AMBRÌ – È stata una vittoria rognosa, e probabilmente era proprio quella che serviva all’Ambrì Piotta in questo momento.
Per una squadra che sta lottando per forgiare il proprio carattere e ritrovare la sua identità, un successo sofferto ha infatti maggior valore rispetto ad uno ottenuto in carrozza, e chissà che il 2-0 con cui i biancoblù hanno battuto il Langnau non sblocchi quegli ingranaggi che per ora funzionano solo ad intermittenza.
Anche martedì sera – e lo si è capito sin dai primi minuti – alla squadra di Luca Cereda non è mancata la voglia di fare bene, ed una certa energia portata in pista già nella frazione iniziale ha immediatamente trasmesso il desiderio dell’Ambrì di trovare finalmente la sua prima vittoria della stagione. Le intenzioni in alcuni frangenti sono però andate a cozzare con l’esecuzione e, per una squadra che in questa fase sta ancora cercando solidità, la sfida con il Langnau è stata tutt’altro che semplice.
L’Ambrì Piotta ha sostanzialmente dominato il primo tempo sul piano dell’iniziativa, passando parecchi minuti in zona offensiva e concedendo appena quattro tiri ai Tigers – contro i 16 locali – ma senza riuscire a trovare il punto del vantaggio. Sabolic ci è andato vicino, ma il ferro della porta di Punnenovs gli ha negato la gioia del primo gol.
Da dimenticare per entrambe le squadre invece il periodo centrale, con una manovra confusa ed una miriade di errori che non hanno prodotto nulla di buono, ad immagine di quel brutto powerplay giocato dall’Ambrì nel finale della frazione, quando alla Valascia si è sentito anche qualche fischio.
L’Ambrì è però ritornato a cercare la vittoria con convinzione negli ultimi 20 minuti, quando l’insistenza è stata premiata dall’azione personale di Zwerger, innescata da un ottimo puck smistato in zona neutra di Sabolic, che ha così ottenuto il primo punto in biancoblù.
L’austriaco sino a quel punto aveva a dire il vero giocato maluccio – rimediando anche due penalità – ma la sua determinazione nel cercare il gol e l’esultanza una volta sbloccato il risultato ben riassume il momento dell’Ambrì, che ha tanta voglia di fare bene ma fatica ancora a tradurre con efficacia le sue intenzioni.
Una vittoria rognosa, si diceva all’inizio, perché i leventinesi non hanno brillato per linearità o pulizia nella loro manovra, ma hanno avuto il pregio di mantenere il barometro dell’iniziativa costantemente dalla loro parte, e alla fine sono stati premiati. Fondamentale pure Manzato, al suo primo shutout dal ritorno in biancoblù.
Coach Luca Cereda ama ricordare che la vittoria rappresenta il miglior team building, ed in questo momento l’Ambrì aveva estremamente bisogno di un successo per sentirsi bene e ritrovare fiducia nei propri mezzi. Anche martedì è infatti bastato osservare la panchina per capire come alcuni giocatori tornassero a sedersi un po’ troppo “spenti” dopo una giocata sbagliata, e se l’Ambrì vorrà tornare ad essere quello dello scorso anno avrà bisogno di vedere nuovamente il fuoco negli occhi dei suoi interpreti.
È principalmente così che i biancoblù avevano sorpreso tutti nella passata stagione, e sarà attraverso questo processo che la squadra dovrà riportare tutti alla miglior forma. C’è chi si concentra sul mancato impatto degli stranieri e chi ricorda con maliconia Kubalik, ma l’ingrediente che davvero è mancato alla squadra sinora è quello della convinzione, della personalità e della spavalderia.
Una scintilla importante in questo senso potrebbe essere rappresentata dalla vittoria sul Langnau, messa al sicuro nel finale da un bel tiro di D’Agostini, che sinora ha rappresentato uno dei pochi elementi – forse l’unico – a mostrarsi con continuità già ad un buon livello di forma. Ora starà all’Ambrì costruire sulla serata di martedì, ma il primo importante mattone è stato posato.
IL PROTAGONISTA
Marco Müller: Non ha ottenuto alcun punto, ma ha rappresentato la voglia di combattere dell’Ambrì Piotta. Per tutta la partita è stato il giocatore biancoblù a portare sul ghiaccio la maggior energia, tanto da tornare in panchina sfinito ed avere il fiatone praticamente sino al cambio successivo.
Colpito nel finale da una discata al volto e diretto nel puntare alla porta avversaria per tutto il match, il primo centro dei leventinesi non si è risparmiato ed è stato un esempio da seguire.
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