AMBRÌ – DAVOS
3-4
(2-0, 0-1, 1-3)
Note: Valascia, 5’336 spettatori. Arbitri Fischer, Kurmann; Borg, Progin
Penalità: Ambrì 3×2′, Davos 4×2′
AMBRÌ – Suona la terza sirena. L’Ambrì Piotta ha appena buttato al vento tre punti che potevano e dovevano essere portati a casa, e a quel punto Janne Pesonen non ci vede più. Il finlandese distrugge letteralmente il suo bastone contro la balaustra, lasciando uscire tutta quella frustrazione che condivide con i compagni di squadra, lo staff e gli oltre 5’300 presenti alla Valascia. La partita era vinta, ma sul più bello qualcosa è andato storto.
Anzi, l’Ambrì visto all’opera sino al 53’21 è stato probabilmente uno dei migliori di questa stagione, reo solamente di avere avuto per alcune fasi un ritmo meno incalzante del Davos, ma che per il resto si era ben difeso ed era riuscito a farsi vivo dalle parti di Gilles Senn con regolarità e pericolosità, costringendo il portiere ospite a diversi interventi decisivi.
Sorretti da uno Zurkirchen anche sabato sera in grande forma e con l’unica modifica in formazione rappresentata dall’inserimento di Elias Bianchi al posto di Bastl, i biancoblù sono apparsi più organizzati rispetto all’uscita di Zurigo. Le coperture difensive non erano più slegate tra i reparti, ed anche le transizioni in uscita dal proprio terzo hanno saputo finalmente mettere in difficoltà gli avversari, permettendo lo svilupparsi di pronte reazioni alle avanzate del Davos.
Il fatto di aver segnato immediatamente all’inizio con quel gol quasi fantasma di Elias Bianchi ha fatto bene ai leventinesi, che hanno trovato le risorse per contrastare un Davos capace di conferire alla sfida un ritmo forsennato praticamente subito dopo l’1-0, grazie anche alla volontà di Arno del Curto di far giostrare i suoi spesso a tre linee.
Nei momenti di maggior tensione l’Ambrì ha però dimostrato di saper essere squadra, e quando qualcosa andava storto ci ha sempre pensato Zurkirchen a rimediare alle sbavature, superandosi in diverse occasioni. Nel finale di primo periodo è poi arrivato il raddoppio firmato da Guggisberg, “mazzata” al morale del Davos che doveva però essere seguita dal gol del 3-0, davvero a portata di mano grazie a quel 2-2 rimediato da Rahimi per aver fatto uscire dal ghiaccio sanguinante Berthon.
Invece no. Anche sabato gli special team hanno condannato l’Ambrì, incapace di trovare il gol – anche se Lhotak ci è andato ad un soffio – e che anzi ha finito per concedere la rete in shorthand a Lindgren. Nell’occasione poco decisa la chiusura di un Mäenpää che si è ancora espresso tra alti e bassi, ma è chiaro che è a livello di impostazione tattica che qualcosa non quadra, con uno schieramento molto audace che si rivela però spesso un boomerang.
Va però dato atto all’Ambrì di aver reagito bene al 2-1, anche se il “regalo” di Fabian Heldner – puck spedito in tribuna e penalità per ritardo di gioco – doveva essere sfruttato per redimersi in superiorità numerica. Poco male però, perchè ad inizio terza frazione Fuchs si è confermato in grande forma ed ha deviato in maniera perfetta un tiro di Trunz, ottenendo un 3-1 pesante e meritato.
Oltre alle lacune in powerplay e all’aver evidenziato un certo gap a livello di ritmo con il Davos, infatti, a quel punto ai leventinesi non si poteva rinfacciare nulla, ed anzi la squadra di Kossmann si era resa protagonista di un’ottima partita.
È bastato però un nulla per far crollare tutto, in maniera improvvisa. Prima del 3-2 di Enzo Corvi l’Ambrì aveva infatti giocato un ottimo boxplay, che lasciava sperare ad un finale di partita sì in trincea visto il prevedibile assalto grigionese, ma anche vincente considerata la determinazione che si leggeva sui volti dei padroni di casa. Questa determinazione si è però tramutata velocemente in paura, sino a diventare delusione e frustrazione.
Nel giro di soli 130 secondi (!) Zurkirchen ha infatti dovuto raccoglie addirittura tre dischi alle sue spalle, in seguito alla doppietta di Corvi e al gol decisivo di Simion, sul quale il portiere biancoblù è quasi riuscito a compiere il miracolo, ma il puck è stato battezzato oltre la linea per una questione di centimetri. Nel finale il numero 39 ha poi compiuto una parata pazzesca al cospetto di Ambühl, ma i suoi compagni non ne avevano più per trovare il 4-4.
Peccato, e mai così tanto nel corso della stagione. Sino al traumatico secondo punto ospite i leventinesi avevano infatti saputo convincere, sia a livello individuale – diversi i giocatori che appaiono in forma – sia dal punto di vista collettivo, con i quintetti in pista decisamente più organizzati rispetto all’Hallenstadion. Difficile però capire cosa sia successo tutto d’un tratto…. Si può parlare di “paura” di vincere, insicurezza o mancanza di lucidità, tutti sintomi che Kossmann aveva intuito chiamando il timeout, ma che non c’è stato verso di arginare.
Tre punti letteralmente gettati al vento, e che tornano dunque a complicare la situazione dell’Ambrì. Di positivo c’è sicuramente la prestazione di Zurkirchen, strepitoso sull’arco del weekend, oppure dei vari Guggisberg, Fuchs, Pesonen, Lhotak oppure Emmerton, che stanno girando bene.
In retrovia continuano invece a giostrare tra alti e bassi Mäenpää e Fora, mentre con il passare dei match sta migliorando la solidità di Zgraggen. Rimangono però dei dubbi a livello di lineup, come lo spazio riservato a D’Agostini o il ruolo troppo centrale che riveste Gautschi, ma questi sono discorsi che ci si trascina da tempo.
L’Ambrì Piotta ha dimostrato di sapere giocare, e di saperlo fare come squadra. Tutto ora starà nel non farsi abbattere, migliorare quelle fasi in cui la ruggine negli ingranaggi è ancora troppa, e riuscire ad applicare il tutto sull’arco di 60 minuti. Più facile dirsi che a farsi, ma non c’è tempo da perdere, perchè martedì si farà visita ad un Langnau con il coltello tra i denti.
UN PAIO DI MINUTI DI FOLLIA: Trovare il momento decisivo della sfida tra Ambrì Piotta e Davos è sin troppo facile. Con tre gol concessi in poco più di due minuti i biancoblù hanno infatti rovinato tutto ciò che di buono avevano nei primi 52 minuti di gioco.
A livello mentale ed in parte anche fisico i ragazzi di Kossmann si sono fatti improvvisamente travolgere dagli avversari, che sono riusciti a sfruttare in maniera micidiale l’improvviso cambio di “momentum”, trovando tre reti che hanno ribaltato un incontro che era già chiuso.
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