LUGANO – Il Lugano sta vivendo una situazione particolare, tra il probabile addio di Othamaa e l’arrivo in prova di Paul Postma, che mercoledì mattino ha svolto il primo allenamento agli ordini di Sami Kapanen.
“Al momento non so ancora cosa succederà, per ora sto solamente cercando di ambientarmi. Ho la possibilità di allenarmi con la squadra, così che i coach possano vedere quali sono le mie qualità e poi vedremo cosa succederà”, ha debuttato il roccioso canadese. “Per ora nulla è ufficiale e non so cosa riserverà per me il futuro, sto prendendo la situazione giorno per giorno”.
La tua speranza è quella di rimanere a Lugano?
“Tante cose sono fuori dal mio controllo, e questo l’ho imparato recentemente, visto che non mi aspettavo di ritrovarmi in una situazione simile. Mi piacerebbe restare qui, ma devo valutare tutte le opzioni e vedere quale sarà la scelta migliore per me… Non c’è nulla di concreto al momento. Vedremo cosa mi diranno allenatori, il DS del Lugano e il mio agente, poi valuterò le scelte a disposizione”.
Sei qui in una sorta di tryout, era per te l’opzione migliore in questo momento?
“Ero in Germania con mia sorella e suo marito, dunque arrivare a Lugano è stato piuttosto semplice, sicuramente di più rispetto a dover fare un viaggio impegnativo dal Canada. Per me questa è una bella opportunità di conoscere la squadra e permettere allo staff tecnico di osservarmi”.
Su quali aspetti del tuo gioco vuoi concentrarti per fare un’impressione positiva allo staff tecnico?
“Come prima cosa naturalmente voglio essere solido difensivamente, ma voglio evitare di concentrarmi troppo su questo perché se lo facessi poi non riuscirei a giocare il mio gioco, visto che tante delle mie caratteristiche riguardano la fase offensiva. La base è sempre giocare in maniera dura e vincere le battaglie uno-contro-uno, ma voglio pattinare tanto, muovere velocemente il disco e aggiungermi alla manovra offensiva”.
Sappiamo che sei un difensore offensivo e che puoi dirigere il powerplay, cos’altro ci puoi dire sul tuo stile?
“Mi piace un sacco giocare sulle piste grandi, credo che uno dei miei punti forti sia il pattinaggio dunque in Europa mi trovo bene. Mi piace avere il possesso del disco e fare un buon primo passaggio, uscendo velocemente dalla zona difensiva. Mi piace inoltre aggiungermi agli attaccanti e dare una mano in powerplay. Credo che la NLA si adatti bene al mio stile di gioco, c’è tanta velocità e non è una lega molto fisica”.
Cosa non ha funzionato invece con il Metallurg Magnitogorsk?
“Mi sono ritrovato in una brutta situazione, con il senno di poi non ci sarei nemmeno dovuto andare. Hanno messo sotto contratto diversi difensori offensivi di passaporto russo, dunque per loro non aveva molto senso avere un giocatore con il mio profilo in qualità di straniero. Abbiamo iniziato male la stagione ed hanno licenziato coach e allenatori, e mi sono ritrovato ad essere un elemento di troppo. Ora sto cercando un nuovo inizio”.
Complessivamente come è stata per te l’esperienza in KHL?
“Non mi pento di aver lasciato il Nordamerica, la KHL è stata per me una bella esperienza in cui ho conosciuto delle brave persone. Ho avuto la fortuna di giocare in una bella città, mi sono divertito parecchio e mi venivano date tante responsabilità, dunque ho potuto scendere tanto sul ghiaccio. Culturalmente c’è sicuramente stata una fase di shock, poche persone parlano inglese e si è molto lontani da casa, ma questi sono fattori a cui ci si abitua con il tempo”.
Hai giocato a Boston con Ryan Spooner, lo hai sentito di recente?
“Ho parlato con lui martedì, ci siamo scambiati qualche fotografia di Lugano… Non posso credere che ci sia davvero una squadra di hockey in un posto così bello, e mi ha detto che questa città già gli manca. Ha adorato il suo periodo qui, ma purtroppo le cose non hanno funzionato. Anch’io credevo che qui si sarebbe imposto, ma parlando con la dirigenza ho capito che volevano producesse offensivamente ma che fosse anche in grado di essere affidabile difensivamente, e visto che la squadra vinceva con altri stranieri in pista Ryan si è trovato in una situazione complicata. Anche lui aveva bisogno di un cambiamento”.
Hai già scambiato qualche battuta con Ohtamaa?
“Non ho ancora parlato con lui, ma abbiamo in comune il fatto di aver giocato per l’Ak Bars Kazan, dunque sicuramente di quello potremo parlare”.
Chorney invece lo conoscevi già?
“No, ma ho giocato contro di lui in passato. Tra nordamericani però è facile trovarsi immediatamente in sintonia e sul ghiaccio abbiamo già parlato un po’… Il mondo dell’hockey è piccolo, si hanno tante conoscenze in comune ed è facile diventare velocemente amici”.