(© ZSCLions.ch)
ZURIGO – Partito da Ambrì per vivere una nuova esperienza, l’avventura con gli ZSC Lions di Inti Pestoni è iniziata ufficialmente nella serata di giovedì, quando l’ex biancoblù ha indossato per la prima volta la casacca dei tigurini per affrontare l’amichevole contro il Davos.
“In linea con Cunti e Schäppi mi sono trovato subito molto bene – ci ha spiegato Pestoni – con loro siamo riusciti a giocare una buona partita ed offensivamente abbiamo creato tantissime occasioni, anche se non siamo riusciti a segnare. Come prima partita è stata però molto positiva”.
Inti Pestoni, sei in una squadra e in un ambiente nuovo, ma per tutti si tratta di un nuovo inizio visto i cambiamenti di staff tecnico… Questo per te può essere un vantaggio?
“È difficile da dire, per i giocatori che erano già qui le cose non sono cambiate poi molto… Certo, ci sono dei nuovi allenatori, ma la maggior parte del gruppo è rimasto quello del passato campionato, ed in questo senso sono stati tutti bravissimi nell’accogliermi e nell’assicurarsi che mi integrassi bene. Dal punto di vista sportivo forse il fatto che Wallson e Johansson non conoscessero bene molti di noi può essere un vantaggio per me, ma alla fine la situazione non è molto diversa da quando lo Zurigo ha deciso di ingaggiarmi, dovrò sempre lottare per un posto”.
Le amichevoli per voi sono già finite, le prossime sfide saranno già quelle di CHL… Pensi sarà difficile calarsi subito in partite che contano qualcosa?
“Personalmente preferisco scendere in pista per match che mettono in palio qualcosa di concreto, piuttosto che disputare troppe amichevoli… Se le partite hanno un valore si tende a giocare meglio, più concentrati e si riduce anche il rischio di infortunarsi. Della CHL non ho ancora un’idea precisa, visto che chiaramente vi prendo parte per la prima volta, ma da quello che ho sentito è un buon torneo e non vedo l’ora di iniziare”.
A Zurigo sei confrontato con tanta concorrenza interna, a cui potrebbe aggiungersi pure Kenins… Come stai vivendo questa situazione?
“Quando ho deciso di lasciare Ambrì per trasferirmi a Zurigo sapevo che mi sarei ritrovato in questa situazione, ed è proprio quello che cercavo… Volevo avere l’opportunità di confrontarmi con i giocatori migliori in Svizzera e capire dove sono arrivato sinora, dunque può solo farmi bene avere della concorrenza. Se meriterò di giocare scenderò in pista, mentre se non sarà così è giusto che l’allenatore impieghi qualcun altro. Sono qui per questa sfida, se avessi voluto una sistemazione più comoda sarei rimasto ad Ambrì oppure mi sarei trasferito in un’altra squadra dal livello simile”.
Pensi che l’esserti trasferito in una nuova realtà possa aiutarti a scendere in pista con meno pensieri, lasciandoti concentrare sul tuo gioco?
“Questo lo capirò con il tempo, ma ad essere sincero anche ad Ambrì sono sempre sceso sul ghiaccio come se non avessi nulla da perdere, anche se da fuori poteva sembrare che fossi sotto pressione. Questo fattore non ha avuto una grande influenza per me lo scorso anno, ora vedremo come andranno le cose una volta che inizierà il campionato con i Lions”.
Con il tuo passaggio allo Zurigo, che importanza dai all’obiettivo della Nazionale? Essere un giocatore dei Lions pensi ti aiuterà?
“Negli ultimi anni ho sempre affrontato la stagione con l’intento di fare bene per il mio club, ed anche ora che sono a Zurigo il mio obiettivo è quello di fare il massimo per i Lions… Se dovessero chiamarmi in Nazionale andrei con molto onore e darei il 100% per i colori rossocrociati. Come ho sempre detto bisogna però ammettere che ci sono tanti altri giocatori molto bravi nel mio ruolo. Essere ora un giocatore degli ZSC non credo farà molta differenza, anche se giocando in una squadra più forte avrò forse delle opportunità in più per mettermi in luce offensivamente rispetto a quando ero in Leventina… In generale non penso però che per lo staff della Nazionale conti il proprio club di appartenenza”.
Sei a passato da un club che lotta per accedere ai playoff a uno che punta al titolo… Si notano già delle differenze di mentalità durante la preparazione estiva?
“Sì, c’è sicuramente differenza. Da quando sono arrivato qui si parla solo di vincere, a Zurigo è l’unica cosa che conta e lo si è visto anche giovedì in amichevole, quando l’unica cosa importante era battere il Davos. Tutta la mentalità della squadra è improntata al successo, ed in questo senso si lavora in maniera diversa rispetto ad Ambrì, dove non si punta ad arrivare al titolo e dunque non si ha la stessa mentalità vincente. In questo senso dovrò abituarmi al cambiamento, puntando alla vittoria ed abbandonando l’attitudine che ti porta a ‘sperare’ di ottenere determinati risultati”.
La tua prima partita con lo Zurigo è andata all’overtime, che da quest’anno è a 3-contro-3… Cosa pensi di questa formula?
“Penso che sia bello soprattutto per il pubblico, ma da giocatori è una fase che si prospetta piuttosto dura. Evidentemente non ci si ritrova di fronte allo stesso tipo di hockey che si vive nel corso della partita, ci sono molto più spazi e si creano tantissime occasioni, ma personalmente è un’eventualità che mi piace, soprattutto per una squadra come la nostra con tanti bravi giocatori. Più spettacolo c’è, meglio è!”.