AMBRÌ – “Ma l’intervista è in italiano?”. È questa la preoccupazione di Dario Wüthrich prima di presentarsi per raccontarci le sue ultime movimentate ore. La tentazione d’iniziare la discussione parlando la lingua di Dante e fargli lo scherzetto è grande, ma rinunciamo, d’altronde il 23enne è appunto reduce da cambiamenti repentini e quindi lo risparmiamo da ulteriori sorprese.
Dario, quando hai saputo di arrivare in Leventina e di restarci almeno sino a fine dicembre?
“Giovedì pomeriggio, al termine di una giornata piena d’incontri e riunioni, c’è stata la decisione. O per meglio dire, sono io che ho potuto decidere se accettare o meno questa possibilità”.
Hai deciso in fretta o hai dovuto rifletterci un attimo, pensando magari anche agli affetti familiari?
“La famiglia mi appoggia sempre in qualsiasi circostanza, da questo punto di vista non ho dovuto riflettere molto. Decisivo è stato l’aspetto inerente al mio sviluppo, ad Ambrì ricevo una chance”.
Sei stato sorpreso dalla chiamata di Paolo Duca?
“Diciamo che il tutto non è nato adesso, era da un po’ che stavamo discutendo e ora, complice le defezioni in difesa dei biancoblù, siamo arrivati a questa conclusione”.
E l’inizio, con oltre undici minuti di gioco e la vittoria contro il Rapperswil, è stato ottimo. Hai mostrato una bella personalità, non era evidente, oltretutto non ti eri mai allenato con il gruppo…
“Non ci sarebbe potuto essere un inizio migliore, i miei nuovi compagni mi hanno accolto benissimo e mi hanno aiutato parecchio. Sono arrivato venerdì mattina, dopo aver riassaporato la coda del San Gottardo. Ho effettuato solamente il warm up, in seguito sono andato velocemente in hotel a depositare i miei bagagli. Inoltre ero alla mia prima partita ufficiale, non giocavo da parecchio, in entrata ero un po’ nervoso, devo ammetterlo, ma con il passare dei minuti è andata meglio e mi sono veramente sentito bene e a mio agio”.
I tuoi nuovi tifosi cosa si possono aspettare da te, che tipo di difensore sei?
“La mia priorità numero uno è assolutamente quella di difendere, dapprima bisogna essere solidi. In seguito provare a impostare velocemente e cercare anche di dare qualche accento offensivo”.
Ironia della sorte, domenica c’è la sfida proprio con lo Zugo. Spesso ci sono delle clausole che in questi casi impediscono al giocatore in prestito di scendere in pista, come sei messo tu?
“Ho il permesso di giocare. Da quello che so Paolo Duca ha posto la domanda al direttore sportivo dello Zugo Reto Kläy, quest’ultimo ha detto di non volere nemmeno entrare nel merito della questione, è andato tutto velocemente”.
Un bel gesto da parte di Kläy nei confronti di un giovane, ex membro delle Nazionali giovanili, alla ricerca di tempo di gioco al fine di guadagnarsi un posto fisso in NL…
“Assolutamente sì. Ci tengo però a puntualizzare un aspetto. Già nelle ultime settimane di discussioni lo staff dell’Ambrì mi aveva detto che sì riceverò del ghiaccio, ma dovrò combattere per averlo. Ed è giusto sia così, dovrò lavorare duro al fine di guadagnarmelo”.
Insomma, una chance non è un semplice lasciapassare logicamente. Dopo il buon debutto è però verosimile che ti sia guadagnato pure la chance di sfidare il tuo Zugo..
“Sarà speciale, mi rallegro molto, ma ciò non significa che cambierò il mio stile. Cercherò di ripetere la mia prima prestazione, essere solido. Non tenterò sicuramente di diventare l’eroe della serata. I miei genitori? Non erano presenti alla Gottardo Arena, è successo tutto all’ultimo e avevano già degli altri programmi, ma alla Bossard Arena ci saranno ”.