Quando si parla di miracoli nell’ambito dell’hockey è normale che la mente vada immediatamente a riprendere il famoso incontro tra USA e Unione Sovietica di Lake Placid nel 1980, il “Miracle on Ice” originale e più conosciuto.
Ma certi miracoli sono rimasti più nascosti, sono durati lo spazio di una partita o forse anche meno e in alcuni casi non hanno avuto una valenza sul piano internazionale come l’impresa dei ragazzi di Herb Brooks.
Capita che alcuni miracoli siano stati figli di un sussulto di orgoglio, una sassata di Davide contro Golia che ha sovvertito la legge del più forte, come capitato ai Los Angeles Kings contro gli Edmonton Oilers nel primo turno di playoff della stagione 1981/82.
Tanto per esporre il contesto di quella sfida occorre ricordare alcune cose: i Los Angeles Kings si sono qualificati per il rotto della cuffia, con l’ultimo ticket disponibile, mentre gli Oilers hanno appena terminato un’altra regular season ai vertici e cercano finalmente il trionfo guidati dalle stelle Wayne Gretzky, Jari Kurri, Mark Messier, Paul Coffey, Glenn Anderson.
Una vera corazzata quella guidata da Glen Sather, capace di segnare la cifra mostruosa di 417 reti in regular season e con il 21enne “Great One” autore di ben 212 punti in 80 partite – fin lì record assoluto – ma anche una squadra che a volte ha mostrato problemi di disciplina e un gioco spettacolare ma anche molto rischioso.
Non che ai Kings mancasse qualche pezzo da novanta, come la “Triple Crown Line” composta da Marcel Dionne, Dave Taylor e Charlie Simmer, o ancora il difensore Larry Murphy e il rookie Bernie Nicholls, ma il confronto con gli Oilers sembra impari con il 90% delle squadre di NHL. Don Perry (subentrato in panchina a Parker McDonald) ha riportato disciplina nella giovane squadra californiana ma il divario sembra incolmabile soprattutto per la stagione tribolata e per i problemi in difesa e soprattutto in porta. Non solo, i pronostici non lasciano scampo ai californiani anche a fronte della sola vittoria contro gli Oilers in stagione su otto scontri diretti disputati.
Mark Hardy: “Io ero un difensore offensivo, ma Don Perry mi fece subito capire com’era la situazione. A ogni passo che facevamo dovevamo sapere dov’era Gretzky, dov’era Messier, dov’era Kurri, dov’era Coffey, dov’era Anderson. Affrontare quella squadra era sfiancante sul piano della disciplina, non potevi distrarti un attimo che qualcuno di quei mostri si inventava qualcosa”.
È già sorprendente il fatto che le due squadre, quando si trovano di fronte per Gara-3, sono sulla situazione di 1-1 per la somma del primo incredibile 10-8 in favore degli Kings con il 3-2 con cui Gretzky e compagni hanno raddrizzato la serie. Ma quelle 10 reti subite in casa da una squadra come quella allenata da Sather doveva già fare da campanello d’allarme, qualcosa nell’atteggiamento di quelle stelle non andava.
Grant Fuhr, portiere degli Oilers si espresse così a proposito di Gara 1: “Ero un rookie, ma ero stato designato da Glen Sather come il portiere dell’epoca per gli Oilers e prendere 10 reti nella mia prima partita dei playoff fu terribile, uno choc. Dopo la partita pensai che la mia carriera sarebbe stata molto breve”.
Si arriva quindi a Los Angeles per giocare al Great Western Forum, affacciato sulla Manchester Boulevard che regala il nome all’episodio, un po’ tutti sono convinti che gli Oilers abbiano finalmente ingranato la marcia giusta. Le conferme arrivano dal primo tempo, chiuso sul 2-0 per le reti di Messier e Gretzky, quest’ultimo marcatore in shorthand.
