AMBRÌ – Siamo al 13’42’’ e alla Valascia fioccano le reti. Fora, Kubalik, Hofer. Con la solita aggressività, l’Ambrì riesce a portarsi fin sul 3-0, sfiorando a più riprese la quarta rete.
Preludio ad una partita in discesa? Assolutamente no, perché nel secondo periodo i biancoblù smettono di seguire i dettami di Luca Cereda. D’altronde, come ripete sempre il coach biancoblù, se non si gioca per la squadra portando la famosa identità sul ghiaccio, le chances di vittoria diminuiscono sensibilmente.
Ed ecco puntualissimo il Davos portarsi rapidamente sul 3-2. Fine dei giochi e tracollo? No, perché l’Ambrì è una squadra vera, capace di reagire a qualsiasi difficoltà, e venerdì sera – così come sull’arco dell’intera stagione – i biancoblù lo hanno nuovamente dimostrato. Ci ha pensato Matt D’Agostini con uno slapshot al volo ad infilare Gilles Senn e a far esplodere la Valascia in un boato liberatorio.
“Abbiamo disputato un ottimo primo tempo”, ha commentato raggiante Jiri Novotny . “Ci siamo imposti di mantenere dei cambi corti, di giocare compatti e disciplinati, e tentare di essere cinici. Tutto questo ha funzionato alla perfezione nei primi venti minuti. Poi, però, abbiamo peccato di rispetto per l’avversario. E contro squadre come il Davos – che pur sempre Davos rimane… – non puoi permettertelo. In questa stagione i grigionesi, nonostante le difficoltà incontrate, hanno dimostrato a più riprese di essere una squadra temibile. Basti pensare a quella sfida del 23 dicembre quando abbiamo subìto la loro rimonta nei minuti conclusivi del match, finendo poi per perderlo ai rigori. Di positivo venerdì sera c’era specialmente il modo in cui abbiamo gestito la sfida negli ultimi venti minuti di gioco…”.
Effettivamente siete stati bravi a non crollare nel momento in cui il Davos è rientrato in partita…
“Loro avevano acquisito fiducia, specialmente al termine del secondo tempo, ma noi non ci siamo disuniti. Il coach ha parlato molto durante la seconda pausa e siamo riusciti a tornare in pista con la giusta determinazione. La rete di Matt, poi, è stata una vera e propria liberazione. Ho sentito un peso gigantesco andarsene… Spesso quando sei in vantaggio e in palio c’è una posta così importante, cominciano a frullarti per la mente pensieri strani. Ecco, sono fiero di come i ragazzi hanno reagito alle difficoltà del secondo tempo. Non era facile, ma tutti assieme ce l’abbiamo fatta”.
Quanto ha influito la vittoria di martedì a Losanna sul morale della squadra?
“Tantissimo. Il Davos non aveva nulla da perdere da questo match, noi si. Sarò banale ma per quanto mi riguarda nessuna partita è semplice, poco importa se affronti Berna o Rapperswil. Non sarà semplice a Zugo e non è stato semplice contro i grigionesi. Per non parlare di martedì a Losanna. Quei tre punti ci hanno dato una carica immensa. Abbiamo lavorato bene, ci siamo sacrificati e tutti hanno remato nella stessa direzione. Nonostante una buona partita vodese, noi siamo stati più bravi e a conti fatti abbiamo meritato la posta piena. Tutto questo ci ha aiutato ad affrontare il Davos con la giusta serenità e sicurezza nei nostri mezzi. Abbiamo ottenuto altri tre punti, ma ancora non basta. Tutto è nelle nostre mani e dipenderà esclusivamente da noi. Andiamo a Zugo con il focus necessario per cercare di proseguire questo cammino”.
Nonostante un periodo in cui il powerplay sembrava aver perso d’efficacia, nelle ultime uscite le situazioni con l’uomo in più hanno ripreso a funzionare e hanno portato a delle segnature pesanti…
“Beh, a Losanna abbiamo vinto grazie al powerplay e a quella rete di Nick (Plastino, ndr.). Poi abbiamo lavorato bene anche in boxplay. Lo stesso contro il Davos. Ingaggi e special teams sono quei dettagli che in fasi concitate di una stagione fanno la differenza. E credetemi che la fanno sul serio. Non siamo una di quelle squadre capaci di infilare sei-sette reti a partita. Poche sono le compagini in grado di farlo, e proprio per questo è importante essere efficienti e curare questi dettagli. Poi, come ripete sempre il nostro coach, senza la giusta attitudine possiamo stare a curare qualsiasi dettaglio ma non avremo mai successo. E nel secondo tempo ne abbiamo avuto la dimostrazione”.
A proposito di faceoffs, tu sei uno dei giocatori più efficaci nel campionato in questo tipo di esercizio. Qual è il segreto del tuo successo?
“Onestamente non saprei. Forse è una cosa che ho dentro… Vincere un ingaggio è importante perché ti permette di iniziare un’azione con il disco, dunque senza dover rincorrere l’avversario. Puoi impostare immediatamente e renderti pericoloso. Fondamentali, poi, sono quelli in zona offensiva. Vincerne uno nel terzo d’attacco ti apre moltissime possibilità d’impostazione e hai l’occasione di renderti pericoloso in pochi, semplici passaggi. Sfortunatamente venerdì non ne ho vinti molti (36% di riuscita, ndr.), ma sono riuscito a non perdere quelli decisivi nei momenti in cui il Davos era nella nostra zona in superiorità numerica. Se ho un segreto? No, nessuno. Si tratta semplicemente di provare e riprovare in allenamento, fintanto che non acquisisci fiducia nei tuoi mezzi. Come nella maggior parte delle cose, si tratta anche di una questione di testa. Ne perdi tre di fila e ti abbatti, ne vinci un paio e subito ti ricordi come si fa. E lo stesso vale per le reti. La testa fa tanto, e questo non lo scoprite di certo grazie a Jiri Novotny”.