KARLSTAD – Anche stavolta c’è stato del positivo nella prestazione dell’Ambrì Piotta, ma gli elementi che i biancoblù stanno aggiungendo al loro repertorio in vista del debutto in campionato per ora non sono sufficienti per vedere i propri sforzi rispecchiati nei risultati alla terza sirena.
La voce “concretezza” rimane quella più dolente, anche se in entità diversa rispetto alla partita sul ghiaccio di Monaco, dove i leventinesi si erano costruiti diverse limpide opportunità per andare in gol e riservare un destino diverso alla sfida.
Nel match contro il Färjestad – vincitore della passata regular season SHL – la squadra di Cereda ha invece sollecitato in maniera meno frequente il portiere avversario, attingendo però ad altre risorse per restare a contatto con gli svedesi.
Quella di sabato è stata una partita che, per andamento degli eventi, probabilmente rivedremo spesso nel corso della stagione, con i biancoblù confrontati con una squadra tecnicamente più attrezzata e che può essere messa in difficoltà unicamente portando sul ghiaccio i propri punti di forza. Mantra questo che a Karlstad è venuto a galla in maniera promettente, pur non essendo supportato dal necessario killer instinct per far propria una contesa del genere.
L’Ambrì Piotta ha giocato una sfida di carattere, confermandosi squadra dura a morire e sempre pronta a stringere i denti, ma alcuni automatismi e l’alchimia tra vari giocatori necessita ancora di lavoro.
Indubbiamente positivo aver trovato il gol – il primo in CHL – quando Plastino ha sorpreso Markus Svensson con un tiro dalla distanza in powerplay, anche se le fasi in superiorità numerica non sempre hanno trovato la necessaria velocità e precisione d’esecuzione per andare ad eseguire quegli schemi che sulla carta si intravedono essere interessanti.
Fondamentale invece il boxplay, che nei primi due periodi di gioco è stato decisamente messo alla prova ma che ha saputo chiudersi bene davanti a Hrachovina. Quest’ultimo poco ha potuto sui due gol concessi, soprattutto sulla rete decisiva che ha evidenziato la necessità di lavorare sulla comunicazione in copertura difensiva.
I biancoblù sono comunque sempre rimasti in partita, impedendo al Färjestad di prendere davvero in mano il momentum e ritrovandosi a giocare un terzo tempo in cui tutto sarebbe potuto succedere. Molto più aperta e ricca di chance infatti la frazione conclusiva, che è però andata a premiare una squadra svedese che nel finale ha trovato la giocata decisiva.
Sul fronte ticinese è invece mancata l’incisività di alcuni uomini chiave come Sabolic e Flynn, che a tratti mostrano buone cose ma tendono ad essere anche parecchio incostanti. L’assenza di Zwerger ha inoltre portato Hofer a giocare con Müller e lo sloveno, in un blocco sulla carta interessante ma che non ha mostrato particolare intesa, così come il debuttante Gerlach poco concreto al fianco di D’Agostini e Flynn.
Il solito – in senso positivo – il contributo del bottom six, con Kneubuhler al primo match di CHL e capace di alcune giocate d’impatto ad inizio gara, ma poi anche lui si è un po’ spento con il passare dei minuti.
In generale vale la sensazione che a livello di principi la squadra abbia già chiare le proprie intenzioni, mentre in termini di alchimia ed automatismi c’è inevitabilmente da lavorare… Ma, ricordando che il calendario non è ancora arrivato a settembre, è normale sia così.
Il weekend europeo ha però riservato una chiara lezione all’Ambrì, che tornerà in Ticino a zero punti e con il compito di essere maggiormente incisivo alla Valascia già dalla prossima settimana. L’esperienza va archiviata come positiva – a maggior ragione visto lo spirito combattivo mostrato sabato – ma ha anche reso evidenti gli aspetti in cui i biancoblù dovranno progredire.
IL PROTAGONISTA
Dominik Hrachovina: Il portiere ceco ha fatto il suo debutto in una competizione ufficiale con i biancoblù, e le impressioni hanno confermato quelle promettenti già raccolte in amichevoli.
L’Ambrì è rimasto in partita non per merito solamente suo – c’è stato uno sforzo ed un sacrificio collettivo – ma il suo apporto è stato importante. Nei momenti più concitati ha saputo trasmettere sicurezza e spavalderia, con interventi calmi e decisi.