Sembra non esserci nulla da fare per i Kings, nel terzo centrale gli ospiti allungano fin sul 5-0 con Fogolin (di nuovo in shorthand), Siltanen e ancora Gretzky. Per gli uomini di Don Perry l’umiliazione è totale, nel risultato, per i fischi dei propri tifosi e persino dagli avversari in panchina, i quali indicano il tabellone con il risultato e addirittura si mettono a ridere giocando in box play quando i padroni di casa mettono in pratica la loro disastrosa superiorità numerica.
L’unico a mettere ancora una certa verve è Jay Wells, che sulla seconda sirena va a stampare un violento check su Dave Semenko, il duro degli Oilers, proprio nel momento in cui Jerry Buss, proprietario della franchigia californiana, si alza dal suo posto per tornare a Palm Springs.
“Vedere i giocatori avversari che ti prendono in giro è già abbastanza frustrante – dirà proprio Jay Wells – ma quando sono passato accanto alla panchina degli Oilers e Glen Sather, uno che stimavo moltissimo, mi ha guardato dritto negli occhi ridendo è scattato qualcosa. Sapevamo che la rimonta era proibitiva, ma se prima volevamo perlomeno segnare un paio di gol nel terzo tempo per avere un po’ di fiducia in vista di Gara-4, in quel momento ho capito che volevo vincere a tutti i costi”.
La pista, di per sé non molto frequentata mediamente, si va quasi a svuotare, restano alcuni fans irriducibili e qualche tifoso degli Oilers, ma lo spettacolo è desolante. Ed è allora che il miracolo prende forma, con Jay Wells ancora protagonista con il 5-1 in entrata di terzo periodo.
I Kings cominciano a guadagnare fiducia, gli interventi sugli avversari si fanno più duri e convinti e l’orgoglio prende il sopravvento. Tre minuti più tardi Doug Smith insacca la seconda rete, guarda caso stavolta in power play e molti tifosi, sentendo del tentativo di rimonta quando sono già saliti in auto o hanno già preso la strada di casa tornano indietro e rientrano al Forum.
Charlie Simmer e Mark Hardy portano i padroni di casa sul 5-4 nel giro di 1’20 e al 55’59 gli Oilers sprofondano in tutti i dubbi possibili e la loro spavalderia sparisce completamente. Sather si sbraccia in panchina ma quello che sta per succedere sembra inevitabile, addirittura drammatico per la squadra canadese.
Il cronometro scandisce gli ultimi secondi quando Hardy scaglia un disco disperato su Fuhr, il portiere degli Oilers respinge verso Bozek che può infilare il 5-5 indisturbato, mentre i difensori erano occupati a marcare Dionne. Al 59’55 il Great Western Forum esplode per un pareggio che ha dell’incredibile.
Gretzky e compagni sono scioccati, il Forum è impazzito come mai si era visto e nell’overtime i canadesi sembrano non riuscire più a fare nulla. E dura pure pochissimo quell’overtime, fino a quando Daryl Evans si lancia su un disco che sembra lungo per tutti e batte Fuhr, completando la rimonta record per i playoff di NHL.
Davide contro Golia, orgoglio contro supponenza. In Gara-4 gli Oilers si portano sul 2-2 nella serie, ma ormai la sfida sembra giocarsi su un equilibrio impensabile alla vigilia e tutto va in favore dei Kings. La favola si completa nella decisiva quinta partita con il successo per 7-4 di Dionne e compagni che permette il passaggio del turno alla squadra californiana, la quale però dovrà arrendersi nel secondo turno ai Canucks. Ma in fondo non importa molto, quello che i Kings dovevano dimostrare lo avevano dimostrato, una prova d’orgoglio senza precedenti contro quella che sembrava una corazzata imbattibile.
“I nostri dirigenti avevano così poca fiducia in noi che non avevano nemmeno prenotato un aereo e un albergo per andare a giocare la quarta partita ad Edmonton, così salimmo sullo stesso volo di ritorno degli Oilers. Questo era il clima in cui stavamo giocando”. Steve Bozek.
“Probabilmente eravamo più scioccati di loro. Avevamo ucciso il drago”. Bernie Nicholls.