Pierre-Marc Bouchard
Uno di quei giocatori che fuori dal contesto di un lock out sarebbe sempre difficile da vedere sulle nostre piste. Due stagioni, 108 partite e 128 punti, miglior attaccante e MVP della stagione regolare appena conclusa, basterebbe questo per descrivere le gesta di un giocatore straordinario.
Ma non basta, perché Bouchard è campione vero, silenzioso e mai sopra le righe, trascinatore fino all’ultimo, come dimostrato nell’azione del provvisorio 4-4 al 57’ di Gara 4 dei quarti alla Resega. Guerriero vero che ha sempre anteposto la squadra alla gloria personale, distributore di assist e magie, uno di quei giocatori che mettono d’accordo anche i tifosi avversari, tanto era bello vederlo giocare.
A soli 31 anni Bouchard ha preso la decisione più difficile della sua vita, quella di appendere i pattini al chiodo per non rischiare la salute dopo le numerose commozioni cerebrali subite in carriera. Un fulmine a ciel sereno che ha scosso la Svizzera dell’hockey e non solo, dato che la notizia ha avuto una vasta eco anche in Nordamerica.
Sentimenti dispiaciuti da parte di tutti, per non poterlo più ammirare sulle piste, ma anche la consapevolezza di una decisione estremamente difficile e lucida, per un giocatore che avrebbe potuto dare ancora moltissimo per diversi anni.
Chapeau, per quel giocatore che è stato e per l’uomo che è.
Langnau Tigers
La doppia sconfitta contro l’Ambrì Piotta ha lasciato decisamente il segno in quel dell’Emmental, con una situazione che ha portato al licenziamento di Benoit Laporte dopo il 9-4 della Valascia.
Paura, confusione, contraddizioni – le parole di Reber a rassicurare sulla sorte del coach – e forse delle attese troppo alte per una squadra che in fondo stava facendo il campionato che ci si aspettava. I Tigers con quella pesante sconfitta avevano toccato un punto già visto in stagione, dal quale avevano sempre saputo reagire, e non si pensava che l’esonero di Laporte potesse arrivare proprio in quel momento.
Se ci siano stati altri avvenimenti nello spogliatoio non è dato a sapersi, fatto sta che il panico ha fatto capolino tra gli uffici della Ilfis e la decisone di licenziare Laporte senza una valida alternativa rischia di essere comunque la scelta peggiore.
Scott Beattie è stato gettato nella mischia di una realtà a lui sconosciuta, a reggere una pressione per lui nuova e contro la quale può forse far poco, come dimostrato dalle sconfitte per 3-1 dal Losanna e 3-2 dal Bienne, ma soprattutto dal 6-1 in casa dei seeländer in Gara 1 di finale playout.
La fretta è sempre cattiva consigliera, unita al panico può essere fatale.