LUGANO – È stata una settimana decisamente movimentata per lo statunitense Tim Stapleton, passato al Lugano in provenienza da Bienne ed in pista per la prima volta con i nuovi compagni nella serata di venerdì, quando è sceso sul ghiaccio al centro di Hofmann e Brunner.
Tim Stapleton, questa era la tua prima partita con il Lugano, come ti sei trovato?
“Mi sono sentito abbastanza bene, ho giocato con due ragazzi che non conoscevo, ma sono molto talentuosi. Alla fine però abbiamo perso e non voglio passare per quello che porta un po’ di sfortuna, ma era solamente la prima partita e sto cercando di fare tutto il possibile per aiutare la squadra a vincere”.
Sia tu che la squadra avete giocato bene sino al primo gol dello Zugo, poi da lì avete iniziato a faticare sul fronte offensivo… Cosa è successo?
“Hai ragione, penso che l’inizio fosse ok, ma poi quando loro sono passati in vantaggio abbiamo un po’ perso mordente… Non so se questo è un problema che già c’era prima del mio arrivo, ma dobbiamo dimenticarci velocemente di aver incassato un gol e continuare a spingere. Ci sono stati dei frangenti in cui abbiamo lavorato duro e si sono viste delle buone cose, ma dobbiamo avere questo atteggiamento per tutta la partita”.
Nel finale avete spinto ma non siete arrivati al pareggio… In una partita così tirata gli special teams sono fondamentali, ed il powerplay non era al meglio…
“Credo che non abbiamo tirato abbastanza, così come non lo abbiamo fatto per tutta la partita. Sono appena arrivato, ma ho subito capito che abbiamo tanti giocatori che sanno tirare il disco davvero bene, dunque credo che la prima cosa da fare sia mandare più puck verso la porta… Anche in powerplay avevamo la tendenza a far girare torppo il disco, mentre dobbiamo concentrarci di più sulle cose concrete”.
Che differenze hai trovato tra il Lugano di Shedden ed il Bienne di Schläpfer?
“Doug oramai lo conosco da diverso tempo, è nordamericano come me ed ho un passato con lui. Credo di trovarmi un po’ più a mio agio giocando sotto il sistema di Shedden, ed ho subito capito dal ritmo degli allenamenti che questa non è una squadra che sta lottando per ottenere la qualificazione ai playoff, ma sappiamo di poter vincere tutto. Certo, il primo traguardo è quello di arrivare nelle prime otto, ma qui stiamo cercando di vincere un campionato, e si vede negli occhi dei miei compagni che tutti vogliono vincere”.
A Bienne c’erano cinque stranieri, sei arrivato a Lugano e hai trovato la stessa situazione… Come la vivi?
“Non credo ci sia pressione in questo senso, ho 33 anni e dunque sono qui semplicemente per cercare di aiutare il Lugano. Se sono nella formazione titolare darò sempre il massimo… Credo che non è mai ideale all’inizio avere cinque stranieri, ma nel nostro caso penso sia un fattore positivo perchè andiamo d’accordo e capiamo tutti che il nostro è un lavoro competitivo”.
Martedì c’è un’altra partita importante contro il Kloten, contro cui fare altri punti fondamentali…
“Sì, tutte le partite contano quando inizi male la stagione e ti trovi costretto ad uscire da una situazione complicata. Tutti i match hanno una grande importanza ora, ne mancano solo una ventina alla fine, dunque dobbiamo prendere una partita alla volta e cercare di ottenere più punti possibili”.
Una curiosità per finire: sei stato il giocatore ad aver segnato l’ultimo gol nella storia degli Atlanta Thrashers…. È qualcosa che ricordi in maniera particolare?
“Ho passato davvero un bel periodo ad Atlanta. Mi ricordo il gol, era contro Pittsburgh ed avevo avuto fortuna nello slot… Rimane comunque qualcosa di particolare, chiedendo a qualcuno questa domanda in un quiz, non credo che sarebbero in tanti a conoscere la risposta (ride, ndr). Ad ogni modo, ogni volta che si ha l’occasione di segnare un gol nella NHL è un sogno che si realizza, ed è una cosa che ricorderò per sempre”.