LUGANO – DAVOS
0-4
(0-2, 0-1, 0-1)
Reti: 8’31 Stransky (Corvi) 0-1, 19’04 Ambühl (Corvi) 0-2, 25’56 Stransky (Corvi, Ambühl) 0-3, 44’37 Corvi (Stransky, Paschoud) 0-4
Note: Cornèr Arena, 5’805 spettatori
Arbitri: Stricker, Borga; Gurtner, Kehrli
Penalità: Lugano 3×2′, Davos 3×2′
Assenti: Markus Granlund, Troy Josephs, Stephane Patry (infortunati), Nicolò Ugazzi, Loic Vedova, Julian Walker (Ticino Rockets)
LUGANO – Ci si poteva aspettare che la rimonta dei bianconeri in quel di Ginevra potesse rappresentare finalmente la svolta di una stagione tribolata del Lugano, e invece contro il Davos sono riapparsi i soliti fantasmi e i soliti problemi.
Non ce la fa proprio questa squadra a mettere assieme una settimana tranquilla, una piccola serie di vittorie che possa dare un certo respiro anche alla classifica per schiodarsi quel minimo dal bordo su cui Arcobello e compagni ballano ormai da mesi.
Anche contro i grigionesi – dove si è rivisto in pista Andersson – la squadra di Gianinazzi ha tenuto la contesa sul pari solo per una decina di minuti, prima di subire le prime due reti dalla squadra oggi affidata a Glen Metropolit e Waltteri Immonen.
Due reti, quelle segnate da Stransky e Ambühl arrivate su due svarioni difensivi della squadra di casa, con il vantaggio del ceco segnato addirittura con un 3 contro 1 nello slot durante un box play, tanto per dire quanto fosse sbilanciata la squadra di casa, e il raddoppio di Ambühl non è stato da meno, con il veterano che ha potuto approfittare di un’autostrada i direzione di Koskinen.
Confusione, voglia di strafare e poca lucidità. Il Lugano da quel momento ha cominciato a cercare di rimontare la china senza concentrazione e con troppa foga, sicuramente con un atteggiamento e una voglia di lottare – cose che in alcune partite erano anche mancate – ma appunto sprovvisto della necessaria tranquillità nel fare le piccole cose.
Non sono stati nemmeno fortunatissimi i padroni di casa, con quel palo clamoroso colpito da Carr pochi secondi prima dello 0-2 (e un probabile offside quasi impossibile da rivedere al video sul primo gol) e un secondo ferro verso la seconda sirena, ma significativa è stata anche la maniera in cui il Davos ha approfittato dell’ennesimo svarione difensivo per andare sullo 0-3 nel secondo periodo, colpendo chirurgicamente dopo un power play sprecato dai locali.
Subisce troppo il Lugano di questo inizio 2023, e subisce soprattutto per colpa sua, ripetendo gli stessi errori visti già nelle partite contro il Langnau o nel derby e, oltre ai quattro gol presi dal Davos, altri quattro da Ginevra e Ambrì, ci sono i sei incassati a Langnau e i tre dal Berna alla Cornèr Arena. Troppo, decisamente, e lo staff tecnico fatica a trovare delle contromisure a un problema che non è solo di giocatori come tali – lo era finché mancava l’attitudine giusta di molti elementi – ma anche probabilmente di sistema.
E stupisce l’involuzione netta del gioco difensivo vista dall’autunno ad oggi, che va pure a sommarsi alla cronica incapacità del Lugano di sfruttare le occasioni da rete.
L’impressione è che Fazzini e compagni abbiano bisogno del momento perfetto per sfruttare le proprie occasioni – paradossalmente da squadra che crea più occasioni di tutta la lega! – come successo per esempio nella rimonta di Les Vernets quando hanno potuto volare sulla scia di un gol arrivato in fila all’altro.
Se però le cose cominciano a girare male allora subentra la foga, la fretta, le posizioni errate e la mancanza di furbizia (come aveva già ammesso anche Gianinazzi di fronte al problema offensivo) e tutto si sgretola con una fragilità disarmante. Alcuni problemi del Lugano si possono risolvere con il lavoro, altri cercando magari delle alternative, ma alcuni altri si possono risolvere solo con la qualità, quella che permetterebbe a una squadra pure in grosse difficoltà di uscire dal pantano e come ne avevamo già parlato durante l’estate (ma probabilmente sottovalutando la cosa) al Lugano manca in una certa dose questa qualità, quella fatta dalle piccole cose, dal controllo veloce ai famosi passaggi tape-to-tape.
Luca Gianinazzi in autunno sembrava però aver trovato delle contromisure e il suo Lugano cominciava ad avere un senso e ad avere una certa velocità di crociera, fattori che purtroppo oggi in certe sconfitte sembra andati persi del tutto per chissà quale ragione.
Non c’è stata la svolta nel dopo-Ginevra e probabilmente non ci sarà nemmeno a breve termine una sterzata decisa, ma questo Lugano deve assolutamente ritrovare se stesso, possibilmente almeno quello che durante novembre e inizio dicembre aveva fatto ben sperare e strappato qualche applauso, invece di quello schizofrenico e imprevedibile di questo primo scorcio di 2023 sconfitto già tre volte in casa propria.
IL PROTAGONISTA
Matej Stransky: Lasciare certi spazi in zona difensiva all’attaccante ceco del Davos significa quasi che ci si voglia buttare da un ponte. Le praterie di cui ha goduto il possente attaccante sono state imperdonabili da parte del Lugano e il numero 44 non ci ha messo molto ad approfittarne, con un killer instinct che ai bianconeri farebbe maledettamente comodo.
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