
LUGANO – BERNA
0-3
(0-1, 0-0, 0-2)

Reti: 10’50 Baumgartner (Schild) 0-1, 53’42 Merelä (Aktell) 0-2, 54’40 Vermin (Aaltonen, Bemström) 0-3
Note: Cornèr Arena, 4’545 spettatori
Arbitri: Gerber, Stricker; Cattaneo, Bachelut
Penalità: Lugano 3×2, Berna 1×2 + 1×5
Assenti: Samuel Guerra, Jakob Lee, Cole Cormier (sovrannumero), Jiri Sekac, Rasmus Kupari, Marco Zanetti (infortunati)
LUGANO – Arriva un momento, nello sport, in cui ci si chiede se sia il caso di cominciare a preoccuparsi. Nel caso del Lugano, dopo la partita contro il Berna e la sesta sconfitta in sette incontri potremmo dire che è certamente il caso di farsi qualche domanda e aumentare sensibilmente il livello di allerta.
Ci sono state partite in cui i bianconeri sono usciti sconfitti in cui avevamo però giustamente elogiato l’organizzazione di squadra, la compattezza e la solidità mostrate, nel caso della sconfitta casalinga contro gli orsi però, ai pensieri sulla mancanza di incisività in attacco si sono aggiunti altri fattori, che a onor del vero non possono essere mescolati nel calderone di una squadra in ricostruzione e che ha cambiato moltissimi effettivi.

(Photobrusca & Luckyvideo)
Probabilmente in un inizio di stagione normale anche questa prestazione sarebbe potuta passare alla voce degli scossoni da cambiamento in atto, il problema è che questi scossoni avvengono senza che la squadra di Tomas Mitell sia in grado di farvi fronte, anzi, ad oggi sembra difficilissimo pensare che il Lugano possa vincere una partita del genere in cui sarebbe magari bastato un tocco fortunato o il classico “gollonzo” per cambiare le cose.
Eppure il Lugano di oggi non riesce nemmeno in quello, e la partita di martedì sera ha disegnato un quadro allarmante (ecco, forse è questa la parola da usare) per quanto ha riguardato la personalità, la brillantezza e di conseguenza ancora peggiore incisività (o invisibilità) offensiva.
Per vedere Fazzini e compagni impensierire Reideborn si è dovuto attendere fino a metà incontro, quando un disco passato al centro da Simion non è stato agganciato al meglio da Bertaggia con metà della porta praticamente vuota, e quella, tra un primo tempo impalpabile e un terzo di orgoglio ma non certo arrembante nonostante un lungo powerplay, è stata l’unica occasione degna di nota in circa quaranta minuti di partita.

(Photobrusca & Luckyvideo)
E non possiamo dire che il Berna sia sceso alla Cornèr Arena in tenuta da battaglia degli anni migliori, la squadra di Tapola presenta una delle migliori difese del campionato ma non ha fatto stravedere sul ghiaccio ticinese, ma gli è bastato attendere i momenti migliori per colpire – Schlegel permettendo – e dare una lezione nel finale su come si debba sfruttare un powerplay da cinque contro tre a cinque contro quattro per segnare due reti.
Insomma quello visto in pista martedì sera è stato un Lugano che ha fatto dei bei passi indietro rispetto alle incoraggianti prestazioni delle scorse settimane – anche solo di quella di Davos – e puntare il dito su pochi giocatori questa volta non basterebbe, dato che nel vortice della mediocrità non sono stati risucchiati i soliti noti, ma anche tanti altri che finora avevano ben figurato, da Carrick, a Simion, Thürkauf e Sanford.
Non è bastato nemmeno – ed era prevedibile – l’immediato inserimento di Linus Omark ad accendere la luce in attacco, anche se lo svedese in powerplay ha già dato saggio della sua visione di gioco, ma a cinque contro cinque è evidente come faccia ancora fatica a prendere ritmo, nonostante il bastone viaggi comunque a velocità più elevate della media.

(Photobrusca & Luckyvideo)
In queste settimane tutti i protagonisti avevano assicurato che la squadra si stava concentrando soprattutto sulla fase difensiva, e va assolutamente bene, ma se contro il Berna anche in questo senso diverse cose non sono funzionate, a un certo punto è auspicabile che si cominci a vedere dei passi avanti anche sul fronte offensivo, ma il segnale continua ad essere tristemente piatto e preoccupa anche la differenza di esplosività fisica e di pattinaggio a favore degli avversari.
Ed è difficile capire quali possano essere delle soluzioni a corto termine per un problema del genere, dato che non si tratta più solamente di aggiustare la mira o mettere dei dischi giusti sulla porta, i passi indietro visti questa volta hanno portato il Lugano ad essere completamente innocuo come mai si era visto anche nelle scorse stagioni.
IL PROTAGONISTA

Waltteri Merelä: Il topscorer del Berna ha messo in luce la differenza di esplosività tra i giocatori del Berna e quelli del Lugano e da solo ha dato anche saggio della capacità di trascinare la propria linea e il power play. Sempre al posto giusto e capace di saltare i propri avversari diretti, il finlandese ha fatto di più in attacco da solo che tutto il reparto offensivo bianconero.
HIGHLIGHTS



