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Lugano

Un tempo regalato al Kloten condanna il Lugano alla sconfitta

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KLOTEN – Tredici minuti, tanto è bastato al Kloten per battere tre volte Merzlikins e la miglior difesa del campionato. Tre reti suonate come altrettanti pugni in faccia a un Lugano sceso sul ghiaccio con i pattini ma non con la testa. Ancora una volta, come già successo a Losanna, Ginevra e con il Friborgo in casa, i bianconeri hanno “regalato” il primo tempo all’avversario, complicandosi la vita all’estremo nel successivo tentativo di rimonta.

Il distratto Lugano sceso in pista alla Kolping Arena di Kloten è stato sostanzialmente lo stesso visto all’opera contro il Berna e il Losanna, con l’eccezione del cambio tra i pali, dove è tornato Merzlikins.

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Kloten che ha potuto contare di nuovo su Bodenmann e, non a caso, il nazionale svizzero è stato tra gli uomini decisivi per la vittoria zurighese grazie alla sua rete, la seconda nell’ordine, quando è scappato via a mille all’ora a Maurer, ingannato dai rimbalzi del disco. Poco prima di Bodenmann – 27″ per l’esattezza…- era stato Santala a colpire, con un gran polsino dallo slot, dopo che il Lugano si era infangato nel proprio terzo senza riuscire a liberarlo a causa di approssimazione e mancanza di lucidità.

La terza rete, di Bieber, è stata il più classico dei gol susseguenti ad una penalità, e a quel punto non si vedeva l’ora che finisse il tempo. Praticamente un incubo i primi 20′, periodo in cui al Lugano riusciva tutto male e al Kloten tutto bene pur se gli uomini di Hollenstein non sono sembrati invincibili.

Inutile dire che Fischer avrebbe preteso un cambio sul piano dell’intensità e della precisione nell’uscita dal terzo – troppi i 2 contro 1 a favore degli aviatori – ma anche su quello caratteriale, dopo aver tentato la scossa con il cambio temporaneo tra i portieri. E non a caso Walker, uno dei più energici e volenterosi ha suonato la carica in power play, e da lì via è sembrato che il Lugano potesse prendere in mano il pallino del gioco.

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Più intensità e continuità nelle azioni, più copertura e pazienza nel portare gli attacchi. Il Lugano stava crescendo, le occasioni stavano arrivando, ma la classica situazione del gol subito nel momento migliore non ha tradito nemmeno questa volta, e il 4-1 estemporaneo di Santala – poco prima Mclean e Fazzini avevano bruciato due clamorose occasioni – ha di nuovo saggiato la durezza delle ginocchia bianconere.

Il carattere è rimasto, e la rocambolesca rete di Micflikier ha lasciato aperto il baule delle speranze per Hirschi e compagni, in un secondo periodo completamente dominato (ben 20 i tiri verso Flückiger!) facendo mangiare le unghie ai tifosi per quei maledetti tredici minuti del primo tempo.

Come da previsione, il periodo conclusivo è tornato più equilibrato, con il Kloten ormai chiuso e pronto a colpire in contropiede non è stato facile tagliare la difesa e crearsi occasioni, ma i vari Simion, Walker, Micflikier e Mclean hanno peccato di mancanza di freddezza. Inutile il forcing finale a 6 contro 4, dove peraltro non sono giunte occasioni, e i rimpianti vanno di nuovo a quel primo tempo completamente regalato.

Errori di concentrazione, individuali e di gruppo, errori che devono essere presi come insegnamento su cui applicarsi durante la pausa, perché il Lugano non può permettersi di giocare solo due terzi di partita pur con la dovuta intensità e volontà. Inutile recriminare sul secondo tempo dominato, perché con uno svantaggio di 0-3, la gestione tattica e delle forze fisiche e mentali cambiano completamente.

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Tra le ombre della serata c’è pure qualche luce, come Walsky, da qualche settimana giunto a livelli molto alti per qualità e quantità. Tra i giocatori in rosa con più talento, l’attaccante nato in Alaska ha dispensato giocate di classe e tanta intelligenza per tutto il match, confermando la crescita palesata negli ultimi tempi. Crescita avuta anche da Walker, di nuovo presente in zona gol e vero e proprio carro armato per recuperare dischi dietro la porta.

Pure Micflikier è tornato sui livelli pre natalizi, sempre al tiro quando vede la porta è molto intelligente nei movimenti senza disco, trovandosi sempre nel posto giusto al momento giusto. Serata agitata per Merzlikins, sostituito più per dare una scossa nel primo tempo e schierato di nuovo nel resto del match, non è sembrato reattivo sulla terza rete, ma nel terzo periodo ha permesso al Lugano di continuare a sperare con alcuni interventi di grandissima classe.

Storia già vista, quella che ha contraddistinto questa sconfitta. Di buono c’è che la squadra è in grado di reagire e di farlo con notevole forza e impatto e che un punto su cui lo staff tecnico ha lavorato, il power play, è tornato a girare con efficienza seppur a corrente alternata.

Ora un ultimo sforzo contro il Davos, poi coach Fischer potrà lavorare su quegli aspetti che ancora stridono, in primis certe entrate in materia a dir poco “sfarfallanti”.

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