LOSANNA – LUGANO
2-6
(2-1, 0-2, 0-3)
Note: Malley, 6’687 spettatori. Arbitri Eichmann, Kurmann; Küng, Obwegser
Penalità: Losanna 4×2′, Lugano 5×2′
LOSANNA – Era il lontano 25 settembre, il Lugano di Fischer si era imposto ai rigori a Langnau in una partita non sofferta, ma soffertissima, contro i Tigers dell’irrefrenabile DiDomenico.
Ecco, quella è stata l’ultima vittoria colta fuori dalle mura della Resega dai bianconeri, prima di inanellare una serie impressionante di sconfitte in trasferta che in pratica sono costate il posto a Patrick Fischer.
Quel Lugano, sotterrato a Zugo, Davos e Bienne aveva denotato una preoccupante fragilità, sia a livello tattico che mentale, afflosciandosi in maniera repentina e irreversibile alla prima difficoltà. Oggi Shedden ha potuto già dare un saggio delle sue capacità di motivatore, dopo che a Ginevra si era visto qualche timido segnale, ma la vittoria colta a Losanna ha molto della mano del neo tecnico bianconero.
Un primo tempo giocato forse con un po’ di spavalderia, soprattutto dopo la rete di apertura di un Brunner in formato… Zugo, e quel micidiale 1-2 sull’asse Louhivaara–Pesonen ottenuto con la complicità della difesa bianconera sembrava dire “ecco, ci risiamo”.
Invece, stavolta, nulla di tutto questo. Nessun crollo, nessun timore ma solo tanto lavoro, pazienza e applicazione nel mettere in pratica il sistema di gioco voluto da Shedden. È stato Alessio Bertaggia, al suo rientro e alla prima rete stagionale, a dare quella convinzione in più ai suoi compagni, che si sono compattati, hanno lavorato ognuno per tutti e sono riusciti a girare la frittata ancora nel periodo centrale.
La rete di Sannitz – al quinto centro in 4 partite – non è stata casuale per come è nata, ma il recupero del disco alle assi da parte di Brunner che ha poi servito il compagno al centro è sintomo di una rinata voglia di lavorare e sacrificarsi, oltre che di arrivare primi sul disco senza aspettare che passi dalle proprie parti.
E poi c’è lei, la tanto desiderata Dea Bendata, che aiuta glia audaci e si nasconde con i pavidi, tornata a far capolino sulla rete di Fredrik Pettersson – in realtà autorete di Hytönen – che ha definitivamente spianato la via ai bianconeri.
Il doppio vantaggio ha definitivamente rallegrato un Lugano diventato pian piano più solido, che ha limitato al massimo le scorribande del Losanna e che ha cominciato a giocare con sicurezza e convinzione, con la semplicità e l’efficacia dei nuovi schemi, forse non spettacolari, ma maledettamente pratici ed efficaci, soprattutto quando in squadra si ha così tanta genete in grado di arrivare sulla porta.
Le reti finali di Brunner e Hirschi, oltre che diverse altre azioni pericolose, hanno abbellito il risultato, ma hanno anche reso l’idea della crescente convinzione che i bianconeri hanno messo sul ghiaccio minuto dopo minuto, una vera utopia solo tre settimane fa.
È ovvio che non possiamo ancora parlare di un Lugano lanciatissimo, perché occorre ripetere fino alla noia che nulla è stato fatto, ma da parte di Shedden il cambiamento improntato alla squadra è da ritenersi un mezzo miracolo. Linee quasi rivoluzionate, gioco semplice e lineare, passaggi veloci senza pensarci su più di due secondi, difesa efficace e presidio della zona neutra, questo voleva il coach canadese e questo ha cominciato a vedere.
Oltre agli schemi rinnovati si è vista una squadra unita, più legata tra i reparti ma soprattutto con la voglia di lavorare e di sacrificarsi, trascinata da un Brunner “vero” e con segnali di ripresa anche da Martensson e Filppula, pur se non ancora ai livelli che gli competono.
Doug Shedden si è descritto come un allenatore pratico e concreto, in poco tempo ha fatto già tantissimo, cambiando apparentemente la testa di questo Lugano e modellandolo, seppur in maniera ancora molto grezza, a sua immagine e somiglianza.
E anche quando tutti i leader torneranno ai livelli cui ci si aspetta, il Lugano potrà veramente tornare a dire la sua.
LA TENUTA MENTALE: Il Lugano di questa stagione ci aveva abituato a delle trasferte catastrofiche, partendo magari pure bene ma disintegrandosi alle prime difficoltà e finendo col fare delle brutte figuracce.
Stavolta, dal vantaggio losannese, i bianconeri si sono ricompattati, hanno lottato e non hanno più mollato la presa, continuando ad applicarsi cambio dopo cambio, e lavorando con pazienza sempre alla stessa maniera. E guarda caso, è arrivata la vittoria.