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Un pazzo finale regala la prima vittoria al Lugano contro il Davos

LUGANO – DAVOS

4-2

(0-0, 2-0, 2-2)

Reti: 31’49 Alatalo (Sekac, Jesper Peltonen) 1-0, 33’28 Dahlström (Joly, Aebischer) 2-0, 45’06 Honka (Ambühl, Knak) 2-1, 45’24 Frehner 2-2, 57’33 Fazzini, 59’30 Marco Müller (Carr) 4-2

Note: Cornèr Arena, 4’866 spettatori
Arbitri: Hürlimann, Fonselius; Cattaneo, Obwegeser
Penalità: Davos 3×2, Davos 5×2 + 1 x rigore

Assenti: Calle AnderssonAleksi PeltonenLiekit Reichle (sovrannumero), Giovanni Morini (infortunato)

LUGANO – Buona la prima in casa per l’Hockey Club Lugano, e come sempre accade quando a uscire sconfitto dalla Cornèr Arena è l’avversario storico del Davos, la gioia dei tifosi si amplifica.

Peccato che in tutto questo la pista bianconera non era frequentata come ci si poteva aspettare per la prima sul proprio ghiaccio da parte di Thürkauf e compagni, ma sicuramente i presenti se ne sono usciti per la gran parte soddisfatti. Una vittoria è sempre una vittoria e la maniera con cui il Lugano ci è arrivato è stato abbastanza “nevrotica”, dopo aver sprecato un meritatissimo doppio vantaggio nel giro di 18 secondi e rischiando di buttare tutto alle ortiche con quel fallo di Alatalo nei minuti finali.

Andando però con ordine occorre capire come i bianconeri – i quali hanno ritrovato capitan Thürkauf – si siano costruiti quel doppio vantaggio in un secondo periodo accesosi improvvisamente grazie a quelle due fiammate. In verità la squadra di casa aveva lavorato abbastanza bene anche nel primo periodo, le azioni d’attacco erano sembrate anche più dirette, ma mai era stata trovata la posizione giusta nello slot per far male sul serio all’ottimo Hollenstein, sprecando anche le solite opportunità in superiorità numerica mostrando ancora i grossi limiti di un power play che non vuole saperne di decollare.

Ecco che allora, con un primo blocco un po’ a singhiozzo e giovedì sera dipendente soprattutto dalle idee di Joly, a salire in cattedra a partire dal secondo periodo è stata la coppia ceca. Sekac e Zohorna hanno lavorato moltissimo sia in fase di costruzione che di contenimento, riuscendo poi a sbloccare la contesa con quel passaggio delizioso dell’ex Losanna per Alatalo che in due battute ha superato una prima volta Hollenstein.

Dopo questa rete il Lugano è apparso più sciolto, i giocatori hanno iniziato a passarsi il disco con più rapidità e sicurezza, tanto da trovare finalmente anche la rete in power play, grazie all’ultimo giocatore da cui aspettarsi faville in quell’esercizio, ossia Calle Dahlström. Lo svedese è stato imbeccato da Aebischer dall’angolo e ha tagliato lo slot per poi superare il portiere grigionese con un bel diagonale, 2-0 e partita in pieno controllo bianconero.

Davos quasi annichilito, Josh Holden è stato costretto a chiamare persino il time out per richiamare all’ordine i suoi, ma fino alla seconda sirena è stato quasi un monologo dei padroni di casa.

Diffidare però del Davos non è mai una brutta idea, squadra che da anni pratica un gioco speculativo e capace di segnare con pochissime opportunità, ed ecco che in un amen Van Pottelberghe (comunque ottima gara la sua) deve raccogliere due dischi da dietro le spalle.

La squadra di Luca Gianinazzi in quel momento ha rischiato pure di prendere subito anche la sberla dello svantaggio, ma il portiere bianconero è intervenuto alla grande su un break solitario di Zadina, ed è stato nel pazzo finale che tutto si è deciso in maniera imprevedibile con quel gesto di grande classe e freddezza di Luca Fazzini.

La perla del “Fazz” ha risolto un incontro che perdere per il Lugano sarebbe stato da mangiarsi le mani. I bianconeri sono andati in crescendo mostrando una grande solidità difensiva a livello collettivo, con anche gli attaccanti coinvolti, e la mole di gioco prodotta con continuità aveva comunque portato quel paio di reti.

Aldilà del blackout – se così possiamo definirlo – i bianconeri sanno che i passi avanti da fare sono concentrati soprattutto in un power play che incredibilmente fatica ancora enormemente da una stagione all’altra, mentre sul gioco a parità numerica si vede una squadra in grado di produrre azioni offensive con regolarità e compatta difensivamente.

L’apporto di Sekac e Zohorna appare più chiaro con il passare delle partite, ma l’importanza dei due a livello di equilibrio, solidità e apporto offensivo è evidente, chiunque sia la seconda ala nel loro blocco.

L’importante per il Lugano era soprattutto trovare i primi punti e fare il pieno di fiducia e nonostante quell’inciampo nel secondo periodo i bianconeri hanno mostrato buone cose per lunga parte dell’incontro dominando l’avversario. A mancare – oltre al citato power play – è ancora un po’ di decisione al tiro e di cattiveria sui secondi dischi, ma un primo e fondamentale passo nella giusta direzione è stato fatto.


IL PROTAGONISTA

Santeri Alatalo: Non è detto che il protagonista debba essere colui che ha fatto tutto bene o ha deciso la partita. Il difensore numero 22 del Lugano è stato comunque quello più in luce, sia nel bene, con la rete del primo vantaggio, diverse incursioni in attacco e tanti dischi rilanciati in transizione, sia nel male, con quel fallo ingenuo in attacco a pochi minuti dal termine. Però il meglio “Santi” doveva ancora regalarlo, con il break in uscita dalla panchina dei penalizzati che ha costretto al fallo Dahlbeck e consegnato il rigore a Fazzini. Croce e delizia, lo si può perdonare sicuramente.


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HIGHLIGHTS

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