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Lugano

Quell’attimo che sfugge dalle mani e che rischia di cambiare la storia

Quante volte si abusa delle citazioni famose, infinitamente lo si fa con la famosa “Carpe diem”, che la maggior parte della gente associa al film “L’attimo fuggente”. In quel caso Robin Williams è nei panni del professor Keating, rivoluzionario insegnante che arringa la classe sull’importanza nel vedere le cose da un’altra angolazione, per affrontare le paure e le insidie della vita nel suo passaggio dall’adolescenza all’età adulta e per liberarsi da vecchie imposizioni.

Come quella classe di ragazzi insicuri e ancora legati a vecchi timori, il Lugano visto in pista per Gara 4 alla Resega avrebbe bisogno di un suo professor Keating, che lo esorti a cogliere il proprio attimo.

Una guida che gli insegni a liberarsi da certi blocchi mentali che indubbiamente vengono ancora dal passato e che lo spinga a cercare quel coraggio in più, misto a un pizzico di follia che gli permetta di prendere in mano il proprio destino, dimenticandosi degli ostacoli mentali che si è costruito attorno in anni di amare sconfitte.

E se Shedden deve rivestire il ruolo del professore, qualcuno dovrà saltare sul banco riconoscendo la leadership del suo “Capitano” inteso come ispiratore, trascinando con se tutta la classe per finalmente diventare squadra forte non solo tecnicamente e caratterialmente ma anche mentalmente.

Avere il carattere non significa per forza essere in grado di usarlo, e i bianconeri lo hanno dimostrato ancora una volta, restando intimoriti al momento di sguainare le spade per puntarle verso il collo dell’avversario, mancando quell’attimo che si spera ora non sia fuggito.

Forse non lo è ancora del tutto, ma sta a cavallo tra Les Vernets e la Resega in attesa che qualcuno lo colga definitivamente, e la sensazione generale, al termine dell’ultima partita, è che il Lugano lo ha avuto vicino come non mai per dare la direzione voluta a questa sfida.

Come già sottolineato dopo la pesante sconfitta, la serie è ancora in parità, ma l’impresa che attende il Lugano a dover vincere una terza volta in terra ginevrina appare quanto mai difficilissima, anche se si sa che ogni partita ha la sua storia, e ogni storia va ancora raccontata.

E allora val la pena andare all’origine di quel Carpe diem, come lo pronunciò il poeta Orazio “Gustati ogni giorno, confidando il meno possibile nel domani”, perché il Lugano faccia finalmente suo il giorno che più conta, magari con un Pettersson che saltando sul banco si ribelli alla costrizione del preside granata, al grido di “O Capitano! Mio Capitano!”.

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