La provocazione del titolo va per direttissima, ed è voluto così, ma una riflessione su ciò che sta accadendo in LNB e che sta mutando disordinatamente il torneo va sicuramente fatta.
Il Red Ice di Martigny, notizia di pochi giorni fa, è solo l’ultima società di LNB ad aver depositato ufficialmente fallimento dopo quelli degli scorsi anni di Basilea e Sierre, altri club che per motivi diversi hanno lasciato il panorama della Lega Nazionale. Dopo i tentativi (falliti) di rendere attrattivo e competitivo il club vallesano, il mecenate russo Andrey Nazheskin ha infatti abbandonato la nave biancorossa, lasciando la società piena di debiti e con la stessa messa in mora dai giocatori dopo i mancati versamenti dei salari.
Storie già viste, purtroppo, storie di soldi che fanno sognare, illudono e che poi ripuliscono fino alle fondamenta club che si sono lasciati prendere per la gola da questi sedicenti benefattori o aspiranti (e mancati) Abramovich in terra elvetica. Nel calcio di questi esempi ne abbiamo fin troppi, dai primi anni 2000 con Belardelli a Lugano, passando per la triste storia del Bellinzona di Giulini, arrivando a quella allucinante di Bulat Chagaev a Neuchatel con lo Xamax, fino a quella dei tempi più recenti con il Wil degli investitori (in fuga) turchi.
Storie di fallimenti, di soldi dalle provenienze mai troppo chiare, di fanfaroni e creduloni, c’è spazio anche per storie di chi ci ha messo tutto ma in realtà ormai scariche e fuori dai contesti principali, di chi ha fallito credendo in progetti inattuabili. Anche l’hockey svizzero oggi non è più esente da queste vicissitudini, e quello che è successo negli ultimi anni in LNB deve perlomeno far riflettere ed essere spunto pure di qualche provocazione, dettata non solo dalla vicenda del Red Ice, la quale rappresenta solo uno dei motivi.
La prima provocazione la lanciamo noi, la più dura possibile: ha ancora senso un campionato di LNB come quello che stanno giocando alla mera sopravvivenza di fatto i quasi 2/3 delle squadre? Qualcuno che ogni 3-4 anni ad essere ottimisti hanno la possibilità vera (e non come accade con gli spareggi con squadre che non hanno i requisiti) di ambire alla LNA risponderebbero sì, assolutamente ha ancora senso per “noi del Rapperswil”.
E gli altri? Non giriamoci attorno, ad oggi annualmente solo una squadra su 12 ha reali possibilità sportive, societarie e strutturali per poter puntare alla massima serie, le altre solite 2-3 possiedono ambizioni coraggiose ma destinate regolarmente al fallimento, con o senza gli investitori esteri. Accodate alle prime ci sono almeno 4-5 società che sopravvivono senza lode ne infamia – ma con l’ottenimento del glorioso e ambitissimo diploma di partecipazione – squadre che restano in B semplicemente grazie a un paio di stranieri e null’altro e che non contribuiscono certo all’innalzamento del livello del torneo ne tanto meno a quello formativo.
Dietro però c’è un nuovo fronte che avanza, ed è quello che quatto quatto ma con intelligenza e lungimiranza fu lanciato dagli ZSC Lions con il GCK anni fa ed ha inaugurato l’era dei farm team in LNB. Al seguito degli zurighesi si sono accodati come club formatori i vari Winterthur, Ticino Rockets e EVZ Academy negli ultimi anni, provando che in LNA anche altre società cominciano a programmare con serietà.
La strada del Farm Team vero e proprio (non a metà o solo nelle intenzioni) è coraggiosa ma pure realistica, e può andare a sostituire in tutto e per tutto un campionato che perde ogni suo senso e cognizione ogni stagione che passa. Ai giovani giocatori va dato un torneo formativo vero (il campionato élite è di livello sempre più basso e non ha competitività sufficiente, impensabile paragonarlo ai tornei giovanili nordamericani) e l’attuale LNB, divisa di fatto in tre fasce di interesse e ambizioni completamente opposte risulta un miscuglio disordinato che non sa bene cosa fare di se stesso.
Vale quindi ancora la pena tenere in piedi un campionato “brucia soldi” come la LNB (senza alcun interesse televisivo oltretutto in un mercato “monouso” della LNA) per dare spazio a una sola squadra con reali possibilità di salita, oppure andrebbe sfruttato per un vero campionato di farm team (con playoff, trofeo e tutto il contorno, sia chiaro) com’è da anni l’AHL in Nordamerica?
Va bene, la chiusura della lega non è sicuramente la soluzione più bella per i tifosi (SM Liiga dixit, anche se dalla Svezia possono arrivare idee per nuove formule di campionato) ma occorre guardare in faccia alla realtà: tra la LNA e la LNB l’abisso su ogni livello è sempre più profondo, facendo sorgere dubbi sempre più grandi sul senso dell’esistenza di un campionato confuso e dalle ambizioni della maggior parte dei club limitate alla sopravvivenza.
La provocazione è sicuramente forte, ma non è un caso se la LNB ultimamente è sempre più occupata dai club formatori, perché è questo il vero e unico futuro della lega cadetta, un futuro utile e soprattutto sostenibile.