Ogni inizio settimana, per tutto il corso del campionato, HSHS vi ha proposto la rubrica dedicata ai “top e flop”, ovvero ai giocatori che secondo noi si sono distinti negli ultimi turni di campionato, così come a coloro da cui ci si aspettava invece qualcosa in più.
Con la regular season oramai alle nostre spalle è ora tempo di bilanci e, di seguito, vi proponiamo la selezione di quelli che secondo noi sono stati i migliori stranieri del torneo, così come di quelli da cui invece ci si aspettava di più.
I TOP DI HSHS
Mikko Mäënpää (Ambrì Piotta – 6 gol, 31 assist, +14): Già al momento del suo arrivo in Leventina si era a conoscenza delle sue qualità, ed il numero 47 ha dimostrato quanto di buono aveva già fatto in passato. Se difensivamente gli si può muovere qualche critica (spesso è stato impreciso nel primo passaggio portando ad occasioni nitide per gli avversari, nonostante questo ha concluso la regular season con un bilancio di +14), in attacco ha sicuramente fatto vedere cose egregie, terminando la stagione come secondo miglior marcatore dell’HCAP, e secondo miglior marcatore tra i difensori, dietro al solo Sondell. Ad impressionare nell’ultimo periodo è stata la quantità di minuti giocati da Mäenpää, letteralmente onnipresente sul ghiaccio. Se, come sembra probabile, dovesse partire, sarà difficile sostituirlo con un giocatore della medesima caratura.
Daniel Sondell (Zugo – 4 gol, 34 assist, +1): Lo scorso anno era stato uno dei punti di forza dello Zugo, e quest’anno il difensore svedese si è ripetuto sui medesimi livelli. Sondell si è riconfermato intrattabile in fase offensiva, guidando la classifica dei marcatori per quanto concerne i difensori. Fantastico playmaker, soprattutto in powerplay, Sondell è riuscito a mantenere un livello di gioco altissimo per praticamente tutta la stagione. Difensivamente non è performante come in fase offensiva (solo +1 il bilancio, poco a fronte dei punti ottenuti) ma resta sicuramente uno dei migliori giocatori del campionato.
Pierre-Marc Bouchard (Zugo – 12 gol, 55 assist, +6): Cosa si può dire di un giocatore come Bouchard? I numeri parlano per lui. 12 gol, 55(!) assist per un totale di 67 punti in 49 partite. Basterebbero queste cifre per inquadrare la stagione del topscorer dello Zugo. Visione di gioco pazzesca, eleganza fuori dal comune ed una capacità di discernere la giocata migliore al momento giusto fanno di lui senza ombra di dubbio lo straniero più forte del campionato. Nelle ultime giornate ha avuto un leggero calo, forse dovuto alla stanchezza. Se dovesse tornare ai livelli mostrati fino a poche partite dal termine della regular season, il Lugano si troverà tra le mani una bella gatta da pelare.
Perttu Lindgren (Davos – 22 gol, 40 assist, +34): Se il Davos ha concluso la stagione al secondo posto, lo deve anche al suo topscorer. Dopo due stagioni in cui aveva mostrato buone cose ma senza eccellere, il finlandese è finalmente esploso, terminando la stagione come secondo miglior marcatore dell’intera lega, inchinandosi solo all’irraggiungibile Bouchard. Nonostante una leggera flessione post-Spengler, Lindgren ha dimostrato come possa essere letale in ogni situazione, dal contropiede al powerplay. Se saprà continuare sulla medesima via anche durante i playoff, il Davos può avere le carte in regola per arrivare fino in fondo.
Auston Matthews (ZSC Lions – 24 gol, 22 assist, +16): Arrivato tra il clamore generale, la domanda principale che ci si poneva al suo approdo sulle rive della Limmat era quanto potesse realmente essere pronto un giocatore così giovane a disputare un campionato difficile come quello elvetico (tutt’altra cosa rispetto alle leghe giovanili americane). Il ragazzino ci ha messo poco tempo a far capire a tutti di che pasta è fatto: al fianco del fido Robert Nilsson ha messo a soqquadro tutte le difese della lega, nessuno escluso. Matthews fa della visione di gioco e del controllo del disco le sue armi principali, qualità che gli hanno permesso (a 18 anni e giocando solo 36 partite) di ottenere un bottino di ben 46 punti, facendo vedere anche ai più scettici quanto un giocatore del suo calibro possa essere dominante nonostante l’età. L’anno prossimo sarà verosimilmente la prima scelta al draft NHL, ed in Svizzera tutti ne hanno capito il motivo.
I FLOP DI HSHS
Jakub Stepanek (Berna – 2.82 GAA, 89.96% sv): Al Berna in questa stagione diverse cose sono andate storte, e ogni “incerottata” che la squadra della Capitale provava a mettere, non faceva altro che peggiorare le cose. Una di queste ha portato ad ingaggiare Jakub Stepanek dopo gli infortuni di Bührer e di Manzato, quest’ultimo arrivato in prestito. È vero, Stepanek è l’unico portiere straniero del campionato, ma non sarebbe stato menzionato se non ne fosse stato il caso. Il cerbero ceco portava con se un curriculum mica da scherzo, essendo stato pochi anni fa titolare nell’allora squadrone dello SKA San Pietroburgo e del Severstal Cherepovets, oltre che essere nel giro della nazionale ceca. Il fatto è che Stepanek si è dimostrato da subito fuori contesto e assolutamente inaffidabile, commettendo errori grotteschi e inconcepibili per un portiere del suo calibro e del suo passato. Ha giocato 17 partite con la maglia degli orsi chiudendo la regular season con circa il 90% di parate, ma gli errori che ha fatto sono costati diversi punti che avrebbero fatto versare meno sudore agli uomini di Lars Leuenberger.
