LUGANO – ZUGO
1-4
(0-2, 0-0, 1-2)
Reti: 9’24 Martschini (Herzog, Schlumpf) 0-1, 16’17 Martschini (Michaelis, Bengtsson) 0-2, 43’34 Kovar (Herzog, Gross), 51’18 Martschini 0-4, 55’13 Thürkauf (Joly, Guerra) 1-4
Note: Cornèr Arena, 6’161 spettatori
Arbitri: Wiegand, Stricker; Urfer, Duc
Penalità: Lugano 4×2 + 1 x rigore, Zugo 5×2
Assenti: Daniel Carr, Marco Müller, Lorenzo Canonica, Julian Walker, Markus Granlund, Calle Andersson, Stephane Patry (infortunati), Niklas Schlegel (ammalato), Mario Kempe (sovrannumero)
LUGANO – Tre sconfitte filate, tre reti segnate, zero punti in questa prima settimana del 2024. Letta così la situazione del Lugano potrebbe sembrare un mezzo disastro, ma ancora una volta i bianconeri qualche dito da mordere ce l’hanno sicuramente, perché il risultato di 4-1 in favore dello Zugo non dice effettivamente tutto su quanto successo in pista, anzi nasconde molte cose.
Lo sappiamo, ovviamente a contare alla fine sono solo i risultati numerici, e qui non ci piove, il Lugano sta marciando sul posto in quel caso e le prime sei posizioni piano piano rischiano di allontanarsi alla lunga, ma ci sarebbe da preoccuparsi sul serio se questa squadra fosse rimasta in balia degli uomini di Dan Tangnes per tutto l’incontro senza colpo proferire, invece a dover chiamare un time out in piena partita per calmare le acque è stato proprio l’allenatore norvegese.
Certo è che, facendo un passo indietro, l’entrata in materia dei bianconeri non è stata certo l’ideale, soprattutto per aver concesso un cinque-contro-tre allo Zugo in maniera decisamente ingenua – sfruttata anche furbescamente dal giocatore ospite che ha subito il fallo di Thürkauf – e arrivare dalle parti di Hollenstein è stata una vera impresa per Arcobello e compagni, apparsi imballati per almeno venticinque minuti.
A cambiare le cose sul piano del gioco sono stati paradossalmente due power play in entrata di secondo periodo giocati in maniera improponibile dal Lugano, e sulla scia del secondo i bianconeri hanno improvvisamente cambiato marcia, riuscendo ad andare più volte a far male nello slot avversario e impensierendo non poco l’intrattabile portiere ospite.
Due ferri colpiti con Quenneville e Fazzini, due break in solitaria, due volte in due contro uno, un break in shorthand, eppure il disco non ne ha voluto sapere di entrare in quella decina di minuti abbondante in cui lo Zugo ci ha capito veramente poco ed è stato costretto a fermarsi per il citato time out e rimettere in sesto le idee.
Quell’interruzione non ha però cambiato molto le coordinate dell’incontro, l’ottimo Koskinen ha vissuto un paio di cambi di media difficoltà ma è stato anche ben protetto, mentre sull’altro fronte Hollenstein ha ancora avuto il suo da fare sui tentativi di Morini, Guerra e ancora Quenneville.
Eppure quella scia di occasioni arrivata fino alla seconda pausa senza cambiare le cifre del tabellone si divideva tra la speranza di vedere un Lugano arrembante nel terzo periodo – con tutte le possibilità di rientrare in partita – e la paura della beffa, con la doppietta di Martschini che pesava comunque come un macigno sull’economia dell’incontro.
Nemmeno a dirlo, dopo ancora un paio di occasioni contate sul bastone di Joly e Ruotsalainen, il cinismo estremo dello Zugo ha colpito non solo nella rete ma anche nel morale dei bianconeri, da lì in poi incapaci di reagire di nuovo, forse anche un po’ a corto di energie a causa dell’influenza che si aggira nello spogliatoio.
Solo di “cosmesi” le ultime due reti, con lo splendido rigore trasformato dallo scatenato numero 46 e dal gol della bandiera di Thürkauf, certo è che ancora una volta l’amarezza per una partenza falsa e le innumerevoli occasioni sprecate nel secondo periodo – va però sottolineata la capacità di crearle queste occasioni, in una maniera a tratti impressionante – si fa sentire, e se con tutte quelle assenze mancano comunque le voci grosse dagli altri attaccanti di punta ancora schierabili (come un lavoratore ma fumoso Ruotsalainen) ad oggi si fanno sentire le mancanze di alcuni scorer.
Non c’è molto da girarci attorno, anche in attesa di vedere al debutto Mario Kempe, il Lugano ha un compito molto semplice quanto chiaro, sfruttare meglio la numerose occasioni da rete che si crea, ed è per questo che nonostante le sconfitte siano tre in fila, le preoccupazioni non sono così pesanti, perché ancora una volta – seppure a corrente più alternata – questa squadra ha ancora dimostrato di potersela giocare con tutti, e quando sa alzare il livello della battaglia non è di facile contenimento.
Lo ripete spesso Luca Gianinazzi, il buon lavoro paga a lungo termine, il compito più importante è però il suo, ossia mantenere alta la tensione e la voglia di lottare anche dopo queste amare sconfitte.
IL PROTAGONISTA
Lino Martschini: La palma del protagonista è da dividere tra l’attaccante numero 46 e Luca Hollenstein, autore di una prova a tratti straordinaria, rovinata solo dal gol di Thürkauf nel finale. Il piccolo attaccante ha però deciso l’incontro con tre reti, una più bella dell’altra, con due colpi da sniper puro e un rigore tanto di classe quanto spettacolare. Nelle serate migliori è impossibile da marcare, lui troverà sempre lo spazio per scatenare il suo terribile tiro, e quando lo fa sono dolori veri, come quelli inflitti al Lugano.