BELLINZONA – La prima partita nella storia dei neo costituiti Bellinzona Rockets è coincisa con una vittoria contro la squadra universitaria statunitense dei Saint Mary Cardinals.
Ad essere subito felice di questa prestazione soprattutto sul piano dell’impegno e del carattere è l’allenatore Raffaele Sannitz: “Sicuramente la vittoria fa piacere, ci mancherebbe altro, ma di più sono soddisfatto dell’atteggiamento messo in pista dai ragazzi, i quali nelle ultime settimane hanno lavorato moltissimo e posso quindi immaginare quanta voglia avessero di finalmente scendere in pista”.
È stata sicuramente un’estate intensa finora per i Rockets, a che punto siete con la preparazione?
“Abbiamo dovuto far partire tutto da zero, sono state settimane intense, teniamo conto che abbiamo appena finito tutti i test fisici e siamo scesi sul ghiaccio solo mercoledì scorso, quindi è normale che in così poco tempo le cose non risultino ancora tutte giuste e perfette. Quello che mi premeva era comunque vedere la voglia e l’intensità in ogni cambio e devo dire che tutti i ragazzi sono stati bravissimi”.
La costruzione della squadra sembra a buon punto, restate in attesa di altre occasioni sul mercato?
“Non è stato un lavoro facile assemblare la squadra fino a qui, ma oltre a poter contare sull’apporto dell’Ambrì Piotta e del Langnau va sottolineato il grande lavoro fatto da Diego Scandella durante queste settimane, che ha telefonato ad agenti e giocatori cercando di completare al meglio questo gruppo. Oggi siamo contenti dei giocatori che abbiamo a disposizione, sicuramente un occhio al mercato va sempre lasciato nel caso si trovi l’opportunità giusta, ma non ne facciamo una malattia”.
Ritieni che possa venire aggiunto qualche elemento d’esperienza al gruppo di giovani?
“Questa è sicuramente un’opportunità che teniamo aperta, anche se giocatori con una certa esperienza ci sono nello spogliatoio, penso a un Philip Ahlström che ha alle spalle già una decina di stagioni in Swiss League, o a un Patrick Incir che ha giocato diverso tempo ad Ambrì. Come detto, in questo momento non pensiamo più troppo al mercato dato che abbiamo costruito un gruppo di cui siamo molto felici e che sta dimostrando di saper lavorare molto bene”.
Invece la filosofia portata avanti già a Biasca anche qui a Bellinzona non cambia, è tutto rivolto ai giovani…
“Questo non è mai cambiato, noi vogliamo continuare a dare l’opportunità anche a ragazzi provenienti dalle U20 di giocare contro adulti o comunque giocatori che hanno alle spalle diversi anni di professionismo, perché la crescita maggiore la si ottiene facendo questo passo e non giocando solamente contro ragazzi della stessa età. Potremmo anche coinvolgere giocatori che non sembrano ancora pronti per certe realtà, ma di cui alla fine della stagione potremmo dire di averli visti fare un passo in più, anche con delle difficoltà che vanno messe in conto, ma perché poi possano magari essere pronti a salire ancora uno scalino successivo”.
Dopo due anni di “apprendistato” nella U20 dell’Ambrì Piotta sei approdato come head coach in lega nazionale, un percorso che avevi chiaro in mente dall’inizio?
“Già negli ultimi anni della mia carriera di giocatore sentivo questa voglia di mettermi a disposizione dei ragazzi più giovani e di talento, in fondo dopo 22 anni da giocatore pensavo di avere delle qualità da poter trasmettere agli altri. Sapevo che non sarebbe stato facile instradarmi verso questo nuovo capitolo, ma ne avevo tanta voglia, e l’opportunità che mi è stata offerta ad Ambrì di lavorare con giocatori agli ultimi anni di giovanili è stata irrinunciabile e mi ha insegnato moltissimo. Poi è arrivata l’occasione di prendere in mano il Bellinzona e in fondo non lo vedo un lavoro molto diverso da quello che facevo in Leventina, si tratta di preparare ragazzi per la maggior parte attorno ai 20 anni a fare il salto verso il professionismo”.
E in panchina potrai contare sull’esperienza di Diego Scandella…
“Diego è una risorsa incredibile, ha un’esperienza trentennale, ha lavorato tantissimo con i giovani e ci conosciamo bene anche perché è stato mio allenatore nelle giovanili del Lugano e assistente in prima squadra quando sono arrivato tra i professionisti. Il suo aiuto in una realtà come questa dei Rockets è indispensabile e sono sicuro che assieme potremo fare molto per questi ragazzi”.