AMBRÌ – Per i 4’637 accorsi alla Valascia, la partita andata di scena martedì sera contro il Bienne assumeva perlopiù un valore di tipo simbolico. Per diversi giocatori biancoblù, infatti, si trattava della partita dell’addio ai propri tifosi – o perlomeno dell’arrivederci – su tutti Inti Pestoni e Daniele Grassi.
Per il Bienne il match aveva invece un certo peso, visto che con la vittoria ottenuta per 3-2, Daniel Steiner e compagni sono riusciti a scavalcare il Langnau, fattore importante in vista della finale dei playout.
A fine partita, però, tutti gli occhi erano sul top scorer biancoblù, che per l’occasione portava sul petto anche la “C” di capitano. Dopo essere nato, cresciuto ed aver esordito in Leventina, il “Numero 18” ha dovuto salutare una Curva Sud un tantino sottotono nell’occasione. Non si è infatti andati oltre il “giovane, giovane, giovane Pestoni…”, canticchiato con nemmeno molta convinzione.
Al termine della sfida abbiamo discusso con il 24enne di Ambrì a proposito della fresca sconfitta casalinga, del suo futuro con la maglia degli ZSC e dei ricordi dei suoi anni in Leventina che si porterà a Zurigo.
Inti Pestoni, si è vista una partita simile a quella il Langnau. Poi il Bienne ha giocato e voi vi siete tirati un po’ indietro. Difficile anche trovare le motivazioni per un incontro del genere…
“Sì, è difficile trovare le motivazioni per giocare una partita simile, anche perché sapevamo che loro dovevano assolutamente vincere in vista della finale dei playout. Noi eravamo piuttosto tranquilli, senza pressione. Abbiamo provato a giocare ma evidentemente quando non hai nulla da guadagnare diventa un po’ più complicato battersi, soprattutto se l’avversario è una squadra che ha così tanta motivazione. Abbiamo provato a giocare un buon hockey ma credo che non ci siamo riusciti. Avremmo voluto vincere l’ultima partita stagionale in casa, ma non ci siamo riusciti e questo è un peccato”.
Da parte vostra c’è sicuramente amarezza per aver mancato di pochissimo l’accesso ai playoff. Pero, quanto è bello poter disputare i playout con assoluta tranquillità, pensando soprattutto a quegli anni in cui l’Ambrì aveva fatto soffrire parecchio i propri tifosi…
“Diciamo che ai playout abbiamo iniziato a pensarci solamente a campionato finito. La nostra testa era concentrata sull’obiettivo playoff, che abbiamo mancato per poco. Non possiamo però prendere delle scuse; avevamo nelle nostre mani tutte le partite che erano da vincere, ma non lo abbiamo fatto. Quando sono iniziati i playout, il nostro obiettivo era quello di salvarci il più in fretta possibile. Ce l’abbiamo fatta, siamo contenti così ma evidentemente un po’ di rammarico per aver mancato la qualificazione ai playoff rimane”.
Da parte tua, invece, come hai vissuto questa tua ultima partita in biancoblù alla Valascia, oltretutto con la C di capitano?
“È stata un’emozione particolare. Per tutto il giorno il mio pensiero era a quest’ultima partita, all’ultima che avrei giocato alla Valascia. Sono andato in spogliatoio e ho avuto questa sorpresa della C sulla maglia, cosa che mi ha fatto emozionare tanto. Ringrazio tutto lo staff che mi ha dato questo onore di essere il capitano per una sera, in assenza di Duca. È una cosa che mi porterò dentro per tutta la vita, perché diventare capitano di questa squadra anche solo per una partita era un sogno che non credevo di poter realizzare”.
Tra le emozioni di queste settimane, hai seguito anche i playoff? Chi pensi arriverà in finale?
“Davos in finale contro il Ginevra. Il Lugano è più forte quest’anno, ma secondo me il Servette può portare i bianconeri a gara 7 alle Vernets”.
Ti aspettavi che lo Zurigo venisse eliminato così presto? Credi che questo possa aumentare la pressione per la prossima stagione?
“Non saprei. Sicuramente i Lions erano i favoriti per quest’anno. È chiaro però che quando devi sfidare un Berna ai quarti di finale, pur avendo avuto una stagione complicata, rimane sempre il Berna, con giocatori incredibili. Se la sono giocata e hanno perso 4-0. Sicuramente a Zurigo così tanta pressione come ad Ambrì o a Lugano non ce n’é… (ride, ndr..). Perlomeno da parte mia. Forse loro come squadra avranno un pochino più di pressione rispetto a questa stagione. Io cercherò di dare una mano il più possibile alla squadra”.
Sei nato e cresciuto qui ad Ambrì, hai debuttato da giovanissimo in prima squadra, i tuoi fans ti hanno sempre amato. Qual è il ricordo più bello che ti porterai a Zurigo dopo questi sette anni?
“Difficile da dire ora quale sia il ricordo più bello. Sicuramente la prima partita che ho giocato qui in casa rimarrà per sempre nel mio cuore, così come il primo coro che mi hanno cantato i tifosi. Penso che sia stata la cosa che mi ha emozionato di più. Un conto è giocare, un altro è sentire così tanta gente cantare il tuo nome. Se non sei sul ghiaccio e non lo provi è difficile da spiegare a voce. Sono cose che posso tenere per me e che mi posso portare dietro per tutta la vita”.