DAVOS – Nel suo debutto assoluto alla Coppa Spengler, l’Ambrì Piotta è riuscito a strappare gli applausi di una pista addobbata a tinte biancoblù, grazie a una vittoria netta nel risultato e meritatissima nella sostanza.
A dividere i leventinesi dai russi del Salavat Yulaev Ufa? La “solita” attitudine. A spiccare, oltre alla brillante prestazione biancoblù, è stato anche l’apporto di Wojtek Wolski, presenza dominante e dall’eccellente visione di gioco. “Non sapevo realmente cosa aspettarmi e vincere così, contro i russi, davanti a un pubblico del genere è una sensazione indescrivibile. Sono fiero di averne preso parte”, ha commentato l’ala polacco-canadese.
Ti aspettavi un’atmosfera del genere?
“È risaputo che l’ambiente della Spengler è unico ma provarlo sulla tua pelle è tutta un’altra cosa. Sono felice di poterne fare parte, specie quando questo torneo lo insegui da tanti anni. Ci avevo provato due stagioni fa, poi di nuovo quella passata… E ora eccomi qui, finalmente!”.
Oggi la pista sembrava una Valascia 2.0, che effetto ti ha fatto giocare davanti a questo pubblico?
“Negli scorsi giorni ho assistito a qualche partita dell’Ambrì dunque i tifosi non mi hanno colto impreparato (ride, ndr.). Sono stati eccezionali, non avrei mai immaginato tanta passione per un club. Davvero grandiosi”.
Ti alleni con i biancoblù da qualche giorno. Com’è stato il tuo inserimento in squadra?
“È un gruppo davvero eccezionale. Mi hanno accolto come una famiglia e dal primo allenamento hanno cercato di coinvolgermi. Tutti sono stati molto gentili con me e grazie a questo mi sono sentito subito a mio agio, compreso il sistema di gioco dell’allenatore”.
Perché non il Team Canada?
“Ho parlato anche con loro ma ho ritenuto che, a questo punto della mia carriera, l’Ambrì rappresentasse l’opzione migliore. Come detto, negli scorsi giorni ho preso parte a diversi allenamenti e grazie a ciò ho potuto integrarmi nel sistema di gioco. Per me era importante scendere in pista con una formazione non completamente sconosciuta e l’Ambrì mi ha dato questa possibilità”.
La tua speranza è di strappare un contratto con i biancoblù?
“Non credo succederà semplicemente per una questione di licenze. Ciò che conta per me, in questo torneo, è mettermi in luce per riuscire smuovere la mia situazione. Sono in cerca di una nuova squadra e questa è per me una grandissima occasione. Sono davvero grato al coach, il quale mi ha dato moltissima fiducia schierandomi da subito nel primo blocco e in powerplay”.
Nell’ottobre del 2016 avevi subito un terribile infortunio che ti aveva impedito di tornare sul ghiaccio per l’intera stagione. Dopo un lungo programma di recupero sei tornato in pista, un bell’esempio di perseveranza…
“È stato un momento difficile, il più brutto della mia vita. Ho rischiato tantissimo e per un attimo la mia carriera sembrava finita. Ho trascorso un anno intero a casa, in riabilitazione, e ho creduto che non avrei mai più giocato a hockey. Poi sono riuscito a rialzarmi. Sorretto dalla mia famiglia ho rialzato la testa, mi sono rituffato nel mondo dell’hockey e le cose hanno ricominciato a girare per il verso giusto. Tutto ciò che sto vivendo ora è un vero miracolo e lo prendo come una benedizione. Sembrava impossibile rimettere i pattini ai piedi e ora eccomi qui, a festeggiare con questo gruppo meraviglioso un successo alla Coppa Spengler”.