Le partite all’aperto e davanti a un grande pubblico oggi non sono più una novità, ma solamente una ventina di anni fa erano un evento più unico che raro. Bisognava infatti tornare sino al marzo 1957 per scovare negli archivi la finale del Mondiale che vide affrontarsi Unione Sovietica e Svezia al Lenin Stadium di Mosca, dove le due squadre giocarono davanti a quello che per oltre quarant’anni restò il record assoluto di affluenza ad una partita di hockey, 55’000 spettatori.
Tutto cambiò nel 2001. L’accesa e storica rivalità universitaria tra Michigan State Spartans e Michigan Wolverines toccò il suo apice quando si decise di dare vita ad una sfida in un contesto mai visto. Per quella serata del 6 ottobre il palcoscenico divenne infatti lo Spartan Stadium di East Lansing, arena che solitamente ospita le partite della squadra di Football della Michigan State University. La capienza fu addirittura aumentata per un appuntamento che immediatamente diventò per tutto lo stato un evento imperdibile.
“Cold War”, così venne soprannominata la partita durante la sua compagna promozionale, e la risposta del pubblico fu pazzesca. Nessuno voleva perdersi la lotta epica tra le due storiche rivali, e alla fine si presentarono addirittura 74’544 spettatori. La cifra significava il 103.4% della capienza complessiva dell’arena e, dato decisamente più importante, record mondiale assoluto.
Il primato stabilito in Russia era stato spazzato via, per non parlare di un record americano che ai tempi era detenuto da una partita di playoff tra Tampa Bay Lightning e Philadelphia Flyers giocata nel 1996 al Tropicana Field, davanti a 28’183 spettatori.
“Vedere tutta quella gente fu impressionante, quasi travolgente. È stata una serata pazza, in cui abbiamo capito il perché i giocatori di football siano sempre così carichi”, aveva ricordato il portiere Ryan Miller, destinato a giocare oltre 800 partite NHL. “Scendere sul ghiaccio davanti a 75’000 persone ti dà tantissima energia”.
L’allora portiere di Michigan State non era l’unico nome che qualche anno dopo sarebbe diventato illustre. Le formazioni delle due squadre vedevano infatti annoverati elementi come Mike Cammalleri, Duncan Keith, Mike Komisarek oppure John-Michael Liles. A loro si aggiungono due attaccanti che ben conosciamo alle nostre latitudini, l’ex biancoblù Adam Hall e Jim Slater.
“Ricordo limpidamente quella sera. Ho impresso nella memoria il momento in cui uscimmo dal corridoio degli spogliatoi, con le luci dello stadio al termine del tunnel ed il boato impressionante del pubblico”, ha spiegato Hall. “La sensazione si amplificava ad ogni passo, e quando si usciva all’aperto tutto questo aumentò esponenzialmente. È stata un’emozione fantastica”.
La partita per i ragazzi sul ghiaccio fu durissima, sia per la grande rivalità che sfociava facilmente in duri contrasti fisici, sia perché la temperatura era già glaciale nonostante fosse solo inizio ottobre.
“Ero convinto che le balaustre ed i plexiglass fossero alti a sufficienza per bloccare il vento, ma mi accorsi velocemente di sbagliarmi”, continua l’ex leventinese. “C’erano momenti in cui ti sembrava di avere qualcuno che ti spingesse da dietro, mentre nel periodo di gioco successivo era come pattinare nelle sabbie mobili”.
Dopo l’ingaggio d’inizio effettuato dal mitico Gordie Howe, le condizioni avverse non impedirono ad Adam Hall di essere uno dei protagonisti. Proprio lui sbloccò il risultato in powerplay dopo pochi minuti, assistito da Jim Slater. Il futuro giocatore dell’Ambrì ricambiò il favore a soli 47 secondi dall’ultima sirena, quando Slater infilò il definitivo 3-3 proprio su suggerimento di Hall. Sull’altro fronte si rivelò invece incontenibile Mike Cammalleri, autore di una doppietta e di un assist.
La “guerra fredda” tra le due università si concluse dunque in parità, ed il secondo atto della battaglia non andò in scena sino al dicembre 2010, quando le due squadre si affrontarono nuovamente all’aperto, questa volta nell’ambito di un evento noto come “The Big Chill at the Big House”. La partita si giocò al Michigan Stadium di Ann Arbor davanti ad una folla impressionante di 113’411 spettatori, cifra che ad oggi rappresenta il record mondiale. In quell’occasione non ci fu storia, i Wolverines si imposero per 5-0.
Per Adam Hall e Ryan Miller quella serata del 6 ottobre 2001 fu solamente il preludio alla partecipazione ad un altro storico evento, ovvero il primo Winter Classic NHL nel pomeriggio di capodanno 2008. I due si ritrovarono però a confronto, uno con la maglia dei Penguins e l’altro a guardia della porta dei Sabres, ed il futuro biancoblù festeggiò la vittoria per 2-1 dopo i rigori decisi da Sidney Crosby.
“Sono esperienze uniche, che ti deve godere”, aveva commentato Hall prima della sfida. “Non è un’opportunità che capita a tutti, è qualcosa di davvero speciale. Non so qual è la capienza dello stadio, ma credo che avremo l’opportunità di battere il record mondiale”.
Non fu proprio così. A quel primo Winter Classic furono presenti 71’217 spettatori, numero impressionante ma secondo a quello fatto registrare per la “Cold War” nel freddo Michigan. Una nuova tradizione era però nata nel mondo dell’hockey, una di quelle capace di riportare lo sport alle sue origini.