Jan Brejcak (Davos – 0 gol, 2 assist, +3): Ora è alle prese con un operazione che lo terrà fuori per il resto della stagione, ma non si può certo dire che il suo nome sia spesso balzato agli onori della cronaca sportiva. Ingaggiato con un tryout estivo da parte di Arno Del Curto, era già sul punto di partire a settembre, a causa più che altro di una mancanza di livello generale per giustificare un ingaggio straniero. Poi però il coach grigionese è stato confrontato con gli infortuni di Axelsson e Paulsson e il contratto dello slovacco è stato confermato. Non ha mai impressionato nella trentina di partite disputate in LNA e raramente è riuscito a far valere il suo possente fisico, soffrendo la velocità e la dinamicità del campionato svizzero. In una squadra come quella grigionese non ha mai fatto figure orribili, perché è anche difficile farne in un collettivo così collaudato anche per merito dei compagni, ma Brejcak non ha mai dimostrato di avere quel minimo sussulto in più. Un contratto giustificato (forse) dagli infortuni e dai numerosi impegni del Davos, ma per una volta anche Arno Del Curto lascia perplessi per un ingaggio poco comprensibile dal lato dell’utilità.
Kevin Hecquefeuille (Langnau – 6 gol, 7 assist, -18): Il salto di categoria è stato assorbito ancora discretamente dai Langnau Tigers, mai rivelatisi squadra materasso, ma ostico cliente per tutti soprattutto quando c’era da affrontarlo alla calda Ilfis. Per questo c’è un po’ di rammarico probabilmente, per non aver avuto il coraggio (o le risorse?) per puntare su una coppia difensiva di stranieri più solida di quella formata da Hecquefeuille e Koistinen. Se il finnico rimane un giocatore di buon livello per la squadra di Laporte, il difensore francese ha decisamente sofferto il nuovo passaggio dalla LNB alla LNA, risultando uno dei giocatori peggiori a livello di equilibrio difensivo (-18). Hecquefeuille non ha mai dimostrato di saper dare un chiaro valore aggiunto e di essere solido a sufficienza per aiutare l’inesperta difesa dei Tigers, basti pensare che è riuscito a concludere solo 6 partite su 31 con un bilancio positivo.
Juha-Pekka Hytönen (Losanna – 8 gol, 13 assist, -13): La prima mancata qualificazione ai playoff dopo la promozione in LNA è anche figlia del mancato apporto di alcuni leader losannesi. Su tutti il più deludente è stato Hytönen, che ha confermato, purtroppo per il Losanna, il netto calo già messo in atto la scorsa stagione. Una stagione vissuta nell’anonimato, con un paio di sussulti qua e là ma senza più riuscire ad incidere nel gioco dei vodesi, oscurato dall’ombra di Pesonen e Danielsson, gli unici tra gli stranieri ad avere un rendimento regolare e decisivo. Il centro finnico ha toppato soprattutto su quello che era un suo punto di forza, ossia la regolarità di rendimento, passando periodi lunghi settimane senza piazzare un punto e ad oggi l’appuntamento con la rete manca ormai da due mesi e mezzo. Evidente anche il cambiamento di efficienza difensiva che è passato dal pur discreto +3 complessivo delle ultime due stagioni ad un eloquente -13, che lo piazza al sesto peggior piazzamento tra gli attaccanti in questa classifica.
Sakari Salminen (Friborgo – 10 gol, 15 assist, -3): Era arrivato in Svizzera accompagnato da grandi aspettative dopo anni a macinare punti tra SM-Liiga e KHL. Una vera macchina da reti e assist, uno dei pattinatori più veloci e agili sulla corta distanza presenti nel vecchio continente, insomma, il prototipo dell’ala offensiva tipicamente finlandese. Purtroppo però, nel campionato di LNA con la maglia del Friborgo, non è mai riuscito ad ambientarsi al 100%, con la fatica di Zenhausern nel trovargli una collocazione ideale. Problemi anche di effettivo dello scacchiere burgundo, privo di quel centro ideale e completo da cui un giocatore offensivo come Salminen potesse dipendere, proprio come ai tempi della premiata ditta formata con Immonen in KHL. Molte partite anonime, spostamenti da un blocco all’altro, un po’ di tribuna e infine l’addio in febbraio, dopo un lungo periodo di magra sottoporta, per andare in Svezia a ritrovare le sensazioni perdute in un autunno-inverno a dir poco deludente per uno dei giocatori più attesi.
Matthew Lombardi (Ginevra – 6 gol, 11 assist, -3): La sua prima stagione in Svizzera fu devastante, esaltato anche dalla voglia di mettersi in mostra per trovare un nuovo contratto in NHL, ma dopo il provino fallito con i New York Rangers, le sue prestazioni sono andate in costante calo, anche a causa dell’infortunio che lo ha tenuto fuori per gran parte della scorsa stagione. In questa annata in particolare, l’apporto del canadese è stato finora a dir poco insufficiente, come testimoniano le sole 6 reti e gli 11 assist e una considerazione da parte di McSorley passata da “indispensabile” a “sacrificabile”. Infatti, dopo l’arrivo di Jim Slater ai primi di ottobre, se c’era da fare turn over tra stranieri era spesso Lombardi a sedersi in tribuna, e il suo rendimento ne ha risentito non poco, venendo poi spostato continuamente di linea in linea ad ogni partita. Il 33enne ha ritrovato la rete nella penultima giornata di regular season contro il Losanna, dopo un digiuno durato ben due mesi e mezzo, corrispondenti nel suo caso a 16 partite, un’eternità per chi era abituato a fare la differenza a quasi ogni partita.