
ZSC LIONS – LUGANO
5-3
(2-1, 0-1, 3-1)

Reti: 00’40 Canonica (Fazzini, Thürkauf) 0-1, 06’32 Andrighetto (Malgin, Geering) 1-1, 08’52 Riedi (Schwendeler) 2-1, 32’42 Fazzini (Thürkauf, Alatalo) 2-2, 43’54 Alatalo (Sanford, Müller) 2-3, 53’16 Andrighetto (Schwendeler) 3-3, 56’47 Frödén (Balcers, Geering) 4-3, 59’51 Malgin (Andrighetto, Sigrist) 5-3
Note: Swiss Life Arena, 11’195 spettatori
Arbitri: Lemelin, Staudenmann; Gurtner, Huguet
Penalità: ZSC Lions 4×2, Lugano 2×2
Assenti: Rasmus Kupari, Brendan Perlini (infortunati), Marco Zanetti (sovrannumero)
ZURIGO – È ormai assodato che le pause dedicate alla Nazionale non fanno un gran bene al Lugano. Già rientrato “intorpidito” una prima volta a novembre in quel di Langnau, la squadra di Tomas Mitell si è fatta uccellare in quel della Swiss Life Arena al termine di una partita di certo non perfetta ma nella quale aveva perlomeno trovato le basi necessarie per portare a casa tre punti.
E sarebbero stati tre punti pesantissimi, perché avrebbero permesso ai bianconeri di piazzare un discreto allungo sulla settima posizione e proprio sui campioni svizzeri in carica, che invece ora si trovano a un solo punto da Thürkauf e compagni, seppure con una partita disputata in più.

(Postfinance / KEYSTONE / Claudio Thoma)
A voler vedere il bicchiere mezzo pieno si può dire che nonostante tutto il Lugano se l’è cavata egregiamente in senso generale, non è stato molto diverso da quello visto all’opera prima del break, ma a fare la differenza sono stati degli errori in fase di gestione del disco tramutatisi in ingenuità che contro certi avversari vengono pagate a carissimo prezzo.
Qui il bicchiere invece mezzo vuoto, con un vantaggio trovato in apertura di terzo periodo e diverse occasioni per allungare e magari chiudere una partita che sembrava poter venire controllata dagli ospiti, risulta imperdonabile lasciare partire Andrighetto verso il 3-3 al rientro dalla penalità – un Andrighetto formato lusso e decisamente scatenato, non quello apatico autunnale – e permettere pure che sullo slancio Frödèn si qualifichi quale match winner.
È un po’ una lezione di come le squadre più talentuose a volte attendono solo certi errori per colpire, risulta antipatico vedere poi come la vittoria scivola via in quella maniera, ma il Lugano stavolta può fare solo “mea culpa”. Certo, i Lions non sono ancora a pieno regime del loro potenziale, ma per certe folate, soprattutto con il top six, sono sembrati in decisa crescita, ad immagine di giocatori come Malgin e il citato Andrighetto che sono sembrati (finalmente, per Marco Bayer) decisamente diversi rispetto a solo un mese fa, capaci di dare un ritmo infernali ai loro cambi e di trovarsi ad occhi chiusi in qualsiasi spazio del ghiaccio.

(Postfinance / KEYSTONE / Claudio Thoma)
Bravo comunque il Lugano a salvarsi su quelle fiammate, soprattutto quelle sul finale del primo tempo, momenti durante i quali la squadra di casa stava cercando con insistenza l’allungo dopo aver ribaltato il vantaggio iniziale di Canonica. E appunto con quelle due prime reti un paio di segnali di avvertimento sono arrivati alla panchina, la gestione delle due azioni, con Andrighetto perso da Dahlström e una lettura completamente sbagliata sul cambio volante, hanno permesso ai Lions di ribaltare tutto ancora prima di aver giocato metà del primo periodo.
Mitell comunque l’odore di fumo lo ha sentito, quel time out chiamato in pieno secondo periodo era segnale che il coach bianconero stava leggendo qualcosa che non andava nelle movenze dei suoi giocatori, capaci nonostante tutto di ribaltare di nuovo il tavolo e di trovarsi in vantaggio proprio con il gol di Alatalo all’inizio del terzo periodo. Ed è da lì probabilmente che il Lugano ha perso di nuovo i suoi automatismi e forse anche un pizzico di umiltà – quanto è cara all’allenatore svedese – facendosi del male da solo sprecando le occasioni buone per allungare e permettendo ai Lions di prendersi tre punti che erano decisamente alla portata dei bianconeri.

(Postfinance / KEYSTONE / Claudio Thoma)
Questa è stata un’altra di quelle lezioni che il Lugano deve tenere a mente e che incontrerà probabilmente di nuovo nel suo percorso di crescita. Al momento i bianconeri non dispongono ovviamente di individualità pari a quelle dei Lions, quindi deve giocoforza applicare il solito sforzo collettivo per uscire vincente da certe sfide, ma se appena qualcosa si slega, le conseguenze sono ben chiare. Nessun dramma, la prestazione, seppure non lucidissima e costellata da questi errori inusuali per come ci hanno abituati Fazzini e compagni da un paio di mesi a questa parte, in fondo sarebbe stata anche sufficiente per portare a casa la posta piena in altri contesti.
Siamo pronti a scommettere che già sabato a Davos vedremo un altro Lugano, proprio parlando di certi errori banali, perché i bianconeri saranno ben coscienti di quanto hanno già pagato dazio anche di fronte ai grigionesi.
IL PROTAGONISTA

Sven Andrighetto: Abulico e spesso inconcludente durante l’autunno, ora che siamo nella seconda metà della regular season il nazionale svizzero sta alzando il regime del motore. Con il gemello Malgin ha seminato panico e distruzione nella difesa del Lugano, mostrandosi finalmente ai livelli conosciuti da tutti. Il gol del 3-3 è un misto di rabbia, lettura del gioco e istinto, e a vedere un Andrighetto del genere ne sarà felice pure Patrick Fischer.
HIGHLIGHTS



