LUGANO – RAPPERSWIL
3-4
(0-0, 0-0, 3-3, 0-0, 0-1)
Reti: 41’41 Wick (Moses, Loosli) 0-1, 44’35 Loeffel (Arcobello) 1-1, 47’33 Moses (Wick) 1-2, 51’37 Moses (Loosli, Wick) 1-3, 57’21 Josephs 2-3, 59’48 Fazzini (Arcobello, Josephs) 3-3, 96’55 Wetter (Ness, Forrer) 3-4
Note: Corner Arena, 50 spettatori. Arbitri Lemelin, Mollard; Kehrli, Duarte
Penalità: Lugano 6×2′, Rapperswil 2×2′
Assenti: Tim Traber (infortunato), Mikkel Boedker, Matteo Nodari, Matteo Romanenghi, Loic Vedova, T.J. Brennan, Timo Haussener (sovrannumero)
LUGANO – Rabbia, frustrazione, depressione, sconforto. Sono decisamente tanti gli stati d’animo che si possono leggere a chiari segnali sui visi dei giocatori nonostante la copertura delle mascherine. E non possono essere che questi ad accompagnare i bianconeri in questa notte amara, perché di notte si parla (la partita è finita quasi a mezzanotte) e l’amarezza sarà lunga da lavare via dal palato.
La rete di Wetter dopo quasi 100 minuti di gioco ha messo fine a una partita che si stava trasformando in un’agonia e in un surreale giocare al gatto col topo tra due squadre che a un certo punto non sapevano più quale ruolo assumere. Un Lugano che doveva fare da gatto sin dall’inizio della serie e un topolino Rapperswil trasformatosi con il passare delle partite nello spauracchio, capace persino di gestire un match ball dopo aver subito la rimonta nei secondi finali.
E deve far malissimo aver gettato tutto alle ortiche dopo che Luca Fazzini, l’unico veramente in palla dei bianconeri – che ha portato la croce e cantato a squarciagola per svegliare i suoi – era riuscito a trovare la tana del topolino con quel colpo da biliardo a soli dodici secondi scarsi dalla terza sirena.
E deve far malissimo anche pensando al secondo posto in classifica dopo la regular season, ma lavare via la delusione per aver gestito in questa maniera la serie di quarti di finale contro i Lakers sarà molto difficile.
Non dovremmo forse partire da questa partita per giudicare l’insieme, ma è d’obbligo sottolineare come dopo la sconfitta in Gara 4 di Rapperswil, con i conseguenti i mormorii dei corridoi della Cornèr Arena e le vibrazioni dei pavimenti, ci si aspettasse ben altro Lugano a giocarsi la stagione.
Non è stato normale accorgersi che a sessanta minuti dal potenziale termine della stagione 2020/21, i bianconeri fossero in pista timorosi, poco lucidi e soprattutto privi di quella voglia di passare sopra a ogni problema con la forza di squadra. Certo, Fazzini e compagni un passo in avanti rispetto a lunedì l’hanno pur fatto, ma non era sufficiente, non tanto per vincere la partita, ma soprattutto pensando ad un eventuale proseguo della serie, quel Lugano non era (ancora) una squadra pronta ai playoff.
E ancora di più dopo aver riagguantato i Lakers a pochi secondi dalle vacanze – poi solo rimandate – ci si aspettava di vedere una squadra arrembante e che prendesse finalmente al collo il suo avversario per mandarlo al tappeto. Macché. È sembrato persino che con il passare dei minuti nei due tempi di overtime il Lugano si spegnesse sempre di più sul piano offensivo, quasi da dare l’impressione che quella partita non l’avrebbero mai più vinta nemmeno giocando fino al mattino.
Sempre per gli stessi problemi amplificati al massimo dalla stanchezza e dalla paura di sbagliare, senza profondità in un attacco già privo di idee, senza lucidità e raziocinio nel prendere le decisioni, anche quelle che permettevano quei due secondi di ragionamento in più. Errori dettati anche dalla voglia di strafare, ma che alla fine come sempre non fanno che mettere i bastoni nelle ruote, come in quell’overtime, quando Wetter si è trovato tutto solo nello slot lasciato al pascolo dai suoi marcatori e ha messo fine all’agonia di quella partita e ai sogni di un Lugano che forse pure lui non sapeva bene come fare per realizzarli, lasciando che fossero preda di un Rapperswil volato sulle nuvole.
E intanto la stagione dei bianconeri termina qua, dal secondo posto in classifica all’eliminazione in sole cinque partite dal Rapperswil. Ci sarà tempo per analisi e dibattiti, ma intanto, aldilà di Covid-19 e quarantene, questa stagione lascia solo una grossa delusione in casa bianconera.
Che nessuno potrà smentire.
IL PROTAGONISTA
Gian-Marco Wetter: Si è visto poco sul ghiaccio, con nemmeno tredici minuti di gioco, ma dopo quasi 100 minuti di partita lui era lì, nello slot, a insaccare con freddezza quel disco che forse senza il piccolo attaccante passato anche dai Ticino Rockets non sarebbe mai entrato in nessuna delle due porte.
Era quasi incredulo pure lui al termine della partita, ma intanto si è ritagliato un piccolo spazio nella storia, regalando le semifinali alla “favola” (possiamo già chiamarla così) del Rapperswil di Jeff Tomlinson.
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