbia deciso di investire su di noi. Sono orgoglioso di vestire questa maglia, e sono felice di poterlo fare accanto a mio fratello. Si tratta ora di continuare a lavorare duramente come sempre fatto, cercando di ricompensare lo staff tecnico di questa fiducia”.