“Evil Genius”, intitolava a caratteri cubitali una famosissima cover di The Hockey News nel maggio 2008. Sullo sfondo il ritratto di Sean Avery, uno dei giocatori più controversi e nel contempo carismatici che la NHL abbia mai visto scendere in pista, uno di quei personaggi che ha fatto della sua abilità di far saltare i nervi agli avversari una professione.
Protagonista di una carriera mai banale e diventato newyorkese d’adozione sin dal suo passaggio ai Rangers nel 2005, l’apice della sua “arte” lo ha toccato nei playoff di tre anni dopo, quando affrontò al primo turno i New Jersey Devils di Martin Brodeur senza alcuna esclusione di colpi.
Il portiere era da sempre il suo bersaglio preferito, e già da Gara 1 al Prudential Center gli animi tra i due si fecero incandescenti. Occupato il più del tempo a togliergli la visuale posizionandosi nello slot, Avery non risparmia all’avversario diverse frecciatine velenose ad ogni cambio, facendo leva sullo scandalo che aveva visto protagonista Brodeur e la sua decisione di tradire la moglie con la cognata.
L’attaccante dei Rangers non era solito usare mezzi termini e la guerra personale continuò anche in Gara 2, con Brodeur intento a provocare l’avversario con regolari bastonate nello slot mentre Avery cercava in tutti i modi di non reagire, ricordandosi che quella era una serie di playoff dagli equilibri delicatissimi.
New York riesce ad imporsi nelle prime due sfide in trasferta e Avery segna in entrambi i match. Gara 3 al Madison Square Garden assume dunque un’importanza capitale, e con la partita in parità nel periodo centrale i Rangers si guadagnano una doppia superiorità numerica. È un momento cruciale e la squadra di Broadway manda in pista i suoi pezzi da novanta. Jagr, Shanahan, Gomez e Drury sono pronti a sparare da ogni posizione, mentre Avery è come sempre lì davanti a Brodeur, ma stavolta il numero 16 decide di alzare la posta.
“Il mio lavoro era quello di togliere la visuale a Brodeur, che però essendo sempre dietro di me poteva facilmente aggirare il mio screen. All’improvviso ho avuto un’idea, mi sono semplicemente girato per distrarlo faccia a faccia”, ricorda Avery nel suo libro Ice Capades.
Il giocatore dei Rangers inizia a distrarre il portiere alzando mani e bastone vicino alla sua faccia, senza toccarlo e dunque senza infrangere alcuna voce del regolamento. Gli oltre 18’000 fans impazziscono in tribuna, mentre gli arbitri si guardano completamente impreparati ad un comportamento del genere. Ciò che Avery stava facendo era chiaramente antisportivo, ma non c’era alcuna regola che permettesse di fermarlo.
“È stata una mossa incredibilmente intelligente, un colpo di genio”. Uno dei direttori di gara, Don Van Massenhoven, si precipitò da Avery mentre il gioco proseguiva a cinque-contro-tre, avvertendolo che se non avesse smesso con quella buffonata sarebbe arrivata una penalità. “Una penalità? E per cosa?”, rispose Avery. Non aveva tutti i torti.
Pochi secondi dopo la situazione dal punto di vista degli arbitri precipitò. Impossibilitati a fermare l’azione, il gioco proseguì ed il puck arrivò proprio sul bastone di Avery, che dallo slot superò Brodeur tra i gambali regalando ai Rangers il vantaggio. Il Madison Square Garden esplode, nessuno aveva mai visto nulla del genere, nemmeno la stessa NHL.
Le conseguenze però non si fecero attendere nemmeno 24 ore. Il giorno dopo la lega comunicò una modifica ufficiale al proprio regolamento – senza consultare NHLPA ed i proprietari dei club – affermando che un comportamento simile porterà da ora in avanti ad una penalità di due minuti. La chiamarono “The Avery Rule”.
Sean Avery venne per molto tempo definito il giocatore più odiato dell’intera NHL, soprannome di cui lui è sempre andato fiero. Evil Genius.