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Interviste

Nummelin: “Per me Lugano è indimenticabile, e presto tornerà a trionfare”

Assistente allo Storhamar in Norvegia – “Ma mi vedo presto come head coach” – Petteri Nummelin è passato alla Cornèr Arena per salutare vecchi amici e tifosi: “Qui mi sento sempre come a casa”

LUGANO – Più “paffutello” rispetto al passato da giocatore, ma la faccia da bambino e il ciuffo biondo sono ancora gli stessi, tanto che i suoi 49 anni non sembrano nemmeno veri.

Petteri Nummelin, il “Folletto”, il più grande idolo dei tifosi bianconeri degli anni 20 del nuovo millennio è tornato nella sua Lugano per riabbracciare vecchi amici e compagni e concedersi agli abbracci e ai selfie dei tifosi. La battuta è quasi ovvia pensando al suo passato da giocatore instancabile: “Petteri, sei pronto a giocare stasera contro il Ginevra?”. Il finnico risponde in una maniera a cui non ci aveva mai abituati: “No, ormai sono vecchio! E anche troppo grasso…”.

Ma quanto è stato difficile smettere con l’hockey giocato per un uomo che non sembrava mai invecchiare? L’ex numero 33 spiega che non è stato traumatico uscire dal ghiaccio: “Credo sia stato piuttosto naturale smettere – afferma il finlandese – piano piano la mia carriera ha rallentato al giusto ritmo e ho finito con il giocare anche in Giappone prima di appendere i pattini al chiodo in Finlandia, un’esperienza breve ma bellissima, in un paese magnifico.”

La dinastia dei Nummelin però va avanti (il papà Timo è stato una leggenda in patria, il fratello Kari è assistente nella lega femminile finlandese) con il figlio Rene che gioca nella formazione U18 del TPS. Papà Petteri ammette che non è facile dividere i vari ruoli in famiglia: “Rene ha cominciato un po’ tardi ma si sta facendo spazio, e credo che sia veramente bravo, chissà che magari un giorno non possa giocare qui anche lui. Ad ogni modo non voglio mettergli troppa pressione, l’importante per me è che stia bene e si diverta in quello che fa.”

Un ruolo, quello di assistente allenatore che Nummelin ha abbracciato appena appesi i pattini al chiodo e da tre anni è sulla panchina dello Storhamar in Norvegia. Un trampolino di lancio naturale per diventare capo allenatore? “Sono veramente felice di quello che sto facendo ora, è un ruolo molto diverso rispetto al giocatore ed è anche molto duro perché devi essere molto preparato e occorre tanto lavoro ma mi sto divertendo e sento la stessa adrenalina. E sì, credo che mi manchi poco prima di poter diventare un head coach.”

E allo Storhamar Nummelin ha tra i giocatori in rosa un certo Patrick Thoresen, altro indimenticato giocatore bianconero che come il finnico non sembra aver voglia di smettere tanto presto: “Sì, Patrick gioca da noi allo Storhamar, e vedendolo in squadra alla sua età, dal punto di vista del mio nuovo ruolo, oggi riesco a capire meglio cosa provasse Larry Huras ai miei tempi quando avevamo delle discussioni (ride, ndr)”.

Ovviamente i dieci anni trascorsi in Ticino non sono facili da dimenticare, per l’ex difensore scegliere degli episodi particolari non è semplice, anche se per tutti le immagini con Nummelin a sollevare a due riprese la coppa di campione svizzero sono fisse nella memoria: “Sono arrivato qui domenica ed è come se non avessi mai lasciato Lugano. Vi dico la verità che i ricordi sono così tanti che non saprei da dove iniziare. Ovviamente i due titoli vinti contro il Davos sono le cose più belle da ricordare, ma anche quello che si viveva in squadra e nello spogliatoio era fantastico, è stato un periodo bellissimo.
Ma Lugano è sempre Lugano.”

Il 49enne ha lasciato Lugano durante la stagione 2012/13, ma mai avrebbe pensato che la coppa alzata da lui stesso e dai suoi compagni nel 2006 sarebbe stata ancora oggi l’ultima messa in bacheca dal club bianconero: “Se me lo avessero detto allora non ci avrei creduto, perché quando ho lasciato Lugano la squadra era comunque forte e ho pensato che nel giro di due o tre anni avrebbe di nuovo vinto il titolo, ma sono convinto che presto i bianconeri potranno festeggiare di nuovo.” Parola di Folletto.

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