AJOIE – LUGANO
5-4
(1-0, 3-2, 1-1; 1-0)
Reti: 04’58 Fazzini (Jesper Peltonen, Arcobello) 0-1, 24’18 Fazzini (Carr) 0-2, 34’07 Thürkauf 0-3, 35’53 Nättinen (Turkulainen, Bellemare) 1-3, 38’46 Devos (Turkulainen, Honka) 2-3, 39’42 Bellemare (Turkulainen, Nättinen) 3-3, 42’13 Joly (Dahlström) 3-4, 56’36 Nussbaumer (Nättinen, Scheidegger) 4-4, 60’54 Nussbaumer (Hazen) 5-4
Note: Raiffeisen Arena, 4’543 spettatori
Arbitri: Piechachzek, Hungerbühler; Stalder, Altmann
Penalità: Ajoie 3×2, Lugano 3×2
Assenti: Giovanni Morini, Joren van Pottelberghe, Mirco Müller, Samuel Guerra (infortunati), Adam Huska, Jiri Sekac, Stephane Patry (sovrannumero)
PORRENTRUY – Come il derby poteva essere la partita peggiore da affrontare in un certo momento – rivelatasi invece positiva ma ingannatrice – anche la sfida all’Ajoie rivitalizzato da Greg Ireland si sapeva sarebbe potuta essere una trappola enorme.
Le parole di Calvin Thürkauf dopo la sconfitta con il Langnau – per qualcuno fraintese a causa di una “barriera linguistica” – avevano fatto discutere, i protagonisti assicuravano che era tutto chiarito e che si sarebbe ripartiti con fiducia e uno spirito ritrovato, con i leader a tracciare la via.
Luca Gianinazzi si è messo persino a rivoluzionare tutta la squadra per cercare ulteriormente la scossa, invece di cercare stabilità e certezze, ma fino allo 0-3 di Thürkauf nel secondo periodo si poteva pensare che forse i bianconeri stessero piano piano ritrovando perlomeno un pizzico di amor proprio e di spirito positivo, senza incantare ma perlomeno dimostrandosi impegnati sul ghiaccio.
Poi, tutto a un tratto, i vecchi (mica tanto) fantasmi, i blackout, gli inspiegabili passaggi a vuoto e il solito crollo mentale alla prima difficoltà – il gol dell’1-3 peraltro, nemmeno fosse una tragedia – e da lì il Lugano non ne è più uscito salvo qualche momento nel terzo periodo.
La testa i bianconeri l’hanno persa completamente con i due powerplay che hanno sancito il 3-3, con posizionamenti assurdi e inspiegabili nel box e falli evitabili, con un Ajoie che in powerplay ha solo aspettato il momento buono, arrivato puntualissimo e “chiamato” chiaramente per quello che stava succedendo in pista. Troppo facile per Devos e Turkulainen far girare il disco, troppo brutto il Lugano nelle sue posizioni e nel carattere per essere vero, ancora una volta alla prima crepa è crollato tutto il palazzo.
E dire che sarebbe bastato gestire con ordine e calma quel vantaggio per probabilmente portare a casa i tre punti, perché dal terzo tempo la squadra di Ireland ha mostrato il classico crollo nel ritmo, incapace di mantenerlo logicamente per più di due terzi di partita e perlomeno il Lugano ne ha approfittato per riportarsi in vantaggio con Joly.
La giocata del topscorer però non ha avuto seguito, la squadra ospite ha speculato su quell’esiguo vantaggio, ma non è una compagine che in questo momento può permettersi di farlo con un solo gol di differenza, soprattutto quando gli errori e le amnesie difensive sono all’ordine del giorno.
Arno Nussbaumer ha quindi avuto la sua serata di gloria, con il 4-4 nel finale e il 5-4 nell’overtime, ed è incredibile come giocatori – con tutto il rispetto per Nussbaumer – comunque di terza o quarta fascia svizzera riescano a impartire certe lezioni alla squadra di Gianinazzi, più per imperizia dei bianconeri che grandi qualità degli attori in campo.
In tutto questo il Lugano non poteva permettersi di tornare dal Giura con meno di tre punti e il punticino misero rimastogli come avesse stretto della sabbia tra le mani non può essere di alcuna consolazione. E non sarà di consolazione nemmeno sentire – se sarà il caso – le parole sul come sia stato positivo andare fin sul 3-0 e che fino a lì “eravamo la squadra migliore”, perché è inutile esserlo se poi le capacità di gestione di un risultato del genere in casa dell’ultima classificata sono completamente azzerate, dicendola lunga sulla stabilità mentale di una squadra ancora gravemente malata.
È vero, l’impegno non è mancato, ma questo è comunque il minimo che si vuole vedere da una squadra di professionisti, ma quello che è successo dal gol dell’1-3 in avanti deve per forza porre delle riflessioni – vere – a tutti, soprattutto dopo la movimentata settimana delle discussioni e delle riunioni, tante parole che non hanno dato seguito a nulla, con probabilmente anche la rivoluzione del line-up poco d’aiuto alla situazione.
Questo doveva essere un weekend crocevia della stagione bianconera, a quasi metà della regular season il Lugano rischia di perdere un treno importante e proseguendo in questa maniera si rischia che ogni serata si trasformi nel solito incubo da cui nessuno sa come uscirne. Nelle scorse settimane e negli scorsi giorni si sono spese parole importanti anche da parte dei piani alti della società, soprattutto all’indirizzo di Luca Gianinazzi, ovviamente con tutto il diritto di farlo.
Ma se le cose non dovessero cambiare al più presto si dovrà trovare la soluzione per dar seguito a quelle parole, perché qualunque strada si decida di continuare a percorrere, il rischio è di nuovo quello di perdere una stagione e soprattutto l’attaccamento di un pubblico che ha già fatto molta fatica a ridare fiducia a questo club e che ultimamente ha lanciato i primi segnali di insofferenza. È un gioco pericoloso.
IL PROTAGONISTA
Jerry Turkulainen: Con il suo gol ha dato il via alla rimonta dell’Ajoie e nei due power play successivi si è inventato le giocate per le altre due reti dei padroni di casa nel secondo periodo. Sempre al centro del gioco e difficile da marcare, il topscorer finlandese è diventato il vero faro della squadra con l’arrivo di Greg Ireland in panchina, mostrandosi come uno dei migliori scorer dell’ultimo periodo in National League.