CANADA – FINLANDIA
1-3
(1-0, 0-1, 0-2)
Reti: 10’02 Theodore (Mantha, McCann) 1-0, 22’35 Anttila (Manninen, Ojamaki) 1-1, 42’35 Anttila (Savinainen) 1-2, 55’54 Pesonen (Tyrvainen, Hakanpaa) 1-3
Note: Bratislava, 9’085 spettatori. Arbitri: Bjork, Tufts; Lazarev, Lhotsky
Penalità: Canada 3×2′, Finlandia 4×2′
BRATISLAVA – Il titolo di Campione del Mondo resta in Europa. Dopo la Svezia, vincitrice di due edizioni consecutive, è la Finlandia a sollevare il trofeo, agguantato dopo aver battuto in finale il Canada.
Ed è dovuto tornare in panchina Jukka Jalonen per rimettere al collo della Suomi il metallo più prezioso, dato che il coach era già stato alla guida di quella squadra vincitrice. E le coincidenze non finiscono qui, dato che quella Finlandia si era laureata campione proprio nella Capitale slovacca!
Il terzo titolo della storia per i finnici arriva al termine di un Mondiale sorprendente (almeno inizialmente, vedendola giocare non lo era più) disputato senza alcuna stella della NHL a differenza della maggior parte delle concorrenti più accreditate.
Ma Jalonen ha saputo mettere assieme un gruppo fatto di esperienza e umiltà, a partire dal Capitano Marko Anttila, il tigrotto Harri Pesonen o ancora Kristian Kuusela, ma anche di giovane esuberanza e indubbio talento, come il futuro protagonista Draft NHL Kaapo Kakko, il portiere Kevin Lankinen o il difensore Henri Jokiharju.
Un gruppo che ha espresso per la maggior parte del torneo l’hockey migliore, riuscendo ad unire efficacia e disciplina anche a un gioco attrattivo e accattivante, veloce e dinamico, che solo in finale ha faticato un po’ ad uscire.
Nella sfida finale ai solidissimi canadesi sembrava che la Finlandia potesse stavolta cedere ai muscoli e alla concretezza degli uomini di Vigneault, molto meno “belli” ma tremendamente di sostanza e dopo la prima rete di Theodore il sentore era che i canadesi avessero trovato la via per aprire varchi pericolosi.
Lankinen si è superato più volte, ha ringraziato in un paio di occasioni i pali della sua porta o i difensori protesi a bloccare i dischi e piano piano anche la Finlandia ha alzato la testa.
Il pareggio del gigante capitano Anttila (già game winner in semifinale) ha risvegliato del tutto i nordici, rimettendoli in carreggiata e facendogli alzare anche il livello dello scontro fisico e la partita è tornata in equilibrio.
Interessante era vedere le due fasi diverse di gioco delle due squadre, passando dallo stile di possesso del terzo e disturbo nello slot del Canada alle incursioni in velocità della Finlandia con il disco a viaggiare velocissimo tra zona neutra e entrata del terzo.
Alla fine ha pagato di più la pazienza e il lavoro di Savinainen e compagni, capaci di impossessarsi dell’oro grazie al secondo gol di Anttila e a quello di Pesonen, motorino intelligente e instancabile tanto in campionato quanto nella sua nazionale, un altro leader vero.
In finale sono arrivate le due squadre migliori, figlie di un hockey diverso per credo e per stile, e nessuno vorrà veramente dissentire se diciamo che la Finlandia ha proposto un gioco che ha avuto qualcosina in più di tutti gli altri, non fosse altro sul piano estetico, senza tralasciare la grande efficacia.
Lo ha fatto senza le stelle NHL, semmai con una futura, quel Kaapo Kakko che ha strabiliato nelle prime partite per poi spegnersi comprensibilmente un po’, ma lo ha fatto anche con giocatori di “casa nostra”, e allora un po’ di soddisfazione sale leggendo che tra i nomi dei vincitori ci sono quelli del citato Harri Pesonen, di Petteri Lindbohm e di Toni Rajala, tre neocampioni del mondo provenienti dalla National League svizzera.
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