LUGANO – AMBRÌ
6-4
(2-0, 1-4, 3-0)
Reti: 7’05 Fazzini 1-0, 17’31 Boedker (Bürgler) 2-0, 20’59 Fischer 2-1, 23’56 Perlini (Zwerger) 2-2, 25’50 Josephs (Heed, Arcobello) 3-2, 29’51 Fora (Zwerger) 3-3, 37’59 Müller (Kostner) 3-4, 57’07 Heed 4-4, 57’35 Sannitz 5-4, 59’40 Suri 6-4
Note: Corner Arena, porte chiuse. Arbitri Tscherrig, Stolc; Fuchs, Gnemmi
Penalità: Lugano 5×2′ + 2×10′, Ambrì 4×2′
Assenti Lugano: Julian Walker, Alessio Bertaggia, Tim Traber, Jani Lajunen (infortunati), Loic Vedova, Eliot Antonietti (sovrannumero)
Assenti Ambrì: Matt D’Agostini, Tommaso Goi, Elias Bianchi (infortunati), Viktor Östlund, Christian Pinana, Petr Cajka, Joël Neuenschwander, Dario Rohrbach, Rocco Pezzullo (sovrannumero)
LUGANO – In 80 anni di storia dei derby tra Lugano ed Ambrì Piotta di finali rocamboleschi, strani o pazzi ce ne sono stati moltissimi, ma quello che ha deciso la sesta sfida ticinese della stagione 2020/21 passerà di sicuro agli annali.
A tre minuti dalla fine l’Ambrì Piotta si ritrova in penalità differita dopo aver appena subito il gol del pareggio da parte di Heed, Ciaccio lascia la sua porta vedendo l’arbitro con il braccio alzato, Trisconi cerca un compagno sulla linea blu, ma la traiettoria del disco passa fra tre giocatori, tutti impossibilitati ad arrivarci e lemme lemme si infila in rete.
La festa sulla panchina del Lugano è enorme, l’incredulità su quella leventinese altrettanto grande. Perdere un derby così può fare male, molto male, soprattutto dopo essere riusciti a recuperare uno svantaggio di 0-2 e poi 2-3 per ritrovarsi avanti 4-3 ancora al 57′, quando un secondo appena prima del tiro di Heed la classifica virtuale vedeva i biancoblù agganciati al Rapperswil in vista della sfida spartiacque di sabato sera proprio contro i sangallesi.
Ma andiamo con ordine, perché come si è sviluppato questo derby va raccontato, anzi, vanno raccontate le tre (o quattro) partite racchiuse dentro di esso.
In un primo tempo iniziato meglio dai biancoblù è stato infatti il Lugano a fare la differenza, con un 2-0 nato per un intervento imperfetto di Ciaccio e una giocata di classe e rapidità del primo blocco bianconero, e questo sembrava inizialmente sufficiente per lanciare la squadra di Pelletier verso una partita di controllo.
Apparentemente però, perché sappiamo bene qual è stato il tallone d’Achille dei bianconeri di questa stagione, e quando hanno cominciato a specchiarsi nella loro presunta bellezza sono cominciati i guai. La squadra di Luca Cereda ha iniziato invece a spingere con più convinzione e piano piano, con pazienza e lavoro sulle debolezze dell’avversario, ha piantato le sue picconate alle gambe di Arcobello e compagni.
Improvvisamente il derby si è ritrovato sul 2-2 e la partita era cambiata sul serio, anche quando il nuovo straniero del Lugano, Troy Josephs, ha infilato il nuovo vantaggio bianconero. La bilancia sembrava già inclinata verso l’Ambrì, che in altri due colpi si è trovato in vantaggio sul 4-3. Un mezzo choc per i bianconeri, incapaci di rimettersi in carreggiata dopo aver commesso moltissimi errori in retrovia forzati dal forecheck dell’Ambrì, lasciando spazi imperdonabili nella parte centrale dello slot, guarda caso da dove sono arrivate tre delle quattro reti leventinesi.
Il Lugano – che nell’occasione recuperava Elia Riva – non ha saputo tornare completamente sui suoi passi, anche nel terzo periodo i bianconeri hanno pasticciato regolarmente senza riuscire a scrollarsi di dosso gli avversari, decisi a difendere il vantaggio con energia.
Solo un altro errore di Ciaccio nel finale ha improvvisamente riportato a galla i bianconeri, ma l’episodio della rete decisiva – poi assegnata a Raffaele Sannitz – non solo passerà alla storia del derby, ma rischia anche di infliggere una mazzata moralmente durissima ai leventinesi.
Non avrebbe rubato nulla la squadra biancoblù se fosse andata a punti in qualunque maniera alla Cornèr Arena, ma ora deve assolutamente convertire in rabbia quanto successo per non rischiare che la sfida contro i Lakers la distanzi ancora di più dal decimo posto.
Tutto è ancora possibile per Zwerger e compagni e niente è assolutamente perduto, ma molto dipenderà da quale strascico lasceranno quegli ultimi tre minuti nel morale dei giocatori, che tanto bene avevano reagito dopo il primo tempo.
Il Lugano da parte sua può rallegrarsi per tre cose sostanzialmente: per la settima vittoria consecutiva, per la sesta nei sei derby stagionali e per aver consolidato la posizione nelle prime della graduatoria. Sulla prestazione dei bianconeri qualcosa abbiamo già detto, quel rilassamento dopo il primo tempo è sintomo che questi cali sono genetici nella squadra bianconera, lo staff deve fare di tutto per evitarli ora che si arriva al clou della stagione.
Anche perché della prestazione collettiva dei bianconeri, aldilà di un buon primo periodo, si può solo parlare di un passo indietro dopo i bei segnali lanciati da Zurigo.
IL PROTAGONISTA
Troy Josephs: Difficile in un derby del genere trovare qualcuno che sia emerso particolarmente, quindi merita almeno un appunto la partita del canadese. Appena arrivato da Visp, il 26enne è stato buttato nella mischia a causa dell’infortunio di Lajunen (che ne avrà per una decina di giorni per uno strappo inguinale) e non ha certo sfigurato. Le mani non sono di classe sopraffina, ma la prestazione sul piano fisico e della grinta è stata sicuramente positiva, e in più ha avuto la soddisfazione di andare subito a segno e di vincere questo pazzo pazzo derby. Che serata.
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