FRIBORGO – LUGANO
1-0
(0-0, 1-0, 0-0)
Rete: 23’43 DiDomenico (Gunderson, Bertschy) 1-0
Note: BCF Arena, 9’095 spettatori
Arbitri: Tscherrig, Wiegand; Fuchs, Urfer
Penalità: Friborgo 2×2, Lugano 3×2
Assenti: Julian Walker, Markus Granlund, Giovanni Morini, John Quenneville (infortunati), Joey LaLeggia, Arno Snellman, Roberts Cjunskis, Alessandro Villa, Joel Messerli, Jeremi Gerber, Leandro Hausheer, Maxime Montandon, Mikko Koskinen, Cole Cormier, Arnaud Montandon (sovrannumero)
FRIBORGO – Quando si perde per una sola rete, in una serata in cui il tuo portiere ha giocato forse la sua miglior partita non solo di questa stagione, dire che è un peccato uscire a mani vuote non è abbastanza.
Se Niklas Schlegel in questa Gara 5 ha sfoderato a getto continuo interventi da strabuzzare gli occhi e da fare impazzire gli attaccanti del Friborgo, è evidente che il resto della squadra bianconera non ha fatto abbastanza per dare seguito alla performance del numero 34.
E ora il problema è che il Gottéron dispone del primo match ball di questa serie, ma la cosa buona in questo è che il Lugano non può e non deve farsi impaurire, perché se al termine di una prestazione grigia come quella messa in pista alla BCF Arena è rimasto praticamente in partita fino all’ultimo, significa che con una registrata negli ingranaggi giusti, la squadra di Luca Gianinazzi può ancora dire la sua in questa serie.
Nella quinta partita, dopo aver perso due sfide di fila all’overtime e aver recuperato Marcus Sörensen e Julien Sprunger, ci si poteva aspettare una reazione rabbiosa dei dragoni, che in parte è avvenuta, nei minuti centrali del primo periodo, ma sicuramente in maniera meno violenta di quello che ci si poteva aspettare.
La squadra di Christian Dubé ha infatti approfittato soprattutto degli errori di gestione del disco e di transizione dei bianconeri nella zona che va dallo slot alto alla linea rossa, e sapendo quanto Bertschy e compagni siano bravi a far ripartire azioni dirette in spazi stretti, il lavoro difensivo dei ticinesi non poteva certo essere considerato sufficiente.
Queste fiammate friborghesi però sono durate lo spazio di cinque, sei minuti al massimo, e sul finire del primo tempo anche gli ospiti hanno saputo tirare fuori la testa dal guscio e impensierire Berra, soprattutto con il blocco di Ruotsalainen, Marco Müller e Zanetti, gli unici a saper dare continuità ed energia di cambio in cambio e a saltare il forecheck del Friborgo.
Le difficoltà per il Lugano sono tornate nel secondo periodo, non a caso con la panchina lontana, e quando i bianconeri devono gestire i cambi difensivi in quella zona tendono sempre ad avere problemi nell’uscire con il disco, con un Friborgo ovviamente conscio di queste difficoltà e bravissimo a creare gli scambi per impedirne le uscite.
In quei frangenti sono uscite le fragilità di alcuni difensori, su tutti un Andersson che nel giro di un paio di cambi ne ha combinate di tutti colori, compreso prendersi la penalità costata il gol di DiDomenico dopo essersi fatto carpire il disco davanti a Schlegel da Wallmark prima di farsi salvare dalla traversa.
Il Lugano ha avuto comunque il merito di non farsi surclassare dopo la rete del vantaggio dei padroni di casa, abbassando il ritmo delle operazioni ma nel contempo ritirandosi troppo su sé stesso e da lì sono iniziate le difficoltà nel costruire le azioni di rilancio.
Solo la citata linea di Ruotsalainen ha saputo mantenere alta la guardia della difesa di casa, mentre tra chi sbatteva su giocate fumose come Joly, chi veniva marcato sistematicamente a due come Carr e altri che in partita non sono mai entrati come Fazzini e Verboon – oltre a un quarto blocco indisciplinato – ecco che Gianinazzi si è trovato con delle frecce decisamente spuntate.
Non sarà certo un caso che nell’ultimo quarto d’ora il coach bianconero abbia modificato il top six girando solamente a tre linee – cosa, quest’ultima, che praticamente non ha mai fatto in stagione – segno che i bianconeri erano evidentemente in difficoltà.
Solo una rete ha diviso le due squadre, solo una è arrivata in tutto l’incontro. Questo aumenta i rimpianti per un Lugano che nonostante tutto rimane perfettamente in gioco in questa serie, contro un Friborgo che non è apparso irresistibile secondo il suo potenziale.
Ma se Alatalo e compagni vorranno tornare alla BCF Arena ancora una volta dovranno assolutamente registrare certe sbandate e tirare fuori dalle tasche quelle idee che domenica sera sono tremendamente mancate tanto da dare l’impressione che i bianconeri avrebbero potuto giocare fino a mezzanotte senza mai trovare la via del gol.
IL PROTAGONISTA
Niklas Schlegel: È vero che Berra ha tirato fuori lo shutout, ma il coefficiente di difficoltà incontrato dal bianconero rispetto a una partita quasi di “routine” del portiere friborghese è stato decisamente più elevato. Non si contano i salvataggi sui break friborghesi, le parate sicure, le deviazioni anche di millimetri per deviare alti i tiri dallo slot mentre i suoi compagni sbattevano contro la loro mancanza di idee. Paradossale che in una delle migliori partite di sempre da quando è a Lugano debba uscirne sconfitto.
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