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Interviste

Tapola: “Non ho rimpianti dopo il primo anno in Svizzera, qui ho trovato una lega unica”

Il coach del Berna dopo l’eliminazione dai playoff: “Mi fa male concludere la stagione così, specialmente per i giocatori. Ma questo è un campionato speciale, ad alto livello dove tutti possono battere tutti”

ZUGO – Il campionato del Berna è finito. Per Jussi Tapola, il coach degli orsi è tempo di bilanci. Il finlandese parte dalla fine…

“Mi fa male concludere la stagione così, specialmente per i giocatori. Hanno dato tutto in ogni partita. Eravamo fiduciosi dopo aver vinto la sesta sfida in casa. Lo Zugo è partito meglio, ha avuto un po’ più di energia, ma in seguito abbiamo creato sufficienti occasioni per segnare qualche rete, ma nel complesso direi che i nostri avversari sono stati leggermente superiori a noi”.

Un noto detto dice “never change a winning team”. Come mai non l’hai seguito sostituendo addirittura Wüthrich, reduce da uno shutout, con Reideborn?
“Non so chi abbia detto per primo questa frase, ma non è mai stata un mio principio. Abbiamo due ottimi portieri, già in regular season avevamo effettuato dei cambiamenti dopo delle vittorie. Quando hai un buon roster puoi cambiare squadra, inserire forze fresche, non devi attendere la sconfitta per fare modifiche”.

Facendo così però hai avuto uno straniero di movimento in meno…
“Sì è vero, le regole sono così. Se ho preso un rischio? Reideborn ha disputato una grande partita, ha fatto tante parate, così come Wüthrich in Gara 6. La mia decisione è stata presa pensando che sarebbe stato il meglio per la squadra, era una strategia chiara quella di schierare entrambi i portieri ed era prevista anche per l’eventuale semifinale e la finale”.

Forse il rammarico maggiore è di aver perso la seconda sfida a Berna dopo il break effettuato in entrata?
“Non ho rimpianti. Parliamoci chiaro, prendi un milione di decisioni, alcune buone, altre pessime, ma come già detto prima, qualsiasi scelta in qualità di coach la prendi sempre pensando di fare il meglio per il tuo team. In quel momento pensi che fosse la scelta migliore, ma non puoi mai sapere se sarà veramente quella giusta. Se cominci a rimpiangere alcune scelte vivi nel passato”.

Ci sono scelte che non rifaresti in questo campionato a bocce ferme?
“Ma è ovvio…”

Diccene almeno una…
“Uh, sono cose che si dovrebbero dapprima discutere internamente con l’intero staff tecnico…Non è stato ottimale ad esempio il fatto che io abbia deciso per due volte di sostituire il portiere a partita in corso durante i playoff (in Gara 3 e in Gara 5 ndr). Non era mai successo durante la stagione, ho fatto un errore, i due cambi non hanno dato nessun impulso alla squadra, ho imparato la lezione. Con questo team sostituire l’estremo difensore non porta a nulla, cosa che invece normalmente può provocare qualche effetto benefico”.

Cosa pensi sia necessario cambiare a livello di roster per progredire ulteriormente nella prossima stagione?
“Dura da dire oggi, dovremo analizzare il tutto, specialmente i match di playoff e discutere con l’intero management. È un discorso globale, non solo legato alla rosa. Quale sistema applicare? Quale cultura di allenamento applicare? Ci sono tanti fattori insomma”.

Le statistiche parlano chiaro, chi gioca la settima sfida in casa ha ottime chance di passare il turno. L’obiettivo l’anno prossimo è dunque il top 4?
“Il focus non deve essere sul risultato, bensì sul lavoro quotidiano. Credo che se fai bene quest’ultimo, il risultato arriverà. Per quel che concerne il fatto di giocare in casa o in trasferta bisognerà parlarne con la squadra. Perché c’è una così grande differenza? Non dovrebbe essere così. Forse è l’energia dei tifosi, forse qualcosa di mentale, ma se vuoi avere successo devi giocare meglio anche lontano dalle mura amiche”.

Cosa ti porti con te dalla tua prima stagione elvetica?
“Ogni giorno ho imparato qualcosa. Devo dire una cosa, questa lega è semplicemente unica. Pensiamo all’anno scorso, le prime tre di regular season erano Ginevra, Bienne e Rapperswil, tutte eliminate anzitempo, è incredibile. Vorrei citare anche l’atmosfera, ovunque. Già due ore prima dell’ingaggio d’inizio è pieno di tifosi, paragonato alla Finlandia la differenza è molta. Il gioco è veloce, ci sono tante occasioni da rete e ci sono grandi giocatori. La competizione è alta, tutti possono battere tutti. Non ci sono semplicemente cinque squadre e poi il resto che fa da contorno. Penso che tutta la gente, tutti i fans svizzeri, chiunque sia a contatto con l’hockey, dovrebbe essere fiero del prodotto”.

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