LUGANO – AMBRÌ
4-3
(1-2, 1-0, 1-1; 1-0)
Reti: 2’45 Bürgler (Virtanen, Kneubuehler) 0-1, 5’24 Bürgler (Terraneo, Dauphin) 0-2, 11’03 Carr 1-2, 36’16 Fazzini (Carr, Granlund) 2-2, 41’24 Kneubuehler (Bürgler) 2-3, 42’37 Thürkauf 3-3
Note: Cornèr Arena, 6’733 spettatori
Arbitri: Hebeisen, Stricker; Obwegeser, Fuchs
Penalità: Lugano 2×2, Ambrì 5×2
Assenti Lugano: Thibault Fatton, Jeremi Gerber, Leandro Hausheer, Mark Arcobello (sovrannumero), Cole Cormier (infortunato)
Assenti Ambrì: Dominic Zwerger, Kilian Zündel, Isacco Dotti (infortunati), Valentin Hofer (sovrannumero)
LUGANO – Alla fine, quando Mikko Koskinen ha parato l’ultimo rigore biancoblù, l’arbitro ha dovuto far segno a centro pista che la partita era finita, con il pubblico di fede bianconera che ancora non sapeva se esultare o meno per la vittoria.
Probabilmente i tifosi del Lugano erano ancora scottati dalle tre (!) reti annullate alla loro squadra nel terzo tempo e alle parate di Juvonen, e nessuno si fidava più a vederla fatta. Scherzi a parte, quei rigori hanno in fondo suggellato la meritata vittoria del Lugano sull’Ambrì Piotta, dopo un derby iniziato malissimo per i ragazzi di Gianinazzi ma poi giocato in un crescendo costante, fino a dominare secondo e terzo tempo più overtime, concedendosi comunque i soliti brividi provocati da un Ambrì inizialmente messo in pista benissimo.
Senza Arcobello tra gli stranieri di movimento per schierare Koskinen, il Lugano è rimasto colpevolmente sorpreso dall’inizio a gran ritmo dei leventinesi, apparsi molto quadrati e soprattutto in gran fiducia, capaci di giocate precise e taglienti, con una personalità veramente invidiabile.
Luca Cereda per l’occasione ha portato alla Cornèr Arena una formazione rimescolata nelle sue linee d’attacco, con Juvonen di nuovo portiere di partenza, e carica di fiducia dopo le ultime belle prestazioni, mentre sul Lugano cominciavano forse già a pesare un po’ le tre sconfitte consecutive, ecco perché per Thürkauf e compagni questo derby rappresentava anche una possibile arma a doppio taglio, una ripartenza esaltante o una pericolosa caduta.
Alla fine i due punti accontentano il Lugano, più nella forma della vittoria che nella sostanza dell’aver smosso la classifica, perché per i padroni di casa vincere questo derby per come si stava mettendo era imperativo.
Il primo gol di Carr è stato importantissimo perché il Lugano non si sfaldasse, e gli ha permesso di rientrare nel secondo periodo con ancora qualche convinzione, e ha ovviamente rovinato un po’ i piani dell’Ambrì Piotta, trovatasi nel tempo centrale in una posizione diversa.
Il Lugano è infatti entrato più convinto, senza comunque abbandonare la sua serie di errori di quando in quando, ma ha approfittato bene del fatto che i leventinesi avessero la panchina lontana, tenendo il più possibile il disco nel terzo offensivo. Con il pareggio di Fazzini in cinque contro tre il Lugano poteva veramente lanciarsi, ma nonostante il dominio dalle parti di Juvonen, di parate veramente difficili il portiere finlandese ne ha dovute sfoderare ben poche.
Però il Lugano ha mostrato carattere, molto, e ha approfittato di un progressivo indietreggiamento dell’Ambrì Piotta, probabilmente più a corto di energie del proprio avversario dopo aver passato più tempo a rincorrere il disco.
Del carattere bianconero, si diceva, e qui l’immagine è l’azione che ha portato al 3-3 dopo un altro gol a freddo dell’Ambrì con Kneubuehler, con proprio l’attaccante numero 11 fattosi sorprendere sulla pressione di Carr – partita monstre la sua – e preludio al gol di rabbia di capitan Thürkauf.
Proprio la linea del topscorer, Carr e Zanetti è stata la migliore sul ghiaccio per i bianconeri, fonte di inesauribile energia e forza fisica, capace di proporre a ogni cambio tantissimo lavoro e qualità. Da lì in avanti è stato Juvonen a rendersi protagonista, con grandi parate, colpi di fortuna (il secondo palo di Carr) e tre reti giustamente annullate al Lugano, ma l’impressione è che sì il Lugano avesse cambiato marcia repentinamente, ma anche che l’Ambrì si fosse forse troppo concentrato al contenimento e la gestione.
Pochissimi infatti i pericoli per Koskinen sull’altro fronte, con il portiere del Lugano bravo a farsi trovare pronto nelle poche occasioni in cui l’Ambrì lo ha comunque messo in grosso pericolo, fino ai rigori che hanno regalato la sudata vittoria al Lugano.
La squadra di casa ha sicuramente meritato la vittoria per quanto fatto sull’arco dell’incontro, ma ha rischiato di pagare a caro prezzo le partenze a freddo e le solite distrazioni – più limitate – e ancora una volta ha dovuto costruirsi tantissime occasioni prima di giungere al gol. Pesano ancora le prestazioni sotto tono dei finlandesi (Ruotsalainen con l’urlo strozzato in gola dal video) e di altri elementi arruffoni, ma in generale la squadra bianconera ha mostrato ancora qualche passo avanti dopo aver digerito le prime due reti.
Sul fonte leventinese si è vista una squadra inizialmente molto compatta, decisa e sicura di sé, ma con il passare dei minuti ha subito l’incedere del Lugano, passando veramente troppo tempo senza rendersi pericoloso. Pestoni e compagni hanno faticato parecchio dal secondo tempo in avanti a proporre il consueto forecheck, lasciando l’iniziativa con il disco agli avversari – e alla lunga questo aumenta il rischio di pagare il conto – ma anche grazie a qualche episodio favorevole e a Juvonen sono riusciti a portare a casa almeno un punto.
Poco da recriminare per l’Ambrì visto il punticino comunque ottenuto, qualcosina in più per il Lugano, anche se è abbastanza sicuro che questo derby abbia fatto più bene al Lugano che male all’Ambrì Piotta.
IL PROTAGONISTA
Daniel Carr: Un gol, due pali, lavoro propiziatorio con assist, forecheck continuo ed asfissiante, recupero dei dischi. Una delle migliori partite di Carr da quando veste la maglia bianconera, giocatore emozionale che probabilmente è stato caricato a mille dall’aria del derby e dalla voglia di rivalsa della squadra. La sua linea completata da Thürkauf e di nuovo da Zanetti è stata di gran lunga la migliore vista sul ghiaccio della Cornèr Arena, per tanto merito proprio.
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