GINEVRA – LUGANO
7-3
(1-2, 4-1, 2-0)
Reti: 4’17 Suri (Lajunen, Chiesa) 0-1, 9’55 Riat (Winnik, Tömmernes) 1-1, 18’57 Boedker (Arcobello, Bertaggia) 1-2, 20’32 LeCoultre (Winnik) 2-2, 21’06 Tömmernes (Vermin, Rod) 3-2, 29’54 Riat (Le Coultre, Winnik) 4-2, 31’13 Miranda (Vermin, Fehr) 5-2, 33’56 Lajunen (Herburger) 5-3, 45’06 Richard (Vermin, Rod) 6-3, 47’24 Rod (Vermin, Völlmin) 7-3
Note: Les Vernets, porte chiuse. Arbitri Müller, Dipietro; Schlegel, Burgy
Penalità: Ginevra 1×2′, Lugano 3×2′
Assenti: Sandro Zurkirchen (infortunato), Timo Haussener, Loic Vedova, Eliot Antonietti (Rockets), Tim Traber (sovrannumero)
GINEVRA – Fosse anche stato solo per il numero di reti subite, la prima parte di missione ginevrina è da considerarsi un fallimento. Il Lugano era chiamato a un doppio e difficile impegno contro la squadra granata, un avversario diretto in classifica e un test probante dopo le buone prestazioni messe in pista contro Davos e Langnau nei primi giorni di gennaio.
Esaurite le feste i bianconeri hanno toppato alla grandissima la prima uscita sul lago Lemano, uscendo sotto un sonoro 7 a 3 che ben descrive come le aquile si siano divertite nel bullizzare i malcapitati ospiti.
Una debacle figlia dei black out che a intervalli regolari colpiscono Bertaggia e compagni tra una settimana e l’altra e che gli impediscono di mantenere una velocità di crociera che gli permetterebbe persino di andare a contrastare il granitico gruppo delle top-4 del campionato, mentre a questo passo il Lugano rimane lì sotto, nella zona del “bene, ma non benissimo”.
Se vuole togliersi da quella zona il Lugano dovrà imparare a evitare questi scivoloni, come quello di Rapperswil o quello di Bienne di dicembre, delle buche che impediscono alla squadra di Pelletier di potersi considerare una vera squadra trainante.
Invece il Lugano si fa ancora trainare a volte, si fa affondare facilmente con prestazioni come quella di Les Vernets dove poco o nulla è funzionato sul piano difensivo, ad immagine degli orrori mostrati con regolarità dai vari Heed, Loeffel, Chiesa e Nodari, ma anche di un sistema sì semplice e collaudato che però in maniera altrettanto facile va in tilt se non c’è l’apporto di disciplina da parte di tutta la squadra.
Dopo il promettente primo periodo, caratterizzato dal gol di Suri e da quello splendido messo a segno da Boedker, il Lugano ha rovinato tutto nel giro di pochissimo nel periodo centrale, dapprima facendosi ribaltare già al 21′ con le reti che hanno regalato il vantaggio definitivo di Le Coultre e Tömmernes, e poi, quando la sbandata sembrava parzialmente evitata, dai nuovi buchi che hanno permesso ai ginevrini di andare fin sul 5-2 (con pure una rete annullata sempre alla squadra di Emond) con Pelletier a tentare anche la carta Fadani, battuto al primo tiro in power play pochi secondi dopo la sua entrata.
Se la rete di Lajunen ha dato qualche segno di speranza, a smentire tutto ci ha pensato di nuovo l’attitudine con cui gli ospiti sono scesi sul ghiaccio nel terzo tempo, incapaci di dare ritmo al proprio gioco, nonostante si trovassero nella condizione non impossibile di dover recuperare due reti in venti minuti.
Che sia stata questione di attitudine e disciplina lo dimostra che il Ginevra non è sembrato mostruoso o imbattibile, ma nei momenti giusti il Lugano ha mostrato di avere i mezzi tecnici necessari per puntare alla posta piena – come dovrebbe essere su qualunque pista – ma la testa ha un’importanza incredibile, e quando questa non “gira”, regalare reti su reti diventa un esercizio frustrante e fin troppo facile.
Il primo round va al Ginevra, se i bianconeri vorranno perlomeno dividersi la posta con i granata dovranno fare un bel salto di qualità. Chissà se una lezione del genere sarà stata abbastanza chiara.
IL PROTAGONISTA
Henrik Tömmernes: Il difensore svedese è stato il metronomo del gioco del Ginevra, distribuendo qualità, forza e assist durante tutto il match, segnando pure la rete del 3-2 nel secondo periodo.
Il confronto con il suo connazionale e pari ruolo Tim Heed giovedì sera è stato impari, il topscorer ginevrino ha comandato i giochi con efficienza e leadership per tutto l’incontro.