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Interviste

Nyffeler: “Ognuno vuole giocare per il coach e i propri compagni, ma il lavoro continua”

Il portiere: “Non possiamo dare troppo valore alle ultime partite, ne abbiamo vinte solo due di fila. Dobbiamo restare con i piedi per terra e continuare a lavorare duro per uscire definitivamente dalla spirale negativa”

AMBRÌ – Il Rapperswil, dopo il cambio di allenatore, dà segni di risveglio e ha vinto la sua seconda partita consecutiva. Importante per i sangallesi è stata specialmente la reazione dopo il punto del 3-4 firmato da Kubalik al 42’, come conferma il portiere Melvin Nyffeler.

“Sì, direi che quella è stata la pietra fondamentale per portare a casa la vittoria. Nel secondo tempo ci siamo fatti prendere troppo dalle emozioni, facendo così abbiamo incassato oltretutto una rete all’ultimo secondo. È stato stupido da parte nostra e abbiamo perso per un momento la nostra struttura. Per fortuna ciò non ci è costato la partita e, in seguito, appunto dopo la terza rete incassata, siamo stati bravi a reagire”.

Si è vista una ritrovata solidità. La squadra sembra essere tornata un’unica unità. Si sono visti giocatori in panchina esultare a ogni tiro bloccato e vi siete applicati nelle piccolezze, come ad esempio andare al cambio volante a 15’’ dalla sirena finale…
“Assolutamente, anche io la vedo così. Abbiamo passato momenti difficili tutti insieme, ma sapevamo di doverci stringere e fare ancora più gruppo. Adesso è arrivato un nuovo vento, la squadra vuole giocare per l’allenatore e, ancora di più, ognuno vuole giocare per i suoi compagni. Comunque non possiamo certo dare troppo valore a quanto successo nelle ultime partite, ne abbiamo vinte solo due di fila. Dobbiamo restare con i piedi per terra e continuare a lavorare duro al fine di uscire definitivamente dalla spirale negativa”.

Sei reduce presumibilmente da giorni strani. Sei alla decima stagione a Rapperswil e il licenziamento di Hedlund è stato il primo in questo lungo lasso di tempo. Come lo hai vissuto?
“È così, sono state giornate particolari. Credo però che, dopo la brutta scorsa stagione, dove eravamo nello stesso periodo in una posizione di classifica simile, la decisione presa dal club sia comprensibile. Adesso vogliamo guardare avanti e non indietro. Il passato non interessa, ora si è aperta l’era Lundskog”.

Hai giocato tre partite consecutive da titolare, ma prima tu e Punnenovs vi eravate in sostanza divisi gli impegni. Per te, dopo nove stagioni praticamente da numero 1 fisso, un novum. Com’è stato vivere questa situazione?
“All’inizio è stato maggiormente difficile abituarmi a questo cambiamento. Ho necessitato di circa cinque partite per adattarmi, c’è però pure da aggiungere che in entrata di campionato tre partite le ho dovute saltare perché ero malato. Dopo il periodo di adattamento alla nuova situazione tutto è andato meglio e le prestazioni sul ghiaccio sono migliorate. Punnenovs, l’allenatore dei portieri, e io siamo un dipartimento all’interno della ditta. Siamo tre persone, dobbiamo essere un gruppo solido e lavorare tutti insieme per performare bene. Io supporto Ivars, lui supporta me, ci spingiamo ogni giorno. Chiaramente entrambi vorremmo sempre giocare, siamo affamati. È però fondamentale anche essere furbi e dosare le forze al fine che entrambi possiamo avere maggiore energia nel finale di stagione”.

Torniamo brevemente sulla partita con un’ultima domanda. In occasione del primo gol subìto ti abbiamo visto protestare per una presunta ostruzione. La sensazione è che, a causa della presenza di un giocatore avversario, tu non sia riuscito a fare il movimento verso destra con il gambale…
“Dal mio punto di vista di portiere era un’ostruzione. Gli arbitri mi hanno spiegato che l’attaccante biancoblù è stato spinto contro di me dal nostro difensore. Ne ho preso atto, ognuno ha le sue vedute e non voglio alimentare polemiche inutili”.